di Erika Seta
Coord regionale ER Azzurro Donna
Il Piano Strategico
Nazionale per le Aree Interne, promosso dal Dipartimento per le Politiche
di Coesione e per il Sud, è stato recentemente utilizzato in modo strumentale
per accusare il Governo centrale di voler “abbandonare” i borghi italiani, da
molti considerati autentici custodi di tradizione e ricchezza culturale del
Paese.
Eppure, il documento in questione
propone un'analisi oggettiva della realtà nazionale. I piccoli borghi, oggi,
sono abitati prevalentemente da una popolazione anziana e da pochi giovani,
spesso protagonisti di iniziative sporadiche che si scontrano con la carenza di
infrastrutture, servizi essenziali e tecnologie digitali, oggi imprescindibili.
Una condizione che in Emilia-Romagna si è rivelata in tutta la sua gravità
durante le alluvioni recenti, che hanno isolato intere comunità montane.
È dunque scorretto – e fuorviante –
estrapolare un singolo passaggio (come quello a pagina 45 del documento) per
accusare il Governo di portare avanti una presunta “eutanasia” dei borghi. Il
testo, invece, evidenzia un dato di fatto: alcune aree interne, per dinamiche
sociali ed economiche ormai consolidate, sono destinate all’abbandono. Nell’era
dell’intelligenza artificiale e del lavoro digitale, non è più realistico
immaginare investimenti produttivi o opportunità occupazionali in territori
completamente isolati.
Chi critica il documento dovrebbe
piuttosto chiedersi: cosa sta facendo la Regione Emilia-Romagna per le aree
interne di sua competenza? La risposta, purtroppo, è poco incoraggiante: chiusura di servizi essenziali, nessuna
progettualità strutturale, disinteresse per la viabilità e la connessione
fisica e digitale.
Un esempio emblematico è quello dell’Ospedale di Vergato. Dopo la
soppressione del pronto soccorso, ora lo stesso presidio sanitario appare a
rischio chiusura. Un’assenza che incide gravemente su un vasto bacino di
utenza, rappresentando un segnale politico chiaro: il territorio è destinato
allo spopolamento. A ciò si aggiungono la chiusura degli sportelli bancari e la
totale assenza di investimenti infrastrutturali.
L’Appennino emiliano, da sempre
considerato una risorsa potenziale inespresso, potrebbe diventare un volano
economico per l'intera area metropolitana. Ma viene trattato, da decenni, come
un territorio marginale, dimenticato sia dalle amministrazioni metropolitane
che da quelle regionali, tutte a guida PD.
Invece di polemizzare strumentalmente
su documenti nazionali, sarebbe più utile impiegare tempo ed energie per
chiedere conto alla Regione Emilia-Romagna delle sue scelte politiche concrete – o, troppo spesso, della loro
assenza.
6 commenti:
LA DEPOPOLAZIONE IN CORSO
Le politiche delle elite per falcidiare la popolazione attuate dal '68 in avanti stanno dando i loro frutti.
E pensare che c'è gente che crede che quegli anni ignobili siano stati anni di progresso civile.
Le politiche di demonizzazione dell'uomo, di pratiche abortiste, di distruzione della famiglia, di sponsorizzazione del consumismo sfrenato hanno portato, unite al declino economico targato EU e alla deindustrializzazione, a ritenere da parte dello stato il declino demografico come irreversibile.
Il tutto senza neanche voler abbozzare delle politiche contro tale declino.
Lo si può leggere a pag 45 del Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne 2021-2027 (PSNAI), nel quale la strategia è "accompagnare verso il depopolamento" (pag 45).
Nulla è fatto a caso e un paese che non comanda in casa propria non può attuare ciò di cui ha bisogno.
Ciò che ci è stato spacciato come progresso è stato il veleno che ci sta ammazzando.
Erika Seta, non hai capito? Oppure sei come il PD?
Di un doc non vanno estrapolate tre righe, va letto tutto e quel documento non dice esattamente ciò che voi sostenete
Mi pare che la vostra lettura sia strumentale contro il governo quando invece dovreste chiedere alla Tegione cosa ha fatto negli ultimi 30 anni
La vostra di chi? Il documento è stato letto tutto, se ne evince esattamente quello che si contesta. Lei fa il suo lavoro, il popolo fa il suo, naturalmente come parte politica al comando le danno fastidio le critiche, tanto peggio per lei, scommetto che lei non abita ne lavora in appennino.
Nessuno vuole salvare questa regione infame, qualcuno ha degli interessi e li difende, lei sig.ra Seta invece contro chi lotta? Lei, il PD, lady ASPEN MELONI, tutti dipendenti dello stesso padrone.
Una cosa l'ha fatta la Regione e la banda Bassotti al seguito. Ha permesso l'immissione di selvatici sul territorio per garantire il divertimento ai cacciatori, molti dei quali personaggi politici o ex in carica e, allo stesso tempo danneggiando i pochi coltivatori agricoli rimasti.
Per non parlare del commercio delle carni! Ecco cosa ha fatto negli ultimi 30 anni
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