Il
consigliere regionale PierGiovanni Alleva ( nella foto) raccoglie il guanto di sfida
lanciato da chi si vuol confrontare sul 'problema Stampi Group' di
Monghidoro. L'azienda ha cessato l'attività e ha licenziato tutti i dipendenti.
“Sono
naturalmente più che disponibile ad un incontro con i sindacati,
come richiesto dal segretario Fiom Papignani in merito alla vicenda
Stampi Group sulla quale mi preme avanzare qualche riflessione”,
scrive Alleva. “La vicenda drammatica dei lavoratori
dell'azienda di Monghidoro e l'impossibilità di accedere alla cassa
integrazione è davvero esemplare della involuzione del nostro
sistema di ammortizzatori sociali voluta dal Jobs act sulla scia
della legislazione Fornero. Infatti nel sistema di ammortizzatori
sociali vigenti nell'epoca pre montiana la cig straordinaria non
serviva soltanto a riorganizzazioni e ristrutturazioni produttive da
parte della medesima proprietà, ma anche a favorire e consentire un
avvicendamento imprenditoriale quando il vecchio imprenditore era
divenuto per varie ragioni o insolvente o deciso a non continuare e
si affacciava la possibilità di un nuovo gestore. Da questo punto di
vista il fatto che l'attività aziendale fosse cessata o meno era
relativo. Si trattava di una visuale tutt' altro che
assistenzialistica ma realistica perché le aziende normalmente non
muoiono ma cambiano o possono passare di mano e allora è socialmente
importante che nel frattempo i lavoratori non si disperdano ma,
ricevendo un reddito, restino uniti nell'attesa e che i territori non
si desertifichino ulteriormente come sta accadendo sul nostro
Appenino. A questa visuale realistica ma anche solidaristica si è
opposta quella neoliberista ma soprattutto classista voluta dalla
Commissione Europea e puntualmente e zelantemente applicata prima dal
governo Monti e poi soprattutto dal governo Renzi che vuole i
lavoratori immediatamente in strada non appena vi sia la cessazione
aziendale in modo che essi si disperdano e che il passaggio di mano
dell'azienda, se ci sarà, avvenga a condizioni di rapina e fuori dal
controllo sociale e degli enti locali. In altre parole, fino a che il
rapporto di lavoro è giuridicamente in essere e i lavoratori sono
uniti in lotta per la realizzazione di una prospettiva di rilancio, i
lavoratori stessi costituiscono una forza e un problema politico
laddove i disoccupati, ancorché ricevano una indennità di
disoccupazione dello stesso importo della cig, sono invece lavoratori
che soffrono da soli e che non contano più nulla dal punto di vista
organizzativo e politico Quello che vuole la Commissione Europea e la
destra renziana è proprio questo: indebolire, ricattare e isolare i
lavoratori e ciò può avvenire (e sta avvenendo) sia sul piano
individuale con la liberalizzazione dei licenziamenti e l'abrogazione
dell'articolo 18 sia - adesso lo stiamo verificando - sul piano
collettivo con l'abbandono o quasi degli ammortizzatori sociali
conservativi in favore dei cosiddetti risarcitori come la Naspi.
Quindi
se fosse ancora in piedi la legislazione del lavoro ispirata a
principi di giustizia ed uguaglianza il problema dei lavoratori che
adesso devono essere per forza licenziati in tutta fretta per poter
almeno accedere alla Naspi non si sarebbe verificato. I mandanti di
questo scempio sociale hanno nomi e cognomi che ricorderemo alle
opportune scadenze elettorali per poterli finalmente mandare a casa
come meritano”.
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