Pubblichiamo le
valutazioni di Guido Barbieri (nella foto) sulla
ormai ‘telenovela’ Alfa Wasserman di
Borgonuovo, struttura industriale dismessa dopo pochi anni dalla sua
realizzazione e di cui si cerca un nuovo utilizzo anche socialmente utile.
Ricerca che è all’attenzione delle diverse amministrazioni comunali in questi ultimi decenni e che non arriva a
proposte unanimemente accettate.
Giudo Barbieri,
assessore all’urbanistica all’epoca dell’inizio della telenovela avvenuta alla
fine degli anni ’80, si rese protagonista di uno scontro memorabile con la maggioranza di cui faceva
parte e che non condivideva la sua analisi, pur sorretta da documenti.
Una proposta di riutilizzo della struttura, ormai
prossima al crollo, e dell’area su cui
insiste, è stata prevista anche dall’ultimo
‘piano regolatore’, ma ancora una volta le critiche non sono mancate. Pare ora
che ciò che si voleva realizzare a Borgonuovo venga fatto, dallo stesso attore,
altrove a Bologna. Barbieri giudica questa soluzione, se vera, una fortuna per
il Comune di Sasso Marconi. Ai posteri l’ardua sentenza.
La struttura abbandonata |
Ecco ciò che scrive
Guido Barbieri.
Nell’imminenza dell’adozione del PRG avvenuta il 20.03.90, ultimo atto
del Consiglio comunale prima del suo scioglimento, l’Alfa Wasserman richiese di
prevedervi il cambio di destinazione di un’area industriale di sua proprietà
sita in località Borgonuovo.
La finalità dichiarata era quella di svilupparvi un polo di attività
terziarie avanzate, Marconi 2001, che prevedeva la realizzazione di una
edificabilità di 51.000 mq. di superficie utile fuori terra.
L’Amministrazione si dichiarò disponibile a condizione che fosse ceduta
gratuitamente al Comune l’area limitrofa di 50.732 mq. di proprietà della
stessa A.W. e ricadente in Comune di Casalecchio di Reno al fine di garantirne
la perenne destinazione a verde.
Tale cessione si sarebbe perfezionata mediante apposita convenzione.
Tale condizione fu riconfemata dal rinnovato Consiglio comunale che non
accolse un’osservazione al piano tendente a sostituire la cessione in proprietà
con la costituzione di una servitù a non edificare “non ritenendo di intervenire con particolari vincoli su un’area di un
altro Comune”.
I furbetti di A.W., forse
incoraggiati dalla nuova stagione di governo ma certamente con una intuizione
rivelatasi vincente, proposero al Consiglio un testo di convenzione che non
prevedeva né la cessione gratuita né la costituzione di servitù.
I peones del gruppo di maggioranza PCI e quelli del PSI . questi ultimi allora
all’opposizione, sebbene messi in guardia su tale omissione che riguardava un
impegno da loro stessi votato e che quindi dovevano avere ben presente e dopo
accesi dibattiti in Consiglio, non vollero sentire ragioni e lo votarono
ugualmente.
Ritengo che un simile comportamento, per la sua evidente irrazionalità,
sia dipeso da precise pressioni che trovarono terreno fertile su consiglieri
ligi alla disciplina di partito e tra i quali c’era già chi aveva individuato
nella politica una comoda opportunità di lavoro per il futuro e che avranno
giustamente valutato inopportuno contrariare il padrone.
Semprechè non mi venga fornita una spiegazione più plausibile.
In fondo questa è la politica e questo rientra tra i criteri di
selezione attraverso i quali si rinnova.
Col nuovo progetto Art Science Centre Museum, inserito per quell’area nel
piano regolatore ora in vigore, vi si
poteva porre rimedio ma sarebbe stato pretendere troppo da amministratori che
sono espressi da quel partito egemonizzato in questi anni da quegli stessi
personaggi che contribuirono a consumare quello scippo.
Anzichè riconsiderare l’acquisizione gratuita di quell’area anche sotto
l’aspetto economico che privilegerebbe il proprietario nel caso venisse
edificata si sono preoccupati di acquisirne un’altra, da inserire anch’essa nel
progetto, già adibita ad attività estrattive “cava Montebugnoli” con l’impegno
già preso con delibera di Giunta di concedere al proprietario a titolo
perequativo il diritto di edificabilità di circa 8.000 mq. di superficie utile
da realizzarsi su un’area che verrà individuata entro il 2016.
C’è poi il cosiddetto “Museo planetario”.
I suoi costi per i contenuti e allestimenti scientifici (4.000.000 di
euro) e la gestione del primo triennio sono calcolati per un totale di
6.200.000 euro:
i costi annuali di gestione si aggirerebbero quindi sui 700.000 euro.
Ebbene, dopo il primo triennio, la gestione passerà con grande
magnanimità al nostro Comune.
Da notizie che circolano in questi giorni sembrerebbe che anche questo
secondo progetto, elaborato dalla stessa disinvolta brigata alla quale si sono
aggiunti, ci sarà una ragione anche se al momento mi sfugge, la Provincia di
Bologna e il Comune di Casalecchio, non riesce a decollare.
Se corrispondessero al vero sarebbe il più bel regalo che il nostro
Comune avrebbe potuto sperare di trovarsi sotto l’albero.
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