CEREGLIO DI VERGATO – Una serata carica di emozione, spiritualità e memoria ha riunito domenica 27 luglio oltre duecento persone nella Pieve di San Pietro di Roffeno, sull’Appennino bolognese, per celebrare il completamento del restauro dell’antico organo Guermandi, rimasto in silenzio per oltre ottant’anni.
Lo strumento, danneggiato durante la
Seconda guerra mondiale e conservato per decenni nel sottotetto della chiesa, è
tornato a suonare grazie all’impegno dell’Associazione Amici dell’Antica Pieve,
promotrice dell’intervento. «Quando abbiamo scoperto i resti dell’organo,
abbiamo sentito il dovere di restituirgli voce», ha spiegato la presidente
Giovanna Borgia ( nella foto), ricordando l’impegno condiviso con istituzioni e cittadini: «È
stato un percorso complesso ma ricco di sostegno. Grazie al contributo di Cei,
Fondazione Carisbo, Emil Banca, Regione Emilia-Romagna, Fondazione Del Monte,
Illumia, Confabitare e numerosi privati, abbiamo raccolto 62.000 euro. Il
restauro è stato un atto d’amore verso la nostra Pieve e la nostra montagna».
All’evento hanno preso parte autorità
civili e religiose. Il prefetto di Bologna, Enrico Ricci, ha sottolineato il
valore dell’iniziativa: «È una bellissima occasione di valorizzazione del
nostro Appennino, un territorio che custodisce bellezze straordinarie. Colpisce
l’attaccamento della popolazione alla propria storia: le radici dell’Appennino
tengono insieme tutta la regione».
Un
messaggio di speranza è arrivato anche dall’arcivescovo di Bologna, cardinale
Matteo Maria Zuppi, che ha benedetto la chiesa e i presenti: «Quando
l’Appennino è vivo, lo è tutta la regione. Questa pieve ci aiuta a ritrovarci
come comunità. Il risultato di stasera è un dono prezioso nato da un lavoro
condiviso».
Il sindaco di Vergato, Giuseppe
Argentieri, ha definito l’intervento «il frutto di un lungo percorso di
sensibilizzazione, che segna un nuovo inizio per la valorizzazione di questo
gioiello dell’Appennino».
Tra i sostenitori anche il presidente
nazionale di Confabitare, Alberto Zanni, che ha partecipato al progetto anche a
titolo personale: «Dopo ottant’anni di silenzio, l’organo torna a parlare.
Questo concerto è solo il primo di una serie che darà nuova vita culturale alla
Pieve».
Presente anche la soprintendente
Maria Grazia Gattari, che ha ricordato il ruolo dell’ente di tutela: «La
Soprintendenza ha seguito passo passo tutte le fasi del restauro, garantendo
l’alta sorveglianza tecnica».
Protagoniste
del concerto, le trombe barocche del Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara,
accompagnate dagli organisti Wladimir Matesic e Francesco Zagnoni. In
programma, opere di Charpentier, Haendel, Benoist, Pachelbel e Bach, risuonate
tra le navate della Pieve con intensità e commozione. Un ritorno alla vita per
lo strumento e per l’intera comunità, che vede nella musica un ponte tra
memoria e futuro.


1 commento:
Quanti investimenti economici la Confesercenti Bologna ha effettuato in appennino?
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