venerdì 23 giugno 2023

Ora basta infierire ancora sull'Appennino, ci si sta scagliando contro un ferito ormai allo stremo

 


“Meglio abbandonare la montagna, andiamo tutti a Bologna che hanno un sacco di posto. Basta fango, basta acqua, chiudiamo i Comuni, licenziamo i dipendenti pubblici inutili, lasciamo i monti agli orsi, ai lupi, ai cinghiali, ci arrendiamo. La Regione ha vinto, andiamo via, abbiamo perso”. Il commento disperato e disilluso di un residente dell’Appennino è stato postato come commento a uno dei tanti pezzi che riportavano una delle tante promesse tradite a favore del recupero delle aree montane.

E i gridi d’allarme sono ormai diversi a iniziare da quello dell’approvazione del CTU,  la nuova pianificazione territoriale della Città metropolitana che prevede l’immobilismo in Appennino con regolamenti soffocanti e possibilità solamente in città e in pianura, fino agli innumerevoli trasferimenti dei servizi in barba alle promesse degli amministratori centrali, e infine alla recente denuncia del consigliere regionale Marco Mastacchi in un confronto amministrativo sulla viabilità: “C’è una corrente di pensiero che vede nell’abbandono dell’Appennino un processo utile e si opera in tale direzione,” come che il progetto amministrativo in atto fosse quello di  rendere difficile la vita ai residenti, negando una viabilità sufficiente,  per mandare un chiaro invito all’abbandono.

A questi gridi dall’allarme si aggiunge quello di ieri del Comitato per la Ferrovia Porrettana  che, di fronte all’ennesimo disservizio con la soppressione di una corsa, quella degli studenti che si recavano a Bologna per l’esame di maturità, con rischio di dover saltare la prima prova scritta, ha fatto l’ennesimo elenco dei disservizi nella funzionalità della strada ferrata, quasi fosse ormai la normalità. “Qui il disservizio è di casa ed è ormai  da accettare come fatto normale e inevitabile”. E anche in questo caso, se la certezza dei servizi è negata, e forse volutamente determinata, l’abbandono diventa un’opzione valutata e forse applicata e certamente un elemento scoraggiante per gli attesi, sbandierati e persino finanziati ( così si dice) nuovi recuperi residenziali in Appennino.

Veniamo comunque al bollettino dei disservizi del Comitato Ferrovia Porrettana: 


Sabato 27 maggio ritardi di circa 20 minuti su alcuni treni pendolari del mattino causa guasto Boa RFI. Giovedì 1° giugno ritardi di circa 31 minuti al treno 17743 delle 9:04 da Bologna causa guasto Boa RFI. Venerdì 9 giugno ritardi di circa 30 minuti su alcuni treni per guasto al passaggio a livello RFI di Vergato. Lunedì 12 giugno nel primo mattino cancellati da Riola a Porretta i treni pendolari 17731 delle 5:52 da Bo e 17740 delle 7:18 da Porretta causa guasto passaggio livello RFI di Riola. In tarda mattinata ulteriori ritardi di oltre 30 minuti su alcuni treni per guasto impianti RFI a Marzabotto.

Lunedì 19 giugno disastroso: tutti i treni del pomeriggio, carichi di pendolari stanchi dopo una giornata di lavoro, hanno viaggiato con ritardi da 20 a 40 minuti a causa di un guasto degli impianti RFI a Santa Viola sovraffollati a causa della cancellazione di alcuni treni di punta. Pendolari nel caos più totale a bordo di treni che non partivano o rimanevano lunghi minuti fermi sulla linea senza spiegazioni fino alla tarda serata. Martedì 20 giugno cancellato il treno 17787 delle 19:37 per un problema al personale viaggiante.

Mercoledì 21 giugno cancellato il treno 11734 delle 06:08 da Porretta che, oltre ai consueti lavoratori pendolari, doveva trasportare gli studenti alla prima prova per la maturità. Il treno successivo si è rivelato stipato all'inverosimile mentre gli utenti si chiedevano inferociti perché fosse un piccolo Etr 350 anziché un più opportuno e capiente Rock. 

Come facciamo a rispondere alle più che giustificate lamentele dei  viaggiatori  che, oltre a non ricevere alcun risarcimento, dovranno continuare a subire gli stessi disservizi visto che non sono previsti miglioramenti infrastrutturali sulla nostra linea, tranne la promessa del raddoppio del binario fino a Sasso Marconi? Un’operazione che non sappiamo ancora quando sarà effettuata e che, purtroppo, apporterà limitati benefici per il tratto monobinario da Sasso Marconi a Porretta Terme dove si stanno concentrando la gran parte dei guasti alle infrastrutture.

Nell’ultima riunione del 12 maggio è apparso chiaro che alla Regione e alla Città Metropolitana interessa, prioritariamente, dotare la cintura bolognese di un treno ogni 10 minuti; salvo radicali cambiamenti il nostro destino appare segnato: a Bologna i treni passanti, a noi l’automobile grazie alla strategia illuminata del SFM. 

Beh, non voler capire che si mira all’abbandono dell’Appennino è da cocciuti o da stupidi.

Un’ ultima annotazione: il sindaco metropolitano è eletto dai bolognesi e il peso numerico elettorale metropolitano è in pianura, perché gli amministratori che contano ovviamente in una rielezione dovrebbero preoccuparsi tanto dei residenti nelle cintura appenninica di Bologna?

Meglio curare gli altri cittadini metropolitani.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Infatti istituire la città metropolitana è stata come diceva fantozzi unac...pazzesca.
Poi il sindaco di Bologna sembra un piccolo Stalin voglio comando e posso.
Branco di fannulloni incompetenti