Tecnologie, formazione, supporto legale e psicologico per fare fronte alle aggressioni fisiche e verbali, ancora in crescita nel 2024
L’Azienda USL di Bologna ribadisce il proprio impegno per ridurre
e contrastare le aggressioni di qualsiasi tipo verso il proprio personale, in
occasione della “Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la
violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari”, istituita
nel 2022 e che si celebra ogni anno il 12 marzo.
Nell’ambito del percorso condiviso con le organizzazioni sindacali e degli
impegni con esse concordati, l’intervento principale è atteso per il prossimo
lunedì 17 marzo quando verrà firmato in Questura un protocollo di intesa
insieme a IRCCS Policlinico S.Orsola per dare avvio al nuovo sistema di allerta
anti-aggressioni nei pronto soccorso integrato con la Centrale operativa della
Questura di Bologna.
Per quanto riguarda la tutela legale, a seguito delle modifiche legislative
recentemente introdotte, è oggi prevista la procedibilità d’ufficio nel caso di
lesioni personali ai professionisti sanitari, sia che si tratti di lesioni
lievi, sia gravi o gravissime. L’Azienda USL si impegna comunque ad una
efficace azione di sostegno a tutela del personale che, nell’esercizio delle
proprie funzioni, abbia subìto episodi di aggressione, fornendo supporto
legale, sia nella fase di segnalazione dell’evento, sia costituendosi essa
stessa in giudizio a tutela delle ragioni di interesse pubblico di cui
l’operatore aggredito e danneggiato è parte integrante.
Ai dipendenti vittime di aggressioni l’Azienda USL prevede anche l’offerta di
supporto e affiancamento psicologico, grazie a un gruppo di lavoro dedicato
all’interno del Board aziendale per il benessere organizzativo, già presente e
recentemente riorganizzato.
Nel 2024 è proseguita la formazione obbligatoria dei lavoratori sul tema,
arricchita e articolata in 4 livelli di preparazione, che ha coinvolto 466
operatori. Tra questi, 140 dipendenti dei servizi di Emergenza Urgenza, Salute
Mentale, Continuità Assistenziale e CAU hanno partecipato a corsi di
apprendimento di abilità tecniche di autodifesa che comprendono come evitare i
colpi, come divincolarsi dalle prese e come proteggere gli altri pazienti.
Inoltre, 33 operatori hanno svolto il corso per acquisire competenze specifiche
nel lavorare in team in caso di aggressione e 5 operatori hanno sviluppato
capacità per diventare a loro volta formatori nei confronti dei propri
colleghi.
I dati sulle aggressioni nel 2024
Sulla base delle indicazioni dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli
esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie il monitoraggio degli
episodi di violenza comprende insulti e minacce anche telefonici e qualsiasi
forma di aggressione fisica, psicologica o danneggiamenti a oggetti e
attrezzature agite sul luogo di lavoro da parte di soggetti esterni, come
pazienti, familiari e utenti. che possano mettere a repentaglio la salute e la
sicurezza di un dipendente. Una stessa segnalazione può riguardare più modalità
di aggressione e più operatori coinvolti.
Delle 474 segnalazioni pervenute nel 2024, 432 sono state di tipo verbale, 105
di tipo fisico e 55 contro la proprietà (danneggiamento di oggetti, arredi,
attrezzature). Nel 2023 erano state registrate 351 segnalazioni, di cui 321
verbali, 75 fisiche e 29 contro la proprietà.
Il 74% delle segnalazioni ha coinvolto operatori di genere femminile e il 23,5%
di genere maschile. Nel rimanente 2,6% non è possibile risalire al genere
perché la segnalazione riguarda più operatori o perché non è nota l’identità
del segnalante.
Per quanto riguarda l’esito delle aggressioni, nel 92,2% dei casi (437
segnalazioni) l’aggressore è stato fermato in tempo, non ha causato lesioni
oppure lesioni lievi che non hanno richiesto trattamenti. Nel 7% (33)
l’operatore aggredito ha dovuto sottoporsi a visita medica, osservazioni,
monitoraggi, approfondimenti clinico strumentali, trattamenti semplici o
complessi, mentre lo 0,4% (2 casi) ricade nella categoria che comprende l’uso
di corpi contundenti o armi, il pericolo di vita, violenza per motivi razziali
o sessuali, traumi e ferite gravi, ricovero ospedaliero, infortuni o esiti
permanenti nonché il decesso.
I professionisti coinvolti nel 62% dei casi sono stati infermieri, nel 19,8%
medici, 6,5% OSS, 2,8% dipendenti non sanitari e altre figure 8,5%. Per quanto
riguarda gli aggressori nel 66% dei casi, pari a 314 segnalazioni, è stato un
paziente, nel 31% un familiare, caregiver o conoscente, e nel 3% un estraneo
(visitatore non assistito).
Il 70% degli episodi di violenza si è verificato all’interno delle strutture
ospedaliere, corrispondente a 335 casi, mentre nel 24% dei casi, pari a 112
segnalazioni, gli episodi sono avvenuti in poliambulatori, ambulatori
territoriali, Case della Comunità e strutture residenziali. Infine, 27
segnalazioni (6%) hanno riguardato gli istituti penitenziari dove lavorano le
equipe sanitarie (Casa Circondariale Rocco D’Amato e l’Istituto Penale Minorile
Siciliani).
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