giovedì 31 luglio 2025

Montevenere: restaurata la Grande Croce della Pace, simbolo di memoria e riconciliazione


 


di Carla Pedrazzi

Comitato soci Emil Banca


Monzuno.  Torna a splendere, sulla vetta di Montevenere, la Grande Croce della Pace, monumento simbolico eretto nel 1956 per volontà dell’allora parroco di Monzuno, Don Dario Zanini, come omaggio a tutti i Caduti di Guerra, con un pensiero particolare rivolto alle vittime della Seconda guerra mondiale e alla memoria della Strage di Marzabotto.

Alta 14 metri, la croce di ferro svetta sul punto più elevato del monte, nel cuore dell’Appennino bolognese, e rappresenta non solo un segno visibile da lontano, ma anche un messaggio forte e duraturo di riconciliazione, speranza e pace. Alla sua base fu posta una targa in marmo di Carrara, con una dedica incisiva:

IN QUESTO CRISTIANO SEGNO
MONZUNO VOLLE GLORIFICATI
TUTTI I SUOI CADUTI
09.09.1956

Oggi, a quasi settant’anni dalla sua inaugurazione avvenuta il 9 settembre 1956, la targa è tornata al suo splendore originario grazie al sostegno concreto di Emilbanca e al lavoro accurato e competente di Giuseppe Imbellone, esperto restauratore.

La Croce venne ideata da Don Dario come segno tangibile di fede e riconciliazione per le comunità colpite dalla violenza bellica: Monzuno, Marzabotto e Grizzana Morandi. “Doveva diventare un segnale di conciliazione, di pace e di speranza per il futuro, chiaramente visibile anche da lontano”, affermava il sacerdote, sottolineando il valore simbolico e spirituale dell’opera.

Oggi, in un contesto geopolitico segnato da conflitti e tensioni globali, il messaggio scolpito nella Croce di Montevenere appare più attuale che mai. Un invito alla riflessione, alla responsabilità collettiva e alla fiducia nei valori spirituali, come strumenti fondamentali per costruire un futuro di pace da tramandare alle nuove generazioni.

L’iniziativa di restauro è stata promossa dal Comitato Soci Emilbanca, che ha voluto così rinnovare l’impegno del territorio verso la memoria e la solidarietà, in continuità con i gesti e le speranze di chi ha vissuto i drammi della guerra ma ha saputo scegliere la via del perdono e della ricostruzione. 



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