giovedì 9 giugno 2016

Appennino: Quotidiano in buchetta addio? Si prospetta la consegna postale a giorni alterni.


In montagna il postino non solo non suonerà due volte, suonerà, se va bene, un giorno si e uno no.

Lo si ricava da un comunicato dell’Unione dell’Appennino bolognese, che ha approvato un ordine del giorno con cui invita Poste Italiane a rivedere il piano di consegna della posta a giorni alterni, nel quale si legge:



Nei prossimi mesi il postino nei comuni dell’Appennino bolognese arriverà un giorno sì e un giorno no, come previsto dal piano di tagli dei servizi previsto da Poste Italiane concordato nel 2015 con il Governo e l’AgCom. La riduzione non riguarda a dire il vero solo i comuni della montagna, se si considera che dovrebbero essere circa 5200 i comuni toccati da questo piano. Però di sicuro i suoi effetti si faranno sentire maggiormente proprio in quelle zone periferiche come le aree montane già caratterizzate da maggiori difficoltà di mobilità e presenza ridotta di servizi pubblici e privati.

Secondo il piano di Poste Italiane la corrispondenza verrà consegnata a giorni alterni, il lunedì, mercoledì e venerdì della prima settimana, il martedì e il giovedì della seconda. Questo comporta inevitabilmente la revisione degli obiettivi di consegna della posta prioritaria, che per il recapito passa da un giorno a due (J+1 per usare il lessico di Poste) ma anche della posta ordinaria, raccomandata, assicurata e pacco ordinario nazionale che saranno consegnati secondo il nuovo obiettivo di recapito J+4 (4 giorni lavorativi oltre quello di accettazione). Le conseguenze sono evidenti: oltre alla posta ordinaria e prioritaria, infatti, ci potrebbe essere un effetto anche sull’abbonamento ai quotidiani per cittadini ed esercizi pubblici che magari si trovano in frazioni prive di edicola. Una situazione denunciata anche dalla Fieg, Federazione Italiana degli Editori di Giornali, che ha aperto una trattativa con Poste Italiane e AgCom.

Se Poste Italiane giustifica il piano con la necessità di assicurare la sostenibilità economica all’azienda, vista la riduzione dei trasferimenti statali e la diminuzione dei ricavi postali a causa della sostituzione della posta cartacea con la comunicazione digitale, molti amministratori ricordano però che la normativa europea preveda che il servizio universale possa essere limitato in condizioni geografiche “eccezionali”, ma pare difficile giustificarlo per oltre 5000 comuni. In Toscana si sono avviati una serie di confronti tra l’Anci e le Poste per monitorare i primi risultati di questa novità che per la verità non sembrano esaltanti, mentre anche sul fronte sindacale c’è una certa preoccupazione per la riduzione dei posti che questa riorganizzazione potrà comportare e per il rischio di peggioramento delle condizioni lavorative di chi rimarrà in servizio. Non da ultimo, va ricordato che una ordinanza del TAR Lazio del 29 aprile 2016 ha rimandato la questione alla Corte di Giustizia Europea, riconoscendo quindi in parte le ragioni dei 41 comuni piemontesi che avevano interpellato il tribunale.

Scongiurato invece per il momento l’altro piano di tagli, quello che concerne la riduzione degli sportelli postali nelle frazioni minori, sportelli che invece Uncem, (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) propone di potenziare trasformandoli in sportelli “smart” cioè multi-servizi, dove oltre alla distribuzione postale si gestiscano nuovi servizi come quelli legate all’Agenda digitale.

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