Nei primi nove mesi del 2021 il valore delle esportazioni emiliano-romagnole di prodotti agricoli e alimentari verso Russia e Ucraina è stato complessivamente di 158 milioni di euro.
di Barbara Bertuzzi
Unita alla preghiera per l’Ucraina e
il suo popolo, anche Confagricoltura Emilia Romagna dice “fermate la guerra”.
«In un
momento così delicato il mondo dell’agroalimentare ha bisogno di
supporto per contrastare l’effetto devastante di questa guerra. Le aziende
agricole stanno vivendo una crisi di liquidità senza precedenti, aggravata
dalla pandemia», dichiara Marcello Bonvicini, presidente di
Confagricoltura Emilia Romagna.
Preoccupano
le incognite sull’export verso i due paesi in conflitto, l’impennata dei prezzi
dell’energia, delle commodity e dei fertilizzanti minerali; più in generale
l’interscambio commerciale è in tilt riducendo all’osso le forniture di materie
prime base per mangimi e alimenti zootecnici (mais, soia e sorgo), le scorte di
grano tenero, di olio di girasole e di colza ad uso alimentare.
L’ulteriore
allarme per l’agrifood regionale si aggiunge al danno economico già provocato
dall’embargo russo - in vigore dal 2014 e mai cessato -, su alcuni prodotti
d’eccellenza del territorio quali salumi, formaggi e frutta. Ma i timori riguardano
anche il flusso di merci in entrata dai due Paesi, per un giro d’affari
complessivamente pari a 228 milioni di euro, sempre nei primi nove mesi del
2021 (fonte Unioncamere Emilia-Romagna). In particolare, l’Ucraina è su
scala regionale tra i primi 7 paesi fornitori di prodotti agroalimentari;
occupa invece la 19° posizione nella graduatoria nazionale.
Confagricoltura
Emilia Romagna evidenzia le ripercussioni sulla tenuta socio-economica di
filiere alimentari strategiche. Il presidente
nazionale di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, chiede con forza «un
piano di emergenza per il settore agroalimentare, coordinato dalla Commissione
europea, per assicurare la continuità dei cicli produttivi e garantire i
rifornimenti».
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