Un lettore del Corriere di Bologna chiede la pubblicazione di questo articolo del Corriere di Bologna, appunto:
Ragazzi nudi che fanno la
doccia nel piazzale est
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C’è
chi, completamente nudo, si fa la doccia con l’acqua che serve a
riempire i serbatoi dei treni. C’è chi sta fermo lì, tutto il
giorno e tutta la notte, dormendo nei sottopassi e usando i bagni
del personale di servizio. C’è chi assedia i turisti per portare
loro i bagagli in cambio di qualche spicciolo. C’è chi usa i
binari come gabinetti e chi come territorio di scambio della droga.
Benvenuti nella stazione centrale di Bologna, il primo biglietto da
visita di una città che sta giocando quasi tutte le sue carte sul
turismo e sulla ricettività. Migliaia di persone passano da qui
ogni giorno, figurarsi in estate, quando di turisti ne passano,
anche solo per transitare altrove, a fiumi.
BRUTTA
IMMAGINE - Eppure la stazione, considerata uno snodo
fondamentale del traffico ferroviario del Belpaese, soprattutto in
certi punti che gli addetti ai lavori conoscono ormai a memoria,
più che un biglietto da visita è un invito a scappare a gambe
levate o, quantomeno, a voltarsi dall’altra parte, sperando che
il panorama, là fuori, restituisca un’immagine migliore del
capoluogo emiliano. Sarà anche la city of food, sarà anche nella
lista delle smart city, sarà senz’altro le sue torri e i suoi
tortellini, ma Bologna, se vuole far parlare di sé in Italia e nel
mondo, dovrebbe rivedere le «politiche» sulla sua stazione. Ci
siamo fatti accompagnare in un «tour» dell’infrastruttura da un
ferroviere che la stazione la conosce a memoria e tutti i giorni
(moltissime notti comprese) vede cosa succede. Non senza rischi,
ovviamente. Siamo stati con lui al piazzale est, all’ovest, nei
sottopassi e sui binari del blocco centrale, non senza arrivare
nella stazione Av, facendoci raccontare cosa succede
quotidianamente in ogni area.
PIAZZALE
EST - La situazione peggiore è senza dubbio quella del
piazzale est, da dove partono molti treni che vanno a Firenze e in
Toscana. Lì dal 2015 è aperto (tutti i pomeriggi dalle 14,30)
l’Help Center che il sito del Comune, che aveva partecipato
all’inaugurazione con il sindaco Virginio Merola, descrive così:
«Un punto per gli adulti in condizione di grave emarginazione
sociale, senza fissa dimora e con difficoltà economiche, sanitarie
o relazionali». Questo è diventato a tutti gli effetti
l’«albergo» a cielo aperto delle persone emarginate e,
soprattutto nell’ultimo anno, il rifugio dei migranti che
arrivano in città. «Ogni sera — racconta il nostro cicerone —
qui arrivano circa cento persone che si mettono in fila per avere
un pasto da Croce Rossa e Caritas, molti dei quali restano a
dormire qui». Con le conseguenze inevitabili, soprattutto dal
punto di vista igienico. Ormai la rampa di carico auto a fianco dei
binari è diventata la «doccia» di molti: «Usano il tubo
dell’acqua con cui si riempiono i serbatoi dei treni e si
lavano». Qualche giorno fa c’era una donna completamente nuda
che si lavava. Ma non è certo un caso isolato. Basta vedere i
«resti» che ci sono in questo punto: spazzolini da denti,
pettini, biancheria intima, indumenti abbandonati. «L’altro
giorno — racconta il ferroviere — c’erano i panni stesi sulla
balaustra, come fosse stato un balcone». Poi proprio l’altro
giorno le Ferrovie hanno provato a tamponare la situazione mettendo
delle inferriate per impedire l’accesso alla parte sotto la
rampa, usata come riparo dalle intemperie e durante la notte. Ma
non basta: migranti e senza tetto si mettono a dormire a ridosso
dell’Help Center e si nascondono dietro un piccolo cantiere per
vestirsi e fare i propri bisogni. Uno l’abbiamo visto anche
l’altra mattina. E altri due li abbiamo visti uscire da alcuni
nascondigli sul versante del piazzale est e attraversare i binari
incuranti del traffico ferroviario. «Sono persone disperate». Che
però possono contare sull’Help Center solo poche ore il
pomeriggio. E il punto d’ascolto delle associazione di
volontariato sul primo binario ha affisso un cartello in cui
avvisa: «Siamo chiusi dal 10 luglio al 10 settembre».
PIAZZALE
OVEST E ATRIO CENTRALE - «La parte esterna di piazzale ovest
invece — spiega il ferroviere — è in mano a tossicodipendenti
e agli spacciatori: lì di notte è impossibile avventurarsi,
nonostante quello sia il punto dove parcheggiano i dipendenti che
devono prendere servizio. Mentre le persone che sostano sul
piazzale est sono innocue dal punto di vista della sicurezza,
quelle che stanno nella zona ovest della stazione sono pericolose e
hanno scelto quell’area perché ci sono moltissime vie di fuga».
Quella ormai è la «fetta» di stazione dedita allo spaccio. E i
lavoratori che gravitano attorno a quella zona hanno paura. Il
piazzale ovest nella parte dei binari e del transito dei passeggeri
è invece territorio dei rom. Stanno lì, a gruppi di due o tre, e
seguono i passeggeri, soprattutto stranieri, proponendosi
insistentemente di aiutarli a portare i bagagli o a dare
indicazioni sui treni. E da lì si muovono velocemente nell’atrio
centrale, nel sottopasso, su piazzale Medaglie d’oro. Le Ferrovie
provano ad arginarli in tutti i modi con il proprio personale di
protezione aziendale, ma è una lotta impari. «In stazione ormai
gravitano circa 60 rom che fanno accattonaggio — dice la nostra
guida — e non si riesce a far nulla». E non sortiscono alcun
effetto, nei due sottopassi che abbiamo percorso avanti e indietro
più volte anche noi, nemmeno i soldati dell’esercito che
percorrono i sottopassi insieme agli agenti di polizia. Loro, i
rom, si mettono in due sotto l’imbocco di ogni binario e fanno di
tutto per portare le valigie ai viaggiatori, mentre le donne si
appostano nell’atrio centrale a fianco delle biglietterie
automatiche, chiedendo l’elemosina. Appena fuori, in piazza
Medaglie d’oro, si assiste alle stesse dinamiche davanti alla
biglietteria automatica della navetta per l’aeroporto. «I
turisti non la scampano — dice il ferroviere — e insistono così
tanto che alla fine di soldi ne raccolgono anche parecchi.
L’azienda e la Polfer le provano tutte per mandarli via, ma non
si riesce a far nulla». E i malcapitati turisti che si trovano ad
arrivare, o anche solo passare, in stazione la sera, dall’1
luglio si trovano la sala d’aspetto chiusa. «Dalle 22 alle 6»,
recita il cartello affisso sulla porta.
LA
STAZIONE AV - Se di notte sono sempre di più le persone che
dormono nei sottopassi del blocco centrale, resta immune da questo
fenomeno almeno la stazione Alta Velocità. «Ma anche qui —
racconta la nostra guida — ultimamente le cose sono cambiate:
fino a non molto tempo fa nella stazione dei treni «di lusso» di
rom o accattoni non se ne vedevano, mentre adesso qualcuno si
avventura fino a qui». Dove le possibilità di azione per gli
agenti della Polfer sono limitate, se solo si pensa che lì sotto,
al piano dei binari, le radio degli agenti non hanno il segnale.
Servirebbe una struttura fissa che ospiti gli agenti qui, ma
attualmente non c’è e pare che una soluzione sia lontana. «Così
se un agente deve fermare qualcuno — spiega il nostro cicerone —
deve farsi 700 metri a piedi con lui per risalire fino al piano
terra, dove c’è la postazione della Polfer». E poi i bagni.
Anche quelli, fino a poco tempo fa rimasti territorio esclusivo dei
passeggeri dell’alta velocità, che a differenza dei passeggeri
della stazione «vecchia» ne usufruiscono gratuitamente, da
qualche tempo a questa parte la mattina presto vengono usati da
senza fissa dimora, migranti, rom. «Vengono puliti all’alba —
spiega il ferroviere — e alle 6 più di una volta è capitato di
trovare persone che si lavano nei lavandini e quando dico che si
lavano, intendo che li si trova spesso anche nudi che usano i
lavabi come docce».
IMPOTENZA
- Le Ferrovie arrivano, quindi, fin dove possono. La Polfer fa i
salti mortali. Ferrovieri e protezione aziendale rischiano (non
poco) tutti i giorni. Forse serve uno sforzo congiunto di tutta la
città. Perché la smart city abbia un degno biglietto da visita.
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