sabato 1 aprile 2017

A proposito della Stampi Group.

Il consigliere regionale PierGiovanni Alleva ( nella foto) raccoglie il guanto di sfida lanciato da chi si vuol confrontare sul 'problema Stampi Group' di Monghidoro. L'azienda ha cessato l'attività e ha licenziato tutti i dipendenti.
 
“Sono naturalmente più che disponibile ad un incontro con i sindacati, come richiesto dal segretario Fiom Papignani in merito alla vicenda Stampi Group sulla quale mi preme avanzare qualche riflessione”, scrive Alleva. “La vicenda drammatica dei lavoratori dell'azienda di Monghidoro e l'impossibilità di accedere alla cassa integrazione è davvero esemplare della involuzione del nostro sistema di ammortizzatori sociali voluta dal Jobs act sulla scia della legislazione Fornero. Infatti nel sistema di ammortizzatori sociali vigenti nell'epoca pre montiana la cig straordinaria non serviva soltanto a riorganizzazioni e ristrutturazioni produttive da parte della medesima proprietà, ma anche a favorire e consentire un avvicendamento imprenditoriale quando il vecchio imprenditore era divenuto per varie ragioni o insolvente o deciso a non continuare e si affacciava la possibilità di un nuovo gestore. Da questo punto di vista il fatto che l'attività aziendale fosse cessata o meno era relativo. Si trattava di una visuale tutt' altro che assistenzialistica ma realistica perché le aziende normalmente non muoiono ma cambiano o possono passare di mano e allora è socialmente importante che nel frattempo i lavoratori non si disperdano ma, ricevendo un reddito, restino uniti nell'attesa e che i territori non si desertifichino ulteriormente come sta accadendo sul nostro Appenino. A questa visuale realistica ma anche solidaristica si è opposta quella neoliberista ma soprattutto classista voluta dalla Commissione Europea e puntualmente e zelantemente applicata prima dal governo Monti e poi soprattutto dal governo Renzi che vuole i lavoratori immediatamente in strada non appena vi sia la cessazione aziendale in modo che essi si disperdano e che il passaggio di mano dell'azienda, se ci sarà, avvenga a condizioni di rapina e fuori dal controllo sociale e degli enti locali. In altre parole, fino a che il rapporto di lavoro è giuridicamente in essere e i lavoratori sono uniti in lotta per la realizzazione di una prospettiva di rilancio, i lavoratori stessi costituiscono una forza e un problema politico laddove i disoccupati, ancorché ricevano una indennità di disoccupazione dello stesso importo della cig, sono invece lavoratori che soffrono da soli e che non contano più nulla dal punto di vista organizzativo e politico Quello che vuole la Commissione Europea e la destra renziana è proprio questo: indebolire, ricattare e isolare i lavoratori e ciò può avvenire (e sta avvenendo) sia sul piano individuale con la liberalizzazione dei licenziamenti e l'abrogazione dell'articolo 18 sia - adesso lo stiamo verificando - sul piano  collettivo con l'abbandono o quasi degli ammortizzatori sociali conservativi in favore dei cosiddetti risarcitori come la Naspi. 


Quindi se fosse ancora in piedi la legislazione del lavoro ispirata a principi di giustizia ed uguaglianza il problema dei lavoratori che adesso devono essere per forza licenziati in tutta fretta per poter almeno accedere alla Naspi non si sarebbe verificato. I mandanti di questo scempio sociale hanno nomi e cognomi che ricorderemo alle opportune scadenze elettorali per poterli finalmente mandare a casa come meritano”.








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