martedì 2 dicembre 2014

L'Acqua e un bene di proprietà pubblica. Cari Merola e Manca non potete privatizzarla.



Gli enti locali detengono oltre il 51 % della azioni Hera e ciò garantisce loro  proprietà e ‘potere decisionale’.
Questo potere viene messo in discussione dalla proposta di consentire agli enti pubblici di ‘vendere azioni’ fino a  scendere al di sotto della percentuale di maggioranza assoluta e quindi sostanzialmente di ‘privatizzare’ Hera.

Si legge infatti in un comitato di ‘ Acqua bene comune Emilia Romagna’.

         L'annuncio di Merola e le precisazioni di Manca svelano l'intenzione di scendere nella proprietà di HERA sotto il 51%.
         Trainati da Renzi e dalla legge di stabilità che prevede vantaggi per le amministrazioni pubbliche che vendono le azioni delle aziende di gestione dell'acqua, i Sindaci del territorio Emiliano Romagnolo, intendono realizzare quello che non riuscì a Berlusconi col decreto Ronchi, abrogato col referendum del 2011.

         A nulla vale che nella nostra regione alle ultime elezioni regionali abbia votato poco più della metà di coloro che si sono espressi contro la privatizzazione dell'acqua e della sua mercificazione.
         La democrazia è cancellata, ignorata, strappata.

         Da tempo denunciamo che la gestione dell'acqua e dei servizi pubblici attraverso aziende quotate in borsa, danneggia i cittadini e gli utenti.
         Opacità della gestione, aumenti tariffari insostenibili, negazione del diritto umano all'acqua, peggioramento delle condizioni di lavoro e aumento del lavoro in appalto, scarso controllo delle amministrazioni pubbliche, diminuzione degli investimenti, erogazione dei dividendi agli azionisti tramite l'indebitamento, impoverimento della risorsa idrica e mancato coordinamento della gestione della risorsa.
         Questi sono gli effetti del processo strisciante della privatizzazione in atto in questi anni.
         Oggi questa accelerazione, si configura come un processo definitivo di espropriazione delle comunità locali.
         Invitiamo quindi tutti i soggetti che si sono battuti contro le privatizzazioni a dar luogo ad un ampio schieramento contro queste misure.
         Invitiamo i consiglieri comunali ed i Sindaci a pronunciarsi, respingendo questo ricatto: tagli o svendi il patrimonio pubblico.
         Invitiamo i cittadini a protestare contro gli aumenti tariffari e l'alienazione del patrimonio pubblico.

         L'obiettivo resta quello della ripublicizzazione del servizio idrico, unica alternativa alla consegna ai mercati finanziari di un bene vitale come l'acqua.

         Come Comitati Acqua Bene Comune dell'Emilia Romagna attiveremo in questi giorni le necessarie iniziative di contrasto a queste misure.

Piergiovanni Alleva
Il neo consigliere regionale di L’Altra Emilia – Romagna, Piergiovanni Alleva, commenta:


"E’ uno scandalo che per far fronte agli ingiusti ed illegittimi tagli del governo Renzi agli enti locali si svendano beni che non sono di proprietà di Merola e Giannini, ma di tutti i cittadini che si sono espressi chiaramente e in massa in un recente referendum a favore dell’acqua pubblica.
Il tentativo che avevamo previsto e denunciato infatti si sta puntualmente realizzando: la cessione ai privati delle utilities, in particolare della maggioranza azionaria del colosso Hera. 
Si realizza così, da parte di amministrazioni statali e comunali che sfidando il ridicolo si dicono di sinistra, la strategia generale del neoliberismo che è quella di mettere in difficoltà le amministrazioni pubbliche con tagli spropositati onde costringerle a cedere un patrimonio pubblico a privati che ovviamente avranno di mira non il servizio pubblico ma il puro e semplice profitto. Non è mai avvenuto in Italia, dagli anni Novanta in poi, che una privatizzazione abbia portato un miglioramento del servizio o un suo minor costo per l'utenza, ma sempre e soltanto il contrario per l'evidente interesse dei privati a realizzare il massimo utile. Il sindaco Merola ubbidisce integralmente a questa logica di svendita di beni pubblici anziché ribellarsi ad una politica speculativa ormai chiara a tutti i cittadini che ovviamente alla sera dovranno pagare il conto del “sacrosanto” utile privato, unico faro e obiettivo finale delle politiche renziane a scapito di tutti i cittadini. Le società in mano degli enti pubblici guidati dai politici renziani continuano ad essere inoltre perpetua fonte di speculazione e di scandalo come dimostra anche il caso della buonuscita “monstre” accordata, non si comprende su quali basi, a un manager che ha prestato per un anno e mezzo la sua opera a Iren e che dopo aver ricevuto una simile stratosferica buonuscita continuerà sotto altra forma di consulenza a percepire il compenso anch'esso sbalorditivo di 400 mila euro, un evidente schiaffo ai lavoratori strozzati dalla crisi e dalla disoccupazione. 
L'Altra Emilia - Romagna ha un'idea completamente diversa della gestione delle Multiutility che devono restare in mano pubblica proprio perché la logica del servizio pubblico é in sè radicalmente diversa da quella del profitto visto che mette al primo posto la soddisfazione ed i bisogni dei cittadini e non gli interessi degli avidi speculatori privati che oggi hanno facile gioco a fare il buono e cattivo tempo grazie alla accondiscendenza, se non proprio complicità, degli enti pubblici soci di maggioranza. Se oggi con il 51% delle azioni il pubblico fa fatica a gestire come si deve questi colossi, con il 35% ipotizzato da Merola il controllo pubblico sarebbe del tutto assente con pesanti ricadute sui contribuenti. Perciò aderiamo e condividiamo completamente le ragioni della Camera del Lavoro di Bologna che ha espresso forti dubbi sulla vendita delle azioni Hera".

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Iren, presidio partigiani e sindacati contro buonuscita da 900mila euro al manager

Anonimo ha detto...

Cari promotori, avete ragione, ma per farvela dare bisognava che non votaste e non faceste votare il PD alle ultime elezioni... adesso purtroppo non vi ascoltera' nessuno...