Il
ricorso, minacciato più volte, alla fine è arrivato. L’associazione
degli ex consiglieri regionali dell’Emilia-Romagna ha deciso di
portare davanti al Tar la legge varata a maggio dalla Regione che
prevede una stretta sulle «pensioni » accordate agli ex inquilini
dell’assemblea. La riforma non è andata giù ai membri
dell’associazione guidata dall’ex diessino Ferruccio Giovanelli
che ha già raccolto una cinquantina di firme per il ricorso. E
minaccia di impugnare la legge anche di fronte al tribunale
ordinario.
La
riforma approvata dall’assemblea si fonda su tre cardini: introduce
un prelievo triennale (definito contributo di solidarietà) sui
vitalizi che, a seconda dell’entità della pensione, può variare
dal 6 % fino a un massimo del 12 %; innalza l’età pensionabile a
67 anni (prima era a 60); impone il divieto di cumulo dei vitali
regionali con quelli erogati, per esempio, dal parlamento. «Riteniamo
la nuova legge illegittima in alcune parti e sbagliata in particolare
su due punti: l’innalzamento a 67 anni e l’incompatibilità del
doppio vitalizio», ha detto ieri Giovanelli che ha incontrato in
viale Aldo Moro i colleghi per raccogliere le adesioni.
Tra
i firmatari, l’ex governatore Antonio La Forgia e poi Duccio
Campagnoli («se dobbiamo fare della solidarietà, decidiamo noi con
chi farla»), Felicia Bottino, Lamberto Cotti, Alberto Ronchi. Gli ex
governatori Vasco Errani e Pierluigi Bersani sono stati avvisati
dell’iniziativa ma non hanno ancora firmato. «Siamo la Regione che
aveva applicato i vitalizi nel modo più rigoroso — ha aggiunto
Giovanelli — Così si creano ingiustizie inaccettabili. Capiamo
anche le ragioni della legge, visto il clima politico. Se fossi
ancora in politica forse la tentazione sarebbe venuta anche a me. Ma
non possiamo essere additati come quelli che hanno approfittato».
I
vitalizi sono stati aboliti a partire dall’attuale legislatura,
mentre nel mandato precedente la rinuncia era facoltativa.
Attualmente sono 169 gli ex consiglieri e assessori che ricevono
l’assegno (che per 34 di loro è di reversibilità) e ogni anno,
per pagare i loro vitalizi, la Regione spende poco meno di 5 milioni
di euro. Al netto delle rinunce della passata legislatura, e di chi
già gode del beneficio, sono 34 i consiglieri in attesa della
pensione. Si tratta di persone che, al momento della riforma, non
avevano ancora compiuto 60 anni.
L’innalzamento
dell’età pensionabile a 67 ha rinviato l’appuntamento. Per dare
un’idea di quanto il meccanismo fosse «viziato», basta una cifra:
negli anni trascorsi in Regione, i 34 consiglieri in attesa, hanno
versato 4,3 milioni di euro di contributi ma considerando
un’aspettativa di vita di 85 anni, da pensionati si troverebbero a
percepire 23 milioni di euro. La consigliera del pd Manuela Rontini,
relatrice della riforma, difende senza esitazioni la legge: «Abbiamo
fatto una legge di buon senso, non abbiamo mai trattato gli ex
consiglieri come un peso di bilancio e abbiamo sempre riconosciuto
che questa Regione è stata più virtuosa di altre. Ma in questo
momento difficile, per restituire autorità alla politica bisognava
ripartire da una misura del genere».
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