Con
il romanzo “Tralummescuro”, un’elegia malinconica sul tempo
perduto, Guccini completa il suo ciclo di lavori fortemente
autobiografici che aveva preso il via esattamente trent’anni fa con
Cròniche
Epafàniche.
Riceviamo:
Venerdì
prossimo, 18 ottobre, alle 20,45, sarà presentato nel Teatro Comunale di
Marzabotto “Tralummescuro”, l’ultimo romanzo di Francesco
Guccinii,
alla presenza dello scrittore che dialogherà con Marco Tamarri,
responsabile del settore Turismo e Cultura dell’Unione dei comuni
dell’Appennino bolognese.
Il
titolo del romanzo fa riferimento a un’espressione tipica della
montagne tosco-emiliane che descrive quel momento della giornata,
subito dopo il tramonto, in cui la notte comincia ad affacciarsi,
quel breve ma intenso momento appunto tra il lume e l’oscuro. «Noi
da queste parti»
scrive Guccini «abbiamo
un nome per quest'ora, un'ora che è di tutti, un'ora che è pace e
presagio. La chiamiamo tralummescuro: tra la luce e la notte. Lungo
la montagna vedi la linea d'ombra che sale lenta lenta, e poi vien
buio».
Non
a caso per la copertina è stata scelta un’immagine molto
evocativa, un quadro di Covili che rappresenta un mondo che purtroppo
non c’è più, un borgo appenninico pieno di luci, e quindi di
famiglie, laddove oggi ci sono per lo più case vuote e frazioni
abbandonate a causa di uno spopolamento della montagna che sembra
irreversibile.
Francesco
Guccini infatti conosce bene la situazione attuale dell’Appennino
tra Emilia e Toscana avendo scelto anni fa di tornare a vivere a
Pàvana - piccolo paese sull’Appennino al di là di Porretta Terme
dove sorge il mulino di famiglia. Le sue pagine, tra elegia e
ballata, evocano ricordi, cose e persone del tempo perduto, in un
continuo bilanciamento tra la malinconia e la capacità di sorridere
e rievocare gesti, atmosfere e vite con precisione. Oggi Pàvana, la
sua “Macondo”, è quasi disabitata, i tetti delle case non fumano
più, non ci sono luci accese dietro le finestre. E in questo
contesto silenzioso l'autore evoca i tempi in cui la montagna era
laboriosa e viva, con i suoi artigiani all'opera, i giochi e gli
animali della sua infanzia, i frutti della terra, i primi sguardi
rivolti alle ragazze in vacanza.
Tralummescuro
può considerarsi l'ideale compimento di un trittico di romanzi
autobiografici comprendente Cròniche Epafàniche (1989), Vacca d'un
cane (1993) e Cittanòva blues (2003).
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