In
montagna il postino non solo non
suonerà due volte,
suonerà, se va bene, un giorno si e uno no.
Lo si ricava da un comunicato dell’Unione dell’Appennino bolognese, che ha approvato un ordine del giorno con cui invita Poste Italiane a rivedere il piano di consegna della posta a giorni alterni, nel quale si legge:
Nei prossimi mesi il postino nei comuni dell’Appennino bolognese arriverà un giorno sì e un giorno no, come previsto dal piano di tagli dei servizi previsto da Poste Italiane concordato nel 2015 con il Governo e l’AgCom. La riduzione non riguarda a dire il vero solo i comuni della montagna, se si considera che dovrebbero essere circa 5200 i comuni toccati da questo piano. Però di sicuro i suoi effetti si faranno sentire maggiormente proprio in quelle zone periferiche come le aree montane già caratterizzate da maggiori difficoltà di mobilità e presenza ridotta di servizi pubblici e privati.
Secondo
il piano di Poste Italiane la corrispondenza verrà consegnata a
giorni alterni, il lunedì, mercoledì e venerdì della prima
settimana, il martedì e il giovedì della seconda. Questo comporta
inevitabilmente la revisione degli obiettivi di consegna della posta
prioritaria, che per il recapito passa da un giorno a due (J+1 per
usare il lessico di Poste) ma anche della posta ordinaria,
raccomandata, assicurata e pacco ordinario nazionale che saranno
consegnati secondo il nuovo obiettivo di recapito J+4 (4 giorni
lavorativi oltre quello di accettazione). Le conseguenze sono
evidenti: oltre alla posta ordinaria e prioritaria, infatti, ci
potrebbe essere un effetto anche sull’abbonamento
ai quotidiani per cittadini ed esercizi pubblici che magari si
trovano in frazioni prive di edicola.
Una situazione denunciata anche dalla Fieg, Federazione Italiana
degli Editori di Giornali, che ha aperto una trattativa con Poste
Italiane e AgCom.
Se
Poste Italiane giustifica il piano con la necessità di assicurare la
sostenibilità economica all’azienda, vista la riduzione dei
trasferimenti statali e la diminuzione dei ricavi postali a causa
della sostituzione della posta cartacea con la comunicazione
digitale, molti amministratori ricordano però che la normativa
europea preveda che il servizio universale possa essere limitato in
condizioni geografiche “eccezionali”, ma pare difficile
giustificarlo per oltre 5000 comuni. In Toscana si sono avviati una
serie di confronti tra l’Anci e le Poste per monitorare i primi
risultati di questa novità che per la verità non sembrano
esaltanti, mentre anche sul fronte sindacale c’è una certa
preoccupazione per la riduzione dei posti che questa riorganizzazione
potrà comportare e per il rischio di peggioramento delle condizioni
lavorative di chi rimarrà in servizio. Non
da ultimo, va ricordato che una ordinanza del TAR Lazio del 29 aprile
2016 ha rimandato la questione alla Corte di Giustizia Europea,
riconoscendo
quindi in parte le ragioni dei 41 comuni piemontesi che avevano
interpellato il tribunale.
Scongiurato
invece per il momento l’altro piano di tagli, quello che concerne
la riduzione degli sportelli postali nelle frazioni minori, sportelli
che invece Uncem, (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani)
propone di potenziare trasformandoli in sportelli “smart” cioè
multi-servizi, dove oltre alla distribuzione postale si gestiscano
nuovi servizi come quelli legate all’Agenda digitale.
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