lunedì 7 luglio 2025

Borghi e aree interne: meno polemiche strumentali, più responsabilità regionali

 



di Erika Seta

Coord regionale ER Azzurro Donna

 

Il Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne, promosso dal Dipartimento per le Politiche di Coesione e per il Sud, è stato recentemente utilizzato in modo strumentale per accusare il Governo centrale di voler “abbandonare” i borghi italiani, da molti considerati autentici custodi di tradizione e ricchezza culturale del Paese.

Eppure, il documento in questione propone un'analisi oggettiva della realtà nazionale. I piccoli borghi, oggi, sono abitati prevalentemente da una popolazione anziana e da pochi giovani, spesso protagonisti di iniziative sporadiche che si scontrano con la carenza di infrastrutture, servizi essenziali e tecnologie digitali, oggi imprescindibili. Una condizione che in Emilia-Romagna si è rivelata in tutta la sua gravità durante le alluvioni recenti, che hanno isolato intere comunità montane.

È dunque scorretto – e fuorviante – estrapolare un singolo passaggio (come quello a pagina 45 del documento) per accusare il Governo di portare avanti una presunta “eutanasia” dei borghi. Il testo, invece, evidenzia un dato di fatto: alcune aree interne, per dinamiche sociali ed economiche ormai consolidate, sono destinate all’abbandono. Nell’era dell’intelligenza artificiale e del lavoro digitale, non è più realistico immaginare investimenti produttivi o opportunità occupazionali in territori completamente isolati.

Chi critica il documento dovrebbe piuttosto chiedersi: cosa sta facendo la Regione Emilia-Romagna per le aree interne di sua competenza? La risposta, purtroppo, è poco incoraggiante: chiusura di servizi essenziali, nessuna progettualità strutturale, disinteresse per la viabilità e la connessione fisica e digitale.

Un esempio emblematico è quello dell’Ospedale di Vergato. Dopo la soppressione del pronto soccorso, ora lo stesso presidio sanitario appare a rischio chiusura. Un’assenza che incide gravemente su un vasto bacino di utenza, rappresentando un segnale politico chiaro: il territorio è destinato allo spopolamento. A ciò si aggiungono la chiusura degli sportelli bancari e la totale assenza di investimenti infrastrutturali.

L’Appennino emiliano, da sempre considerato una risorsa potenziale inespresso, potrebbe diventare un volano economico per l'intera area metropolitana. Ma viene trattato, da decenni, come un territorio marginale, dimenticato sia dalle amministrazioni metropolitane che da quelle regionali, tutte a guida PD.

Invece di polemizzare strumentalmente su documenti nazionali, sarebbe più utile impiegare tempo ed energie per chiedere conto alla Regione Emilia-Romagna delle sue scelte politiche concrete – o, troppo spesso, della loro assenza.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

LA DEPOPOLAZIONE IN CORSO

Le politiche delle elite per falcidiare la popolazione attuate dal '68 in avanti stanno dando i loro frutti.
E pensare che c'è gente che crede che quegli anni ignobili siano stati anni di progresso civile.
Le politiche di demonizzazione dell'uomo, di pratiche abortiste, di distruzione della famiglia, di sponsorizzazione del consumismo sfrenato hanno portato, unite al declino economico targato EU e alla deindustrializzazione, a ritenere da parte dello stato il declino demografico come irreversibile.
Il tutto senza neanche voler abbozzare delle politiche contro tale declino.
Lo si può leggere a pag 45 del Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne 2021-2027 (PSNAI), nel quale la strategia è "accompagnare verso il depopolamento" (pag 45).
Nulla è fatto a caso e un paese che non comanda in casa propria non può attuare ciò di cui ha bisogno.
Ciò che ci è stato spacciato come progresso è stato il veleno che ci sta ammazzando.

Anonimo ha detto...

Erika Seta, non hai capito? Oppure sei come il PD?

Anonimo ha detto...

Di un doc non vanno estrapolate tre righe, va letto tutto e quel documento non dice esattamente ciò che voi sostenete
Mi pare che la vostra lettura sia strumentale contro il governo quando invece dovreste chiedere alla Tegione cosa ha fatto negli ultimi 30 anni

Anonimo ha detto...

La vostra di chi? Il documento è stato letto tutto, se ne evince esattamente quello che si contesta. Lei fa il suo lavoro, il popolo fa il suo, naturalmente come parte politica al comando le danno fastidio le critiche, tanto peggio per lei, scommetto che lei non abita ne lavora in appennino.

Anonimo ha detto...

Nessuno vuole salvare questa regione infame, qualcuno ha degli interessi e li difende, lei sig.ra Seta invece contro chi lotta? Lei, il PD, lady ASPEN MELONI, tutti dipendenti dello stesso padrone.

Anonimo ha detto...

Una cosa l'ha fatta la Regione e la banda Bassotti al seguito. Ha permesso l'immissione di selvatici sul territorio per garantire il divertimento ai cacciatori, molti dei quali personaggi politici o ex in carica e, allo stesso tempo danneggiando i pochi coltivatori agricoli rimasti.
Per non parlare del commercio delle carni! Ecco cosa ha fatto negli ultimi 30 anni