venerdì 18 gennaio 2013

Emergenza preti ? Gesù aiutaci Tu.



Don Dario Zanini

Emergenza preti ? Questa psicosi bisognava averla  creata 40 anni fa”.  

Esordisce così Don Dario Zanini, parroco di Sasso Marconi, all’invito di parlare della situazione ‘parroci’ in Appennino. “Non ci sono preti e si gioca ai ‘quattro cantoni’ . I vuoti che si creano si riempiono in base alla importanza delle parrocchie e intanto le altre rimangono senza prete. D'altronde  preti non ce n’è. Le parrocchie senza una presenza stabile del sacerdote , piano piano si spengono venendo così a mancare , non solo un punto di riferimento religioso, ma anche civile. Si rompe il tessuto sociale. Non va dimenticato che la parrocchia è stata, in molte realtà montane, l’ultimo baluardo organizzativo dove le comunità si riconoscevano e trovavano la loro identità. Molte realtà hanno prima perso la scuola, poi il negozio multi funzione e ora anche la parrocchia, si spegne così ogni segno di vita comunitaria. Le chiese chiudono, non hanno più il Santissimo presente, non si può più fare una visita in ambienti religiosi, è terribile. Lungo il crinale in sinistra Reno, partendo da Sasso Marconi  per trovare un sacerdote si deve salire fino a Tolè. E ‘ il deserto. Anche un servizio volante come avviene adesso, non crea comunità. Il prete arriva e se ne va quasi subito”.

Quale può  essere la soluzione?

“ La Toscana sta chiamando molti preti dall’Africa e risolve la carenza di sacerdoti  in questo modo. Paradossalmente noi mandiamo molti sacerdoti in missione e poi chiamiamo quelli di là qua. Si stravolge l’organizzazione. La diocesi di Bologna non accetta la soluzione della Toscana.  A Bologna si preferisce l’accorpamento. Una parrocchia che rimane senza parroco viene affidata a quello vicino. Ciò ha due conseguenze non piacevoli. Diminuisce il servizio e aumenta ‘il logorio’ del sacerdote”.

Quali sono le prospettive per l’Appennino bolognese sotto il profilo religioso ?

“Ho l’impressione che il problema sia di  difficile soluzione. Temo che si giunga a un atteggiamento di rassegnazione e si prenda quello che si può e che c’è. Con il passar del tempo si perde religiosità. Anche la semplice festa parrocchiale è una occasione di incontro e di riaffermazione di identità che va perso”.

Ci sono novità per la cintura appenninica?

“Le parrocchie più piccole sono in montagna e sono quelle più a rischio. La coperta è corta e quindi si tende ovviamente a trasferire i sacerdoti nelle parrocchie più grandi che non sono appunto in montagna”.

Monzuno ha perso il parroco, cosa succederà ?

Il parroco di Monzuno ha finalmente un nome e una presenza verrà assicurata. Il parroco di Gaggio Montano e stato trasferito a Bologna per prendere il posto di una comunità di preti agostiniani e non è ancora stato annunciato il sostituto.  Anche i religiosi  di Santo Stefano vanno via,  perché non hanno più nuove vocazioni. La mancanza di religiosi è elevata sia in campo femminile che maschile”.

Fra i fattori  di questa crisi vi è anche l’anticlericalismo che caratterizza alcuni ambienti  bolognesi?

“L’anticlericalismo è certamente stato un fenomeno diffuso e ha prodotto i suoi effetti con numerosi atti ostili. Da noi il prete non è più un modello esistenziale. Non c’è più nemmeno una donna che voglia ricoprire il ruolo della perpetua”.

Quando ci si accorgerà di ciò che è stato  perso, ritiene possibile una inversione di tendenza?

“Da un punto di vista di fede certamente, la chiesa l’ha fondata Gesù e la difenderà. Dobbiamo comunque , a mio avviso,  passare altre esperienze. Poi sono convinto cambierà”.

Il prete del futuro è il don Matteo televisivo ?

“Il prete del futuro dovrà stare molto tra la gente. Se non istaura un rapporto umano con i diversi componenti della comunità non istaura nemmeno quello  religioso. E’ fondamentale avere il supporto della  fiducia e della stima”.

Quali sono le novità piacevoli e spiacevoli già in cantiere per le parrocchie dell’Appennino?

“E stato celebrato un Sinodo per mettere in evidenza i problemi . Attualmente c’è un legame più forte fra i sacerdoti che trascina anche le rispettive comunità .  E’ nato inoltre il nuovo vicariato di Sasso Marconi che raggruppa le parrocchie delle basse valli del Reno e del Setta. Il  vicario è il parroco di Borgonuovo. Stiamo cercando di unificare le collaborazioni fra le varie comunità religiose assegnando alle singole  parrocchie il compito di affrontare problemi comuni . Gli impegni organizzativi verranno assegnati ad una parrocchia per l’utilità generale, per superare così un campanilismo abbastanza diffuso. Per esempio i corsi di preparazione  al matrimonio per i fidanzati si terranno nelle  varie  parrocchie con il metodo itinerante e così anche la preparazione alla cresima per adulti e le stazioni quaresimali”.

Il futuro apre quindi un nuovo panorama religioso. Si vedrà come si riuscirà a trovare l’assetto.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Don Dario Zanini più lo si conosce e più lo li apprezza.

Anonimo ha detto...

Un'analisi pienamente condivisibile!

antonio lavini ha detto...

Ha ragionr Don Dario quando afferma che del problema bisognava cominciare ad occuparsene tanto tempo fa.
Ora trovo molto improbabile che la gioventù sia toccata dalla Vocazione quando anche la Fede vaccilla.
L'ex sindaco di Sasso diceva semplicemente "la gente glila data su" parlava di impegno sociale ma poteva benissimo parlare di morale, di responsabilità ed anche di Fede.
Sono impotente davanti a questo dramma e prego affinchè lo Spirito Santo scenda sui popoli e li renda saggi ed umili ad immagine del nostro SIGNORE GESU CRISTO.

Anonimo ha detto...

La curia bolognese è strana. Troppi porporati e monsignori attaccati allo scranno di Pietro.
Molto meno sono gli ecclesiastici atti alla carità e al servizio del popolo di Dio
Sarebbe ora che la burocrazia ecclesiastica si convertisse nell'anno x la fede e provasse a sporcarsi le mani col quotidiano nelle zone di frontiera.

un fedele