sabato 21 gennaio 2017

Non abbandoniamo la montagna.

Ci è stata sollecitata la pubblicazione dell'interrogazione del consigliere regionale Tommaso Foti. Soddisfiamo la richiesta poiché l'interrogazione dà una lettura della situazione montanara piuttosto precisa e riporta legittime preoccupazioni che a nostro avviso, dovrebbero trovare un più largo respiro e molta più attenzione.


Per sapere,


premesso che:
 
dal 1951 a oggi, la montagna è stata vittima di spopolamento e abbandono. Se la popolazione italiana negli ultimi 60 anni è cresciuta di circa 12 milioni di persone infatti, la montagna ne ha perse circa 900mila. Tutta la crescita della popolazione, in pratica, si è concentrata su pianura (8,8 milioni di residenti) e collina (circa 4 milioni);
 
lo spopolamento della montagna ha però una vistosa eccezione in due regioni: in Trentino-Alto Adige e in Valle d'Aosta; qui, infatti, non solo lo spopolamento non c'è stato, ma addirittura, negli ultimi 60 anni, si è registrata una crescita della popolazione, anche in valori assoluti (nel Trentino-Alto Adige del 41% e nella Valle d'Aosta del 36%);
 
i predetti dati, riguardanti la popolazione nelle zone montane, sono alla base del rapporto "La montagna perduta. Come la pianura ha condizionato lo sviluppo italiano" realizzato da CER (Centro Europa Ricerche) e tsm-Trentino School of Management, che raccoglie -appunto molte statistiche dal 1951 agli anni più recenti sull'andamento della popolazione, dell'economia e delle infrastrutture, nelle varie regioni italiane;
 
è un fatto che alcuni comuni montani si ripopolano solamente nel periodo estivo o per il rientro, per ferie, di coloro che una volta vi abitavano o per ragioni turistiche;
 
lo spopolamento delle aree montane è un patto di fatto oggettivo e potrebbe portare, nel giro di pochi anni, ad avere «villaggi fantasma», spesso, nei periodi invernali, isolati per le abbondanti nevicate;
 
i motivi dell'abbandono delle zone montane sono noti da tempo: dette zone, infatti, non offrono lavoro e possibilità di sviluppo, difficoltà di carattere sociale che le pongono ben al di sotto dello standard tipico di una moderna società;
 
il turismo, oggettivamente l'unica risorsa sfruttabile, richiede però -al giorno d'oggi -un complesso di infrastrutture eccessivamente oneroso per queste piccole realtà sconosciute. I posti di lavoro che si creerebbero non sarebbero comunque sufficienti a coprire la domanda: si crea, di conseguenza, una situazione di stallo in cui nessuno (amministrazioni e privati) azzarda a creare qualcosa per il futuro, per il timore di non ricevere riscontro economico dall'investimento;
 
vivere di pastorizia e di agricoltura oggi non è più sufficiente: soppiantate dagli allevamenti e dalle coltivazioni intensive della pianura, le piccole produzioni danno poco più del sostentamento personale, impedendo di sostenere le altre spese che vanno assolte (tasse, scolarizzazione, sanità, trasporti ed altro). Dati di fatto, questi, che inducono a credere che presto le piccole realtà della montagna saranno abbandonate al degrado e alla forza della natura, con conseguenze umane, sociali, territoriali che non possono non creare apprensione e preoccupazione;
 
quali siano gli interventi che nell'ambito delle proprie competenze la Giunta Regionale ha posto, o intende porre in essere, al fine di frenare ed invertire la sopra evidenziata situazione, foriera di comprensibile e diffuso allarme sociale.
 

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Certo che il salasso che i comuni fanno sulle seconde case, IMU, TARI e tutte le utenze dei non residenti non aiutano a mantenere viva la montagna, ovunque case in abbandono con cartelli VENDESI che nessuno compra. Un esempio per tutti Campolo, prima pieno di vita ora un paese di fantasmi e nemmeno un bar. Cari sindaci, fate un giretto in macchina nei vostri comuni e tenete gli occhi aperti, c’è da mettersi a piangere. Fra qualche anno i Chiapporato, borgo abbandonato anche dalla figlia della nonnina dopo la sua morte non si conteranno.

Anonimo ha detto...

E' assolutamente vero quanto dice il lettore 21.1.: il turismo sulla maggior parte della nostra montagna e' turismo di seconde case, che costituiscono buona parte del tessuto abitativo, ma i comuni di queste zone riversano sui proprietari di seconde case TUTTA la tassazione IMU di cui vengono praticamente esentati i residenti, con le aliquote al massimo, assolutamente sporopositate per zone prive di attrattivita' e disagiate. Risultato, tasse altissime a fronte di niente! Aggiungiamo che nonostante forniscano il principale gettito di questi comuni i proprietari di seconde case non hanno alcuna voce in capitolo nelle scelte amministrative, pur essendo quasi sempre famiglie locali ex residenti, ed ecco alcuni ottimi motivi per disaffezione e vendita. Tutta la zona e' strapiena di case in vendita da anni che non hanno mercato e finiscono per essere semplicemente abbandonate e il fenomeno e' sempre piu' in crescita! Certo che questi comuni finiranno vuoti e abbandonati... in parte e' il risultato delle loro politiche!

Anonimo ha detto...

ABBANDONIAMO LA MONTAGNA !!!!!!! se non si farà qualcosa saremo costretti ad abbandonare la montagna, chiudere servizi ed imprese piccole o grandi, nell' indifferenza della politica locale che nazionale dopo i tagli da monti a renzi, il pd purtroppo ha fatto della montagna e periferiche uno scempio devastante.

Anonimo ha detto...

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