Farro e grani antichi dei campi dell’Appennino diventano farine integrali per i pani del forno storico. Al Mulino del Rosso di Lagaro si torna al passato per un futuro migliore
Stefano Stefanelli ( nella foto) è tornato a coltivare a tempo pieno l’azienda agricola di famiglia a Lagaro, ha recuperato le colture di grani antichi e di farro, che ottiene con una rigorosa attenzione alle prescrizioni per il biologico, ha ripristinato il mulino storico dell’azienda operando, anche in questo caso, per ottenere farina integrale e poi, per terminare in bellezza, impasta, riempie con i suoi pani il forno storico e al termine, nel rispetto della tradizione contadina, con la pala traccia una croce sulla pietra alta dell’arco della bocca del forno.
Terminato il tempo di cottura sforna il pane e gode con i fortunati presenti il profumo rassicurante del pane cotto. Con lui il figlio Samuele che collabora con vera passione nella evidente consapevolezza che la lezione che il padre gli impartisce è appassionante e affascinante.
Il recupero delle attrezzature storiche ha
partecipato il maestro falegname Tiziano Neri di Rioveggio ( nella foto osserva il suo lavoro). Le parti in legno
dell’impiantistica che nel tempo e con il disuso si erano ammalorate, grazie
alla capacità di Tiziano sono tornate alla piena funzionalità, in particolare
Tiziano ha rimesso in funzione il setaccio in liste di legno che seleziona le
farine, separandole in base agli spessori.
Le macine sono due e la principale funziona con la
forza motrice dell’acqua del fiume Setta.
La vendita dei prodotti del forno avviene direttamente al mulino su prenotazione a una clientela
affezionata che si reca allo spaccio al lunedì o al giovedì (chi vuole verificare o ordinare tel. 320 28
22 929 ; 320 66 89 461)
Visitando il Mulino di Stefanelli non si capisce se
si fa un tuffo nel passato o un salto nel futuro.
Tiziano mostra un pane appena sfornato |
“ La mia famiglia gestisce il forno da cinque generazioni. Oltre ai grani e al farro, maciniamo anche castagne essiccate e lavoriamo il riso. In passato il mulino ha macinato anche sassi per ottenere ghiaia e si produceva inoltre calce,” racconta Stefano.
Il mugnaio è soddisfatto dei suoi risultati,
ma non manca anche di lamentare gli incomprensibili intralci burocratici che ha
dovuto affrontare; teme di trovarne ancora e mormora: “Basterebbe che non ci
mettessero i bastoni tra le ruote. Non chiediamo niente. Vogliamo solo lavorare”.
Fra gli entusiasti del Molino del Rosso, il mastro
Tiziano, che racconta la nascita dell’idea: a guidarlo nell’impresa di recupero è stata, più che la dedizione al suo lavoro, l’amore
nella ricerca di tecniche di lavorazione antiche. “Questi mulini sono scrigni
pieni di ingegnosità dell’uomo e sono tanto efficaci da rappresentare il futuro,”
precisa Tiziano. “I mulini non spariranno mai e con questa tecnica e queste
farine il pane che si ottiene è una medicina”.
Alcuni dei prodotti del forno, fra cui la pizza di farro |
Nella parte alta della bocca del forno, la croce tracciata con la pala |
Samuele all'opera |
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