mercoledì 8 febbraio 2017

In un incontro a Porretta Terme 'Le ragioni del NO al progetto di Collegamento tra gli impianti sciistici del Corno alle Scale con Abetone e Doganaccia'.


Il Circolo LEGAMBIENTE SettaSamoggiaReno informa:


Appuntamento stasera, mercoledì 8 febbraio al Cinema Kursaal di Porretta Terme con Legambiente e CAI:
  • alle 20,30 incontro “ Nuovi impianti al Corno alle Scale ? No grazie”, interventi di Claudio Corticelli LEGAMBIENTE, Vinicio Ruggeri PRESIDENTE CAI EMILIA-ROMAGNA e Marco Tamarri;
  • alle 21 proiezione di “Peak: un mondo al limite”, docufilm di Hannes Lang;
  • a seguire dibattito.

In questi giorni si vorrebbe far passare, in nome del rilancio turistico dell’Appennino, il vecchio progetto sovra regionale datato anni ‘60 per unire le tre stazioni sciistiche di Corno alla Scale, Doganaccia e Abetone : una quarantina di milioni di euro la spesa prevista per la realizzazione delle opere, di cui 20 promessi con un finanziamento nazionale e altrettanti dalle due Regioni coinvolte, Emilia-Romagna e Toscana, con fondi destinati al rilancio dell’Appennino Tosco-Emiliano.

Regioni e Comuni non perdano tempo ed investano invece su start-up sostenibili e imprenditoria giovanile: riqualificazione e decoro urbano, agricoltura montana biologica, piccolo artigianato, piste ciclabili, ripristino sentieristica, cura dei boschi e recupero dei borghi antichi, ospitalità diffusa, servizi turistici professionali, formazione, cartellonistica.

Tre le motivazioni forti del “fronte del si”: gli accordi sulla destinazione dei fondi si possono rivedere l’erogazione dei fondi pubblici si può indirizzare verso altre destinazioni, dire che andrebbero perduti è falso. Il finanziamento di questo progetto porterebbe un vantaggio solo ai gestori degli impianti, da anni spesso inattivi anche in periodo invernale per mancanza di neve e in perdita, investendo su un tipo di turismo in flessione; l’impatto ambientale del progetto è consistente e avverrebbe in zone vincolate; quanto ai termini occupazionali, la promozione dell’occupazione in montagna e il rilancio del turismo, entrambi in crisi e ai minimi storici, affinché siano di lungo periodo vanno desinati rispetto alla vocazione e alle caratteristiche specifiche dell’Appennino, attraverso la promozione delle tipicità e della storia locale.

Siamo in pieno periodo di cambiamenti climatici : al convegno regionale su cambiamenti climatici e agricoltura il 30 gennaio è stato presentato a Bologna il nuovo Atlante climatico dell´Emilia-Romagna - edizione 2017 a cura di ARPAE; l’Atlante documenta i cambiamenti del periodo 1991-2015 confrontandoli con il trentennio precedente: le temperature medie regionali sono aumentate di 1,1 °C, mentre le precipitazioni annuali sono diminuite complessivamente di 22 mm (-2%), con notevoli cambiamenti stagionali - estati più aride e autunni più piovosi). Non sono diversi i cambiamenti climatici attesi per il prossimo trentennio (2021-2050). Appare assurdo - denuncia Legambiente, che si stia parlando di un progetto di implementazione della rete di seggiovie e funivie per sviluppare il turismo sciistico invernale.

Come già indicato in una recente nota del CAI, l’impianto sarebbe in gran parte compreso nel SIC/ZPS (Sito di Importanza Comunitaria e Zona di Protezione Speciale) Monte Cimone, Libro Aperto, Lago di Pratignano: la normativa regionale prevede "Misure Generali di Conservazione", da applicare su tutti i siti della Regione. Sono fatti salvi gli interventi di sostituzione e ammodernamento anche tecnologico degli impianti di risalita delle piste da sci esistenti necessari per la loro messa a norma rispetto alla sicurezza delle stesse che non comportino un aumento dell’impatto sul sito in relazione agli obiettivi di conservazione delle ZPS e dei SIC, che prevedano lo smantellamento degli impianti dismessi e previa valutazione di incidenza positiva.

C’è un turismo di altro tipo, quello verde, del trekking, frequentato da camminatori in ogni stagione, in inverno con le racchette da neve e da scialpinisti, e che chiede paesaggi curati e bellezza non deturpata da impianti di risalita, borghi preziosi, offerta di servizi turistici a misura d’uomo.

Con le stesse risorse si potrebbero avviare decine di start-up, cooperative di comunità o aziende giovanili incentrate su sostenibilità ed innovazione, con ricadute occupazionali di certo più promettenti.

Il progetto – sottolinea Legambiente - evidenzia ancora una volta la visione miope del turismo appenninico nella nostra regione: invece di favorire un turismo di montagna sostenibile, attento alle peculiarità locali e continuativo nell’arco dei 12 mesi, si punta a riproporre un modello che, lungi dal fare concorrenza agli impianti sciistici alpini, può solo peggiorare la già difficile situazione di spopolamento di piccole località sparse sul territorio.



4 commenti:

Francesco ha detto...

Un'alternativa sensata da appoggiare è senza dubbio l'ammodernamento delle strutture esistenti compreso un efficiente sistema per l'innevamento artificiale, dato che si citano in continuazione curiose teorie meteorologiche e dati economici relativi ai conti in rosso delle gestioni. Quindi non comprendo la posizione tenuta da Legambiente e Cai, sono socio di entrambi i sodalizi, che si arroccato dietro ad un no ideologico e poco produttivo di risorse alternative per il rilancio del comprensorio. Troverei molto più coerente la richiesta di dismissione dello stesso se si parte dalle obiezioni di antieconomicita.

Anonimo ha detto...

Ho partecipato all'incontro per ascoltare le ragioni del no, anche perchè non mi sento schierato a priori, ma vorrei capire oggettivamente i pro ed i contro.
Dopo gli interventi scontati, dato il tipo di convivio, mi ha impressionato e sorpreso l'ultimo intervento della serata fatto da un bambino dall'apparente età di 9/10 anni il quale con garbo ha chiesto la parola e con un linguaggio sorprendentemente chiaro e conciso in sintesi ha detto "sono recentemente andato a sciare al Corno ed ho visto tutto intorno strutture messe male ed in rovina, non sarebbe meglio spendere soldi per sistemare ed abbellire quello che c'è invece di fare una nuova funivia?"
i voleva la voce candida ed innocente di un bambino per convincermi.

Anonimo ha detto...

Sicuramente migliorare gli impianti esistenti è un buon punto di partenza però bisogna pensare che avere impianti buoni se non si cambia l.idea di un luogo che punta solo a un turismo invernale non andiamo lontano!! Raggiungere il Corno da Bologna implica 2 ora abbondanti di strada che più o meno sono paragonabili a quelle che ci metteremo ad arrivare a monte Baldo a Trento! Voglio dire che per avere voglia di andare al Corno e dintorni per trovare neve artificiale che non tiene alle temperature di questi anni gli impianti nuovi non sono un buon deterrente non bastano se non si va verso un idea di un luogo ritrovato che offra qualcosa in più ...come attrazioni per famiglie tipo fattorie , percorsi ludici, mappe con punti di attrazione e tutto pensato su più stagioni! Bisogna tenere conto anche della crisi economica ..lo sci è uno sport oneroso per un luogo che non ha grosse potenzialità da quel punto di vista!

Anonimo ha detto...

Ero un bambino di 11 anni quando nel 1988 i miei hanno venduto la casetta alla Doganaccia. Poche settimane fa ci sono ritornato e da allora poco è cambiato. Sebbene involuta, tuttavia la situazione non è morta per cui ho elaborato i seguenti pensieri:
1) il progetto di collegare la Doganaccia al Corno alle Scale di per se mi pare ancora un'idea interessante, se compatibile con i vincoli ambientali (ma non esageriamo per favore... le Alpi insegnano... non fare per non sbagliare non è una strada intelligente...bisogna caso mai esser certi di fare bene le cose)
2) Il comprensorio del Corno alle Scale a mio avviso è quello paesaggisticamente più bello di tutto l'Appennino (ma non penso che una seggiovia sul monte Cupolino possa deturparne il valore)
3) avere accesso a tale comprensorio dalla Toscana, da toscano, mi sembra un gran bel vantaggio che personalmente mi dirotterebbe dall'Abetone verso il Corno (e l'indotto ne gioverebbe), almeno per una parte delle frequentazioni sciistiche.
4) Se gli impianti sciistici dopo più di 30 anni sono ancora aperti alla Doganaccia ci sarà pure un qualche tornaconto economico ... Quindi se uno o più imprenditori decidono di investirci (almeno in parte) soldi e tempo forse l'1.1°C di incremento di temperatura media non li spaventa terribilmente. Ascoltiamo quello che vogliono fare...e poi prendiamo posizione... o meglio ancora aiutiamoli a fare un progetto migliore se qualcuno ne ha la possibilità... ne gioverebbe tutto il comprensorio.
5) Proporre un collegamento con il Corno non sarà certo la soluzione per i portatori di handicap ma potrebbe far passare un flusso molto maggiore di persone attraverso la montagna...(che poi questo flusso possa nascondere delle insidie ambientali ben più impattanti dell'impianto di per sé lo posso anche credere ... ma ancora una volta ... lasciare desolazione e degrado per la gioia di pochi "estremisti eletti" non mi sembra comunque molto democratico).
6) Personalmente piuttosto che non fare, vincolerei il progetto dell'impianto ad un adeguamento della viabilità e dello spazio destinato a parcheggio nelle due aree di partenza di Cutigliano e del Corno, magari promuovendo e sviluppando il trasporto pubblico per e da tali aree.
7) Riportare i bambini in montagna credo sia un progetto condivisibile da molti. Forse semplicemente puntare a progetti a misura di bambino è il progetto più intelligente che si possa sviluppare!