mercoledì 17 dicembre 2025

La riforma Calderoli taglia i Comuni montani: 46 a rischio in Emilia-Romagna



La riforma sulle aree montane firmata dal ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli ( nella foto) rischia di ridisegnare la mappa dell’Appennino emiliano-romagnolo. Secondo le stime dell’Uncem, 46 dei 121 Comuni montani della regione – circa il 40% – perderebbero lo status di “montano”, con la conseguente esclusione dall’accesso a una quota dei circa 200 milioni di euro di fondi statali destinati al settore.

Particolarmente colpita l’area metropolitana di Bologna, dove oltre la metà dei territori rischia il declassamento. Una scelta che ha acceso la protesta degli amministratori locali, preoccupati per le ricadute concrete sui servizi essenziali. La perdita della classificazione montana comporterebbe infatti meno risorse per la manutenzione della viabilità e per la difesa dal dissesto idrogeologico, in territori già segnati dalle recenti alluvioni.

«È un errore palese, che nasce da una scarsa conoscenza del territorio», ha commentato il presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale, sottolineando come le richieste provenienti dalle comunità locali andassero nella direzione opposta.

La proposta di legge introduce nuovi criteri basati su altitudine media e pendenza del territorio, con l’obiettivo dichiarato di uniformare la classificazione dei Comuni montani. Parametri che, secondo molti amministratori, non tengono conto delle fragilità sociali ed economiche delle aree interne.

Duro il commento della presidente dell’Unione dei Comuni dell’Appennino bolognese, Valentina Cuppi: «Non è una questione di metri, ma di risorse. Così si tagliano investimenti a comunità che avevano iniziato un percorso di rilancio».

Tra i Comuni a rischio figurano, oltre a Monghidoro e Loiano, anche Marzabotto, Monzuno, Sasso Marconi e Grizzana Morandi. L’assessore regionale alla Montagna, Davide Baruffi, ha definito la proposta «irricevibile» e annunciato battaglia in sede di Conferenza Stato-Regioni.

Ora la partita si sposta a Roma, dove Regioni e amministrazioni locali chiedono l’apertura di un tavolo di confronto per rivedere i criteri ed evitare che l’Appennino torni a essere una periferia dimenticata.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

SCIOPERO DEL VOTO AD OLTRANZA.

Anonimo ha detto...

Marzabotto prende un sacco di finanziamenti. Tutti i fondi sono però dirottati e spesi per tutto quello che concerne gli eventi luttuosi della guerra. A Marzabotto ci sono anche i vivi, i quali certo che vogliono ricordare quei tristi eventi, ma vorrebbero anche avere un futuro

Anonimo ha detto...

Attendiamo di vedere se Mastacchi prenderà posizione contro la sua maggioranza o si adeguerà....