martedì 26 gennaio 2021

Gli fanno firmare un’assicurazione per avere un mutuo, ma non gli pagano l’invalidità

Un bolognese deve stipulare una polizza infortuni per avere un prestito dalla banca: ora che ricorrono le condizioni, l'istituto di credito si rifiuta anche di sottoporlo a visita


Dubbio invia la denuncia della Gazzetta di Bologna:


La banca gli fa firmare un’assicurazione a garanzia del mutuo, spacciandola come obbligatoria, ma quando ricorrono le condizioni affinché la polizza intervenga, ossia una invalidità del 90 per cento, la compagnia non intende pagare. Vittima dell’ennesimo caso di mala assicurazione un 63enne di Marzabotto, in provincia di Bologna che nel 2018 ha contratto un finanziamento per la casa con un istituto di credito dove gli hanno fatto firmare, dandola come condizione necessaria per la concessione del mutuo, una polizza protezione prestito che ne garantisce una quota, pari a 35mila euro, nel caso in cui il beneficiario non possa più onorare le rate, con particolare riferimento all’invalidità lavorativa che dovesse subentrare. 

Ed è proprio quello che purtroppo capita all’assicurato il quale, alcuni mesi dopo, nel 2019, a causa di problemi di salute, in primis dolori persistenti e opprimenti al petto, si sottopone a una serie di accertamenti specialistici presso l’ospedale maggiore di Bologna che portano alla luce una cardiomiopatia ipertrofica, con fibrillazione atriale permanente, ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, più altre patologie come la retticolite ulcerosa e la sindrome delle apnee notturne. Un quadro clinico delicato a fronte del quale la commissione medico legale dell’Inps, nel gennaio del 2020, gli riconosce una riduzione permanente della capacità lavorativa di ben il 90 per cento: quasi totale.  

A quel punto, com’è nel suo diritto, il 63enne presenta denuncia di sinistro chiedendo all’impresa con cui ha acceso l’assicurazione infortuni, l'Istituto  – la cui sede italiana, peraltro, si trova nella vicina Parma -, di beneficiare della prestazione prevista, dato che la sua percentuale di invalidità permanente è di gran lunga superiore alla franchigia prevista dal contratto della polizza assicurativa, pari al 60 per cento. Ma la compagnia si rifiuta di coprire la somma residua dei 35mila euro assicurati: l’assicurato il mutuo aveva iniziato a pagarlo già da più di un anno. 

Il danneggiato allora, attraverso la consulente legale , per essere assistito si è affidato a uno  Studio legale specializzato  nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che ha subito sollecitato il pagamento del dovuto l'Istituto di Credito , il quale però è rimasto fermo nel suo diniego, sostenendo che la percentuale di invalidità richiesta di oltre il 60 per cento per procedere alla liquidazione del danno va calcolata sulla base delle tabelle dell’Inail e non di quelle dell’Inps.  

Lo Studio legale a quel punto ha fatto notare che il fatto che i due istituti utilizzino criteri diversi non significa che un’invalidità, peraltro del 90%, vada disconosciuta automaticamente solo perché quantificata dal soggetto che non si prende come riferimento – parliamo dell’Inps, non di un ente sconosciuto -, e ha invitato l’assicurazione a far vagliare da un proprio medico legale la documentazione prodotta e a sottoporre il sessantatreenne a una visita con un fiduciario della compagnia per determinare la percentuale di invalidità.  

Ma l'Istituto  ha immotivatamente rigettato anche questa logica proposta. Di qui la decisione di procedere subito con un formale reclamo nei confronti della condotta della compagnia presso l’Ivass, l’Istituto di Vigilanza sulle Assicurazioni: nel caso in cui neanche questo servisse a far cambiare atteggiamento all’assicurazione, si dovrà procedere per le vie legali. 

 

1 commento:

Anonimo ha detto...

Assicurazioni, banche, truffatori legalizzati!