E’ stato
presentato in Comune di San Lazzaro di Savena, il ritrovamento di
un cranio
umano risalente all'Età del Rame,avvenuto nella Grotta Marcel Loubens di San
Lazzaro di Savena, tra i più antichi mai rinvenuti nell’area bolognese.
Il cranio
umano, datato tra il 3.300 e il 3.600 a.C. e probabilmente di sesso femminile, recuperato
in un camino carsico con strapiombo di 11 metri d’altezza, costituisce
uno dei più
antichi resti antropici dell'area bolognese e si inserisce nel complesso quadro
paleodemografico al cui centro si pone il sito preistorico della Grotta del
Farneto ed il vicino sepolcreto eneolitico del Sottoroccia.
“Vedere le immagini
del recupero di questo importantissimo reperto – ha detto
il sindaco
di San Lazzaro Isabella Conti, in apertura della presentazione -, è la più
grande testimonianza della passione e della tradizione che da Fantini a Orsoni
ha segnato la nostra terra. Come istituzioni dobbiamo fare il possibile per
diffondere questo amore
per il
territorio, la conoscenza e la scoperta, soprattutto tra i più giovani. Siamo
onorati di aver potuto prendere parte a questo momento importantissimo, per il
quale ringraziamo il Gruppo Speleologico Bolognese, la Soprintendenza, l’Ente
Parco dei Gessi e tutte le realtà e le persone che hanno reso possibile questa
scoperta”.
La nuova Soprintendente
Cristina Ambrosini, alla sua prima uscita ufficiale ha sottolineato
“l’importanza di questa scoperta, non solo dal punto di vista scientifico, ma
anche per l’intera comunità. L’evento straordinario è la testimonianza di ciò
che come enti siamo chiamati a fare, ovvero la salvaguardia del patrimonio
culturale, anche grazie alla conoscenza, la passione e la competenza di tante
persone e realtà che
hanno al
loro centro l’amore per il paesaggio, sia ambientale che culturale e storico”.
Un
paesaggio, il Parco dei Gessi Bolognesi, che “sta lavorando per arrivare alla
candidatura come patrimonio dell’Unesco”, come ha spiegato il presidente
dell’Ente Parchi Sandro Ceccoli: “Questo ritrovamento testimonia l’enorme
ricchezza del nostro parco, anche nel sottosuolo. Si tratta di un luogo unico
che ogni giorno cerchiamo di comunicare e far scoprire a tutto il mondo, a
partire dalla stessa comunità locale e dai
più giovani”.
A illustrare
le suggestive fasi della scoperta, del recupero e del valore
scientifico-culturale del reperto, sono state Monica Miari (archeologa) della
Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio di Bologna eMaria Giovanna
Belcastro
(antropologa)
del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali
dell’Università
di Bologna, accompagnate da Nevio Preti, segretario generale G.S.B.-U.S.B.
“Da diversi
anni facciamo esplorazioni nell’area dei Gessi Bolognesi – ha spiegato
Nevio Preti-.
La scoperta è stata emozionante, nonostante le molte difficoltà del recupero.
Abbiamo infatti a che fare con una grotta molto stretta, nella dolina
dell’Inferno, con un camino complesso, tanto che il recupero del cranio ha
richiesto
ben 11 ore di lavoro. Ma vedere emergere dalla grotta questo reperto
straordinario dopo 5mila anni, alle 10 di sera, tra il buio e le lucciole, è
stata un’emozione indescrivibile”.
1 commento:
Anche un "sedicente" elmetto Romano desto' clamore l'anno scorso..con tanto di riferimenti storici, riscontri e prese di posizione. Che non sia anche stavolta un pezzo dell'allegro chirurgo, famigerato gioco da tavolo d'infanzia..
Posta un commento