lunedì 28 ottobre 2019

Alla Rocchetta Mattei il primo convegno italiano sul crossdressing

Sollecitato da Dubbio

È la parola moderna con cui viene chiamato un fenomeno già noto, quello del travestitismo”. È schietta Charlotte Verniani nello spiegare cos’è il “crossdressing“. Del resto, sull’argomento ha scritto un libro, intitolato “Siamo innocenti“, con cui ha cercato di rompere il muro di silenzio attorno alla condizione psicologica, fisica e sociale di quella che forse è la meno conosciuta sfaccettatura dell’universo Lgbtqi+.
Per approfondire ulteriormente la questione, per fare in modo che la società e i professionisti (come psicologi, insegnanti e pediatri) conoscano questo universo, ma anche per rivendicare diritti, riconoscimento e protezione, sabato scorso,
26 ottobre, alla Rocchetta Mattei di Grizzana Morandi si è tenuto il primo convegno italiano sul crossdressing, intitolato “Identità legittime – il diritto di ‘essere’, nuove frontiere della ‘libertà’“.
Il convegno, che ha il patrocinio del Comune di Grizzana Morandi e della Regione Emilia Romagna, è stato organizzato proprio da Charlotte, una delle crossdresser più attive, e dall’associazione “La sedia blu 2.0”. Il convegno prevedeva confronti dell’educatrice professionale Susanna Tartari, della pediatra Nicoletta Valdiserri, della presidente della Commissione regionale per la Parità Roberta Mori, moderati dalla psicologa psicoterapeuta Tiziana Giacalone e dalla psicomotricista e assessora di Grizzana Loretta Pinelli.
Il crossdressing è una necessità, un obbligo, non è una scelta, né una perversione – spiega ai nostri microfoni Charlotte Verniani – Per chi nasce maschio è il bisogno di esprimere la propria femminilità attraverso l’abbigliamento, anche se ha una vita sociale normale, relazioni eterosessuali, una famiglia, dei figli, un lavoro”.
La pulsione emerge sicuramente durante l’adolescenza, ma anche prima e, a differenza delle persone trans o omosessuali, non aiuta a chiarire bene un’identità di genere. Del resto, il binarismo in cui è costretta la definizione dell’identità di genere non agevola le persone crossdresser, sottoposte a forte pressioni sociali, con la costante paura di essere scoperte ed emarginate.
Il carico di ansia e tensione è una condizione che impedisce alle crossdresser di vivere la loro dimensione con serenità e, racconta Charlotte che per due anni si è infiltrata per documentarsi nel settore del divertimento notturno, “può capitare che ci siano persone senza scrupoli che si approfittano delle crossdresser, che le raggirino, estorcano loro soldi, le ricattino minacciando di far sapere tutto alla famiglia, le isolino”.
Per questo motivo, è importante che arrivino
riconoscimenti e diritti. Sia all’interno della sfera Lgbtqi+, sia per quanto concerne l’assistenza medico-psicologica e legale.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non ha senso una iniziativa del genere, in un posto del genere, a meno che si vogliano creare tribù isolate, in un luogo dove nessuno ascolta. La cacciata da Bologna delle diversità e delle povertà continua incontrastata.