Francesco
Fabbriani ha ben recensito su questo blog la mostra GRIZZANA,
MORANDI, ARCANGELI, CINQUANT’ANNI DOPO. ARTE IN APPENNINO DA
LORENZO MONACO A LUIGI ONTANI. La mostra è allestita fino a oggi,
17 settembre.
Chiude oggi a Grizzana, ai
Fienili del Campiaro, la mostra deii gioielli nati per essere custoditi nelle chiese sparse sul nostro Appennino, insieme ad alcune opere di artisti prestigiosi recenti, tra cui Morandi, e le ragioni per visitarla sono state molte: il “paesaggio
più bello”, i crinali del’Appennino che si susseguono,
verdi, grigi, azzurri…e, in primo piano, i colori della terra, dei
sassi, dei tronchi (Morandi utilizzava una “finestrella” ricavata
da un ritaglio di cartone per inquadrare le colline, delimitare lo
spazio, creare una “cornice” allo sguardo).
Nei
materiali in mostra e nel contesto della visita i rimandi dal
“quadro” al paesaggio sono continui. Un paesaggio la cui
“risonanza emotiva” è data non solo dalla trasposizione
artistica che si ritrova nelle opere esposte, lungo un percorso di
secoli, ma anche dall’evidenza dell’ impronta antropologica che
ha plasmato campi e case, coltivazioni e oggetti d’uso quotidiano e
dalle relazioni archetipiche che questo insieme di ambienti naturali,
storia, lavoro, devozione, arte e artigianato ha originato.
Visitare
questa mostra non è soltanto l’occasione di trovare riunite opere
diverse, difficilmente accostate anche se ”naturalmente” contigue
(dalle pale di chiese sparse in lontane frazioni alle fotografie del
Fantini, dalle incisioni di Giorgio Morandi alle ceramiche di Luigi
Ontani e alla “presenza” della vicina Rocchetta Mattei) ma è
soprattutto l’occasione di una rinnovata riflessione
sull’importanza di conoscere il substrato storico-artistico che
porta alla “costruzione di un’identità” a partire dal
proprio territorio d’appartenenza.
Tutto
questo ben si evidenzia nel corposo catalogo, a cura di Angelo
Mazza e Anna Stanzani, che è parte importante ed integrante
dell’esposizione e che, in articolati saggi, ripercorre le
tappe di mezzo secolo di tutela dei beni artistici dell’Appennino
bolognese.
Dai
primi “rilevamenti” dei ricercatori che, con la guida di Andrea
Emiliani, hanno percorso le vallate del Reno e del Setta alla
scoperta di borghi, case-torri e antiche strade fotografando e poi
catalogando al fine di valorizzare il vasto sedimento di cultura
materiale presente, è ancora attuale ed emozionante rileggere “sul
campo” i segni di queste nostre impronte culturali “nell’accordo
antico tra natura ed attività umana”.
Nessun commento:
Posta un commento