Oggi, giovedì 8 ottobre, alle 17.30 in via Barleda di Tignano Roma, il Cardinale Zuppi inaugura il cippo che ricorda il sacrificio di Padre Mario Ruggeri, ucciso dai tedeschi nel 1944.
Riportiamo un articolo sull'argomento di Manuela Righi e Mauro Filippini che fu pubblicato nel numero 37 della rivista Al Sas, curata dal Gruppo di Studi 10 Righe. A seguire il link al quale trovare l'intervista a due testimoni dell'accaduto.
Alla cerimonia di inaugurazione saranno disponibili alcune copie del n° 37 della rivista.
L'Articolo di Manuela e Mauro:
8 ottobre 1944: padre Mario Ruggeri viene ucciso dalle SS tedesche
La ricostruzione del tragico evento grazie ad una intervista a due testimoni sergente che riparava le armi, in genere mitra e pistole. Gino scendeva spesso in località Roma per prendere le armi da portare al sergente. Una volta successe un fatto sensazionale. Gino era davanti a un bue che portava le armi da riparare, quando all’improvviso una scheggia, provocata dall’esplosione di una granata sparata da una cannonata a 15 metri, staccò di netto la testa al bue. La povera bestia morì dissanguata. Una sera a Cà di Fortuzzi arrivò Walter Reder, ufficiale delle SS, con i suoi, su delle jeep nuove di zecca. Erano tutti ubriachi. Gino si stava scaldando vicino al fuoco. Ricorda le loro lunghe pistole lucenti e che si buttarono sul letto ubriachi. Volevano portare via la mucca che mungeva la Cesira. Allora il sergente che dormiva di sopra, scendendo ordinò: “No, la mucca la dovete lasciare, perché il latte è per noi”. Quindi Reder e i suoi se ne andarono. Gino ricorda il grande spavento, che gli durò settimane, perché sapeva 124 al sâs 37 - anno XIX - I semestre 2018 al sâs 37 - anno XIX - I semestre 2018 125 che le SS ammazzavano tutti, senza esclusione di donne e bambini. Tra gli altri tedeschi c’era della buona gente. Aiutavano a mungere, a vuotare la stalla. Era gente normale e avevano con loro anche polacchi e russi rastrellati. A forza di stare in mezzo a loro, anche Gino imparò a capire un po’ il tedesco. Ma quando arrivavano le SS, tutti, anche i tedeschi normali, si mettevano sull’attenti. Durante i rastrellamenti i tedeschi catturavano gli uomini buoni per “lavorare” in Germania e i civili che avevano aiutato i partigiani. Presero anche un fratello di Silvana, che era carabiniere in servizio in una caserma di Ferrara. Una mattina portarono tutti i carabinieri in Germania. Prendevano tutti gli uomini senza esclusioni e poi, quelli che non andavano bene, venivano ammazzati. Li facevano lavorare tanto e mangiare poco. Il fratello di Silvana quando ritornò a casa, era un filo. Quando rastrellarono Gino Merlotti, il servitore che aiutava la famiglia di Silvana nei lavori dei campi e che abitava vicino a Gino Boschi, presero anche uno zio di Silvana che era venuto da Bologna per prendere della roba. Furono poi tutti portati a Medelana. Un giorno Silvana e sua sorella andarono a trovare questo zio. Al ritorno incontrarono un polacco, che scendeva col biroccino per portare dei pacchi, per conto dei tedeschi, in posta giù a Pontecchio. Le invitò a saltare sul biroccino. Le due ragazze accettarono e quando furono alla Grotta di Mongardino, cominciarono le cannonate. Il cavallo per lo spavento si mollò dal biroccio e le due sorelle saltarono a terra fuggendo verso casa sotto le cannonate. Non seppero che fine fece il polacco. Successivamente lo zio venne portato insieme agli altri da Medelana giù, nella valle dell’Olivetta, in località Roma. I tedeschi li misero tutti in fila, contro un muraglione. Era notte fonda e lo zio cominciò a spostarsi lentamente e lateralmente di nascosto. Un passo alla volta si allontanò da quel muraglione, finché raggiunse la cavedagna che portava alla casa di Silvana. Bussò alla porta. Dentro la casa, spaventati per l’ora tarda, pensavano: “Saranno i tedeschi?” Invece era lo zio: “Sono scappato dai tedeschi, guai se se ne accorgono …”. Allora la mamma disse: “Tu non puoi rimanere da noi. Se arrivano qui ci ammazzano tutti. Ti accompagno subito su a Monte Capra, da dove ti dovrai arrangiare per scendere in città”. In casa c’erano anche degli sfollati, con dei bambini, che dormivamo tutti per terra ovunque. Lo zio riuscì a superare la montagna di Monte Capra e arrivare a Bologna. I tedeschi lo cercarono: “Dove è andato Pederzini? Manca Pederzini”. Chiesero ai suoi compagni se sapessero dov’era, ma essi tacquero sui parenti che aveva in zona e non fecero la spia. Così la famiglia di Silvana superò anche quel guaio. L’uccisione di Padre Mario Ruggeri Un giorno, era l’8 ottobre 1944, tra le ore undici e mezza e dodici e mezza, il piccolo Gino vide arrivare i tedeschi Fig.1. Padre Mario Ruggeri, carmelitano, nato il 28 febbraio 1913 a San Benedetto Val di Sambro, fu barbaramente ucciso dai militari tedeschi presso Tignano (Comune di Sasso Marconi) l’8 ottobre 1944 (immagine tratta dalla fotografia posta sul cippo commemorativo descritto nell’articolo “I monumenti in memoria dei civili e dei partigiani caduti durante la guerra in comune di Sasso Marconi” pubblicato in questo numero della rivista Al Sas). Fig.2. Silvana Magnani, nata a Sasso Marconi il 20/06/1931, che nel 1944, all’età di 13 anni, risiedeva a Tignano (località Cà Nova), racconta in un’intervista rilasciata presso la Casa della Conoscenza di Casalecchio di Reno nel 2015, la storia da lei vissuta nei giorni dell’uccisione di Padre Mario Ruggeri presso Tignano (immagine tratta dal filmato dell’intervista). 126 al sâs 37 - anno XIX - I semestre 2018 al sâs 37 - anno XIX - I semestre 2018 127 subito un intervento chirurgico all’addome, per cui non poteva reggere il peso delle munizioni che gli avevano imposto di portare. Quando il comandante si accorse che rimaneva indietro, fece un segno e tum… un colpo di pistola alla testa. Il piccolo Gino lo vide là in terra, sotto la quercia (Fig.5) e gli fece pena. Scappò a casa di corsa, perché sapeva che le SS non scherzavano. Loro ti ammazzavano. Nel frattempo il gruppo era giunto a Cà Nova, dove stava la famiglia di Silvana, ragazzetta di 13 anni. I tedeschi cercavano uomini anche lì, ma uomini non ce n’erano, perché dei fratelli di Silvana, chi era via in Germania e chi era nascosto a Bologna. Fu Susanna, sorella del macellaio, a raccontare dell’uccisione del frate, in cucina, sotto gli occhi dei tedeschi. Il fatto era appena successo, a 200 metri dalla casa della famiglia di Silvana, in un loro campo. Gli avevano sparato, disse, perché non riusciva più a portare la valigia delle munizioni. Allora, appena possibile, Silvana e la madre si precipitarono di nascosto sul luogo a vedere. Quando appurarono quello che era successo, la madre decise di andare a chiedere al falegname di fare una bara, una cassa con 4 assi, una cosa semplice, da tempo di guerra. Quindi con alcuni rastrellati. C’era un giovane frate con loro, padre Mario Ruggeri. Era stato preso a Copello della parrocchia di Scopeto, nella casa del fratello presso cui stava. Era una famiglia di contadini. Erano passati da Cremonini in via Olivetta, in località Roma, dove, davanti alla bottega del macellaio, avevano prelevato anche la sua giovane sorella Susanna. Era la sola donna del gruppo dei rastrellati. Poi passarono da Tripoli, presso l’abitazione di Gino, quindi salirono lungo Rio Torbo (Rio Torbido) e si diressero verso la Ca’ Nova. Gino li aveva seguiti da lontano, incuriosito dalla presenza di una bella ragazza quale era Susanna. Impaurito, nascosto nel bosco di Ca’ di Ciû (Cà Nova Prati), guardava la colonna salire. Davanti c’erano alcuni tedeschi: il sergente con la divisa oliva e altri tre che avevano la divisa verde normale. Seguivano altre persone (Fig.4). Susanna era davanti, seguita da altre cinque o sei persone e l’ultimo era il frate, che doveva portare una pesante valigia e anche un sacchetto di uova sode che aveva preso da casa. Aveva Fig.4. La colonna dei rastrellati con le SS. Da una foto di scena del film “L’uomo che verrà” (foto Cosimo Fiore). Fig.3. Gino Boschi, nato a Monte San Pietro il 26/02/1933, che nel 1944, all’età di 11 anni, risiedeva a Tignano (via Olivetta, località Tripoli), descrive in un’intervista rilasciata presso la Casa della Conoscenza di Casalecchio di Reno nel 2015, gli episodi da lui vissuti in occasione dell’uccisione di Padre Mario Ruggeri presso Tignano (immagine tratta dal filmato dell’intervista). 128 al sâs 37 - anno XIX - I semestre 2018 al sâs 37 - anno XIX - I semestre 2018 129 andò a cercare un vecchietto, che, in quanto anziano, era libero da impegni di lavoro e gli chiese aiuto per trasportare la cassa al cimitero. Caricarono la cassa su un biroccio da contadino, trainato da due mucche e, dopo aver avvisato il becchino – a cui era permesso circolare – la portarono al cimitero di Tignano (oggi in disuso) dove avvenne la sepoltura. I rastrellamenti Quando avveniva il rastrellamento, i tedeschi perquisivano le case e salivano di sopra nelle camere per cercare uomini. C’erano anche i guastatori con il martello e un altro attrezzo e battevano contro i muri per vedere se c’era qualcosa nascosto. I familiari di Silvana avevano nascosto il prosciutto proprio dietro la porta della cantina. Loro lo afferrarono e Silvana cercò di trattenerlo: tira di qua e tira di là, l’ebbero vinta loro. Ma con i tedeschi erano stati anche bene. A casa di Silvana, per un certo periodo, avevano dato alloggio a sette tedeschi con 14 cavalli. La casa era abbastanza grande, per cui gli avevano dato due camere, nelle quali loro facevano le loro cose; poi ogni tanto si ubriacavano. Ce n’era uno che teneva l’ordine e un altro che la sera si metteva vicino al focolare accanto a Silvana e a sua mamma e diceva “Io tornerò in Italia a trovarvi, alla fine della guerra, a trovare mammà” (così chiamava la mamma). Si erano affezionati perché erano dei bravi ragazzi. Una volta che Silvana vide altri tedeschi portar via le sue galline, chiamò quelli che abitavano nella casa, così uno saltò fuori e i ladri scapparono, lasciando le galline al loro posto. Solo quando se ne andarono per raggiungere il fronte portarono con sé un po’ di roba, dei panni per coprirsi. Dopo la loro partenza arrivarono le SS e la musica cambiò. Nel corso di un rastrellamento perquisirono tutte le sei camere, eccetto quella dove stava dormendo il fratello di Silvana. E anche quando ritornarono per verificare se avevano controllato bene, non guardarono mai in quella camera. Il fratello si salvò e scappò a Bologna. Silvana e la mamma a piedi con il “bazel” (2), gli portavano da mangiare da Tignano fino a Bologna. Lui stava presso una zia, utilizzando la camera lasciata libera da un’altra zia che era andata nelle suore. Bologna allora (inverno 1944) era già “città bianca” (Sperrzone) (3), dopo che erano cessati i bombardamenti. C’era la tessera per acquistare i viveri solo per quelli che vi abitavano, ma non per quelli che vi si rifugiavano. “I rastrellamenti lassù a Tignano erano frequenti. Quando presero la Susanna avevano trovato poca gente perché era già stato fatto un passaggio precedente dove ne avevano trovati molti”. Li misero tutti in fila con il mitra puntato. Uno di loro, che conosceva Silvana, chiese ai tedeschi il permesso di chiamarla per consegnarle tutto l’oro che aveva addosso, affinché lo portasse a sua moglie. Alla fine della giornata Silvana portò l’oro alla moglie, ma poi non seppe mai che fine fece quell’uomo. Fig.5. La quercia, in loc. Cà Nova di Tignano, sotto la quale fu ucciso Padre Mario Ruggeri (foto di Mauro Filippini). 130 al sâs 37 - anno XIX - I semestre 2018 Ringraziamenti Si ringraziano i signori: - Silvana Magnani e Gino Boschi per le loro fondamentali testimonianze sui fatti qui raccontati - Bruno Cevenini, per avere segnalato l’intervista e per aver fornito i contatti presso la Casa della Conoscenza di Casalecchio di Reno; - Nicola Longhi e Davide Montanari (recentemente scomparso), della Casa della Conoscenza di Casalecchio di Reno, per aver messo a disposizione la videoregistrazione originale dell’intervista.
Il link con un estratto dell’intervista:

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