sabato 14 gennaio 2017

Trovato a Rimini l'uccisore di Lanfranco Chiarini.

La ricostruzione del delitto di Castel San Pietro Terme.

Nella mattinata del 4 gennaio veniva rinvenuto il cadavere del 75-enne imprenditore imolese CHIARINI Lanfranco all’interno della propria abitazione sita sulle colline di Castel San Pietro Terme. L’uomo era noto nella zona quale titolare del colorificio “Colba” sito in Castenaso.
La mattina di quel giorno la figlia si era preoccupata per il mancato arrivo del padre presso l’azienda di famiglia e aveva chiesto al marito di andare a verificarne la presenza presso l’abitazione. Qui il genero aveva ritrovato il cadavere dell’uomo riverso sul pavimento. La casa presentava alcuni focolai di incendio che avevano bruciato un divano ed altro mobilio, ma senza riuscire a far divampare fiamme tali da interessare tutta l’abitazione. Alcune stanze risultavano invase dal fumo, pavimenti e pareti erano annerite dalla fuliggine.
Sin dal primo sopralluogo si evidenziava la presenza di numerose ferite d’arma da taglio sul corpo che attestavano l’efferatezza con cui un assassino si doveva essere accanito sulla vittima.
Fondamentale per il successivo sviluppo delle indagini si è rilevato il tempestivo intervento sulla scena del delitto dei militari della Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale Carabinieri che provvedevano a repertare tracce ematiche e dattiloscopiche dagli ambienti, nonché a rinvenire alcuni elementi illuminanti sul comportamento del responsabile dell’omicidio. Ad esempio esaminando i resti del divano carbonizzato riuscendo ad evidenziare quanto restava di una borsa e del telefono della vittima.
I sopralluoghi lungo le possibili vie di fuga dell’assassino permettevano dopo breve tempo di ritrovare nei pressi della via Emilia l’autovettura del Chiarini che era stata asportata dal garage dell’abitazione.
Il successivo esame autoptico sul cadavere confermava la ferocia dell’azione omicida documentando le numerose ferite inferte in particolare alla testa e al collo del Chiarini. Erano state prodotte lesioni sia alle vie respiratorie, sia alle strutture vascolari, determinando una massiva emorragia risultata letale. Gli accertamenti medico legali stabilivano che il decesso era avvenuto circa alle 20 della serata precedente.
L’attività investigativa si sviluppava secondo gli schemi tradizionali da una parte attraverso l’acquisizione dei filmati dei sistemi di videosorveglianza che avrebbero potuto documentare l’arrivo e la fuga dell’assassino, dall’altra parte attraverso lo studio del circuito di contatti e frequentazioni della vittima.
Dai filmati della videosorveglianza veniva effettivamente trovato riscontro alle conclusioni dell’esame autoptico del cadavere poiché poco dopo le 20 del giorno 3 gennaio veniva immortalato l’allontanarsi dell’auto dall’abitazione, il suo abbandono e la successiva prosecuzione a piedi di un uomo che si dirigeva verso l’arteria stradale principale.
Dall’esame invece dei contatti telefonici del Chiarini durante il giorno della sua morte e quelli precedenti, si evidenziava invece un ristretto gruppo di 7 possibili sospettati, compatibili con la commissione del reato.
Nel contempo il complesso delle attività veniva supportato dalla specialistica collaborazione del R.I.S. di Parma, che procedeva ad approfondimenti sulla scena del delitto alla ricerca di ulteriori elementi indispensabili alla ricostruzione della dinamica dell’omicidio e all’identificazione del responsabile. Ad esito di questa ulteriore attività venivano individuate e raccolte tracce di sangue all’interno dell’autovettura e impronte digitali nell’abitazione. I carabinieri specializzati dei laboratori del R.I.S. sono tuttora all’opera per completare gli accertamenti tecnico scientifici.
Il meticoloso studio delle abitudini della vittima e l’audizione di numerose persone coinvolte quali conoscenti del Chiarini o degli individuati possibili sospetti, consentivano in breve tempo di restringerne il numero a 2 e infine di concentrare l’attenzione sul 25-enne nigeriano NEWTHING Desmond ( nella foto), nullafacente, celibe, richiedente asilo e ospitato nell’ultimo periodo presso il Centro di accoglienza di Castenaso.
L’accertamento dell’identità di questo ultimo soggetto e il suo rintraccio sono risultate alquanto laboriose. Infatti il giovane era stato inizialmente individuato solo come l’anonimo utilizzatore il giorno dell’omicidio di un’utenza telefonica, che era formalmente intestata a un cittadino liberiano irrintracciabile. Solo accurati accertamenti sulle persone in contatto con quell’utenza consentivano di identificarlo nel NEWTHING. Questi tuttavia dal giorno successivo all’omicidio si era di fatto reso irreperibile.
L’attivazione delle sue ricerche su tutto il territorio regionale, corroborate anche da attività tecniche, hanno infine consentito di rintracciarlo nel pomeriggio di ieri nei pressi della Stazione ferroviaria ove era di passaggio dopo essere rientrato da Rimini. Lì infatti si era rifugiato subito dopo l’omicidio con la scusa di essere alla ricerca di un lavoro.
A suo carico erano stati raccolti concordanti indizi di responsabilità: la quantità di contatti telefonici con il Chiarini anche il giorno stesso dell’omicidio, la sua presenza in prossimità di Castel San Pietro Terme subito prima e dopo la commissione del delitto, l’irraggiungibilità della sua utenza telefonica proprio tra le ore 19 e 20 di quel giorno in considerazione che l’abitazione del Chiarini non è servita dalla rete radiotelefonica, la valutazione antropometrica sull’uomo visto allontanarsi dall’autovettura del Chiarini dopo averla abbandonata nei pressi della via Emilia, la presenza il giorno 4 gennaio di tagli sul palmo di alcune dita della sua mano destra per come testimoniato da alcuni suoi conoscenti e per come verificato anche dai militari operanti dopo il suo rintraccio.
Il NEWTHING dopo essere stato individuato e accompagnato in una caserma dei Carabinieri è stato sottoposto a interrogatorio dal P.M. procedente, ma non ha fornito alcuna spiegazione a giustificazione del quadro indiziario a suo carico, né ha fornito un alibi che lo possa scagionare dalle responsabilità attribuitegli.
In relazione a quanto descritto, la Procura della Repubblica di Bologna, nella persona del P.M. dott.ssa Scandellari, nel concordare con gli attuali esiti delle indagini condotte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Bologna, ha disposto che il NEWTHING sia sottoposto a fermo di indiziato di delitto e custodito presso la casa circondariale di Bologna, ove attualmente è recluso.
Sono ancora in corso ulteriori accertamenti per completare la ricostruzione della dinamica dell’omicidio e per delineare compiutamente le motivazioni che hanno spinto il NEWTHING a commetterlo.

Dal Comando Provinciale Carabinieri Bologna

3 commenti:

Giovanni ha detto...

Diranno i soliti buonisti:"Poverino, era un profugo che scappava dalla guerra". Ma sì continua l'invasione.
Poi magari se ti difendi e ferisci il delinquente gli devi poi pagare i danni.

Anonimo ha detto...

Nigeriano richiedente asilo e ospitato presso un Centro di accoglienza a nostre spese. Per alcuni italiani, come il presidente della camera, queste sono risorse che ci pagheranno la pensione e che devono essere per noi modello di vita a cui ispirarsi.

Anonimo ha detto...

Però pare che il povero Chiarini avesse "rapporti" col nigeriano.