Un
lettore segnala per la pubblicazione, questo articolo del Corriere
di Bologna
Nella foto il
luogo dell’incidente e l’arrivo dei soccorritori
I
suoi due cani abbaiano non appena qualcuno si avvicina al cancello
d’ingresso. Tra le villette su una collina dell’Appennino
vicino a Marzabotto c’è
anche la casa in cui Mattia Sammartino è agli arresti domiciliari
con l’accusa di omicidio stradale,
per aver provocato la morte della 29enne Maria Laura Di Benedetto
dopo un incidente stradale in tangenziale. Per lui il tasso
alcolemico è risultato superiore cinque volte rispetto al limite.
IL
DOLORE - Al suono del campanello in modo composto e provato
risponde la nonna, con un filo di voce, e subito dopo si affaccia
lui, Mattia, molto provato e agitato. Cerca di spiegare velocemente
cos’è accaduto venerdì sera. Ma sa che non può farlo,
interviene il papà, quasi a difenderlo da quello che potrebbe
dire. «Quello che è accaduto verrà valutato dalle autorità
competenti», taglia corto e lo rimanda in casa. Poi si avvicina
all’ingresso, con il volto amareggiato che chiede comprensione in
modo educato: «Siamo disperati e in questo momento gli unici
pensieri sono per la famiglia della ragazza. Se solo si potesse far
qualcosa. Ma le scuse sarebbero inutili, sarebbe troppo poco.
Perdere un familiare è qualcosa di così tremendo che non esistono
scuse».
IL
RACCONTO - Quello che è successo Antonio lo ha saputo
all’alba. Ancora non riesce a ricostruire con suo figlio cosa sia
accaduto al chilometro 20 della tangenziale in direzione
Casalecchio, all’uscita 12: «Spiegherà tutto alle forze
dell’ordine. La giustizia deve avere il suo corso ed è giusto
che paghi se ha sbagliato». Non riesce a non pensare alla 29enne
morta sul colpo dopo essere stata travolta dall’auto nera, una
Ford Sierra, del figlio. E come un disco rotto torna sul «dramma
di quella famiglia».
LA
FAMIGLIA - «Mio figlio è a pezzi – spiega — sta vivendo
un inferno, sta male». Il 23enne di Marzabotto dopo l’incidente
si sarebbe allontanato a piedi e verso l’uscita della
tangenziale, avrebbe chiamato i carabinieri raccontando che
qualcuno poco prima gli aveva rubato l’auto. Versione non vera, e
poi ritrattata. «Continua a dirmi che le telefonate dimostreranno
che non è fuggito. Mi ha raccontato d’aver avuto paura non
appena si è reso conto di cosa fosse successo. E della gravità
dell’incidente. Ha aggiunto che si è allontanato perché in quel
momento i passanti che si sono fermati per prestare soccorso lo
avevano minacciato. In quei momenti concitati non si sa mai cosa
possa accadere». Il suo tasso alcolemico era cinque volte
superiore allo 0,5 consentito. E sembrerebbe che al ragazzo già
una volta è stata ritirata la patente per guida in stato di
ebbrezza.
IL
PRECEDENTE - Ma il papà di Mattia non vuole che si confondano
le cose: «A noi interessa quello che è successo adesso. Il
passato non ha nulla a che fare con questa storia. Poi, chi da
giovane non ha fatto qualche bravata?». E c’è un particolare,
che al momento non troverebbe conferme in campo investigativo,
sulla presenza di una terza persona all’interno della macchina.
«Gli amici si vedono nel momento del bisogno – racconta ancora
il padre Antonio – e venerdì sera mio figlio aveva bisogno, ma
mi ha raccontato che un terzo amico se ne sarebbe andato subito
dopo l’incidente». Poi, smentisce un’altra delle voci, che il
venerdì sera alle volte in tangenziale ci si prepari per corse
clandestine: «Mio figlio era a Bologna per un’uscita come tante.
Non scherziamo, se sapessi una cosa del genere gli darei dei calci
nel sedere».
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