Nel
solco tracciato dal compianto Pietro Vicinelli e per non lasciare
cadere una sua interessantissima intuizione, il progetto di creare il
'consorzio della rosa romana dell'Appennino' ha ripreso il suo
cammino. La finalità è quella di riportare nella cintura collinare
la coltura di questa deliziosa mela, un tempo molto diffusa in
Appennino e che per gran parte del territorio è andata persa,
sradicata dallo tsunami migratorio verso le città avvenuto per
l'industrializzazione del dopoguerra.
L'abbandono
dell'agricoltura provocò contemporaneamente un abbandono pressochè
totale delle colture attuate per secoli con caparbia e attaccamento
al proprio fazzoletto di terra e alla base dell'economia montana,
un'agricoltura povera di quantità, ma ricca di tanta qualità.
Abbandonate,
ma non perdute. Sono infatti ancora moltissime le specialità ancora
presenti anche se dimenticate quali testimoni poco gradite di un
passato di povertà.
Hanno
raccolto l'eredità di Vicinelli i riolesi Antonio Contini, Paolo
Gualandi ( nella foto) e il primo nucleo di produttori formato da Vicinelli, che
hanno continuato la ricerca sulla presenza della rosa romana e hanno
avviato una attività informativa per indirizzare e affiancare coloro
che sono intenzionati a riprendere questa coltura. Contini vanta già
una verifica pratica di quanto sia apprezzata la rosa romana. Lo
scorso anno infatti, grazie alla produzione locale, ha realizzato ben
1.550 flacconi di succo di mela rosa romana che è stato richiesto
con grande solerzia e collocato in poco tempo.
Per
poi meglio fare luce sulla realtà appenninica, i due riolesi hanno
avviato una serie di incontri con tecnici e conoscitori della
materia. L'ultimo a essere stato coinvolto è stato il professore
universitario Silviero Sansavini, il quale, dopo una attento
sopralluogo nella Valle del Reno ha trovato interessanti specie di
frutti dimenticati fra cui qualità di mela rosa romana poco
conosciuta. Ha rilevato come la potenzialità dell'area sia più che
incoraggiante e ha assicurato un approfondimento scientifico su tutta
la tematica. Ne è seguito un incontro conviviale a cui si sono
aggiunti all'emerito professore, il dottor Buscaroli del Centro
Ricerca di Cesena, l'ingegner Raimondi di Santa Maria Villiana, il
professor Dario Mingarelli di Grizzana e i produttori, fra i tanti,
Carboni, Marchioni, Tamburini e Rubini.
E
risultata opinione comune che la rosa romana può essere un veicolo
di sviluppo, commercializzata come frutto e soprattutto, in succo in
tetrapack, collocabile per la media e la grande distribuzione. Tutto
ciò è stato uno stimolo per continuare nell'attuazione del
Consorzio utile anche per disciplinare in modo adeguato la produzione
e per arrivare a un brand unico per tutto l’Appennino. A Tavernola
il professor Sansavini ha trovato anche un mandorlo
interessantissimo e un melo molto vecchio predecessore della mela
delicius , ma soprattutto il focus era puntato sui terreni comprati
dal comune di Grizzana Morandi, dove si vuole riprodurre un quadro di
Morandi in cui sono ritratti le piantate di mela rosa romana e le
viti.
Fra le più interessate al progetto, il sindaco di Grizzana
Morandi, Greziella Leoni ( nella foto) che, dopo aver sottolineato come il progetto
abbia un padre a lei molto caro, Pietro Vicinelli purtroppo
prematuramente scomparso, ha detto: “Stiamo valutando l'opportunità
di organizzare per la prossima estate la 'fiera dei frutti
dimenticati'. Fra questi ve ne sono tanti che purtroppo non sono più
all'attenzione dei mercati e dei produttori anche se hanno
caratteristiche e qualità d'eccellenza. Fra le produzioni ormai
sconosciute quella della Pera Ossa, un tempo molto presente nella
dieta appenninica. Questo frutto non si presenta in modo da
sollecitare la vista e forse questa è una delle ragioni che hanno
portato all'accantonamento della produzione. La si mangiava
prevalentemente cotta e ha un sapore regale, tanto che i nostri
vecchi l'adoperavano persino per accoppiarne il sugo alla polenta.
Non dimentichiamo che il 'buon mangiare' è una delle attrazioni
dell'Appennino e quindi veicolo per far arrivare turisti,” ha
concluso il sindaco.
I
promotori del consorzio terminano con questo messaggio: “ Siamo
alla ricerca di persone , aziende agricole che vogliono partecipare
al progetto. Per avere informazioni dettagliate ci si può rivolgere
alla ditta Contini che ha sede a Riola di Vergato sulla Porrettana
davanti alla stazione. Anche per la commercializzazione o per la
spremitura dei frutti , da ottobre nel negozio saranno
disponibili le piante innestate”.
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