Solidarietà non è reato: fiducia nella Magistratura, ma allarme per la criminalizzazione del dissenso e della tutela dei diritti
Da Dante Franchi
Il Coordinamento dei Giuristi e Avvocati per la Palestina esprime stupore e
sconcerto per la grancassa mediatica alimentata, in queste ore, da alcune
testate dell’area della destra politica e culturale in merito alla notizia di cronaca
dell’indagine che ha portato questa mattina all’arresto del presidente
dell’Associazione dei Palestinesi in Italia, Mohammed Hannoun, accusato di aver
gestito una rete di finanziamenti diretti ad Hamas. I toni allusivi,
strumentalmente e farisaicamente scandalistici e spesso deformanti, utilizzati
dagli articolisti sembrano perseguire l’obiettivo di trasformare ogni forma di
denuncia del Genocidio e delle gravissime violazioni del diritto internazionale
perpetrate da Israele in Palestina, nonché ogni manifestazione di solidarietà
attiva verso il popolo palestinese, in un sospetto “fiancheggiamento” di
presunte attività terroristiche.
Riaffermiamo con chiarezza la massima fiducia nell’operato della
Magistratura italiana e il pieno rispetto delle sue prerogative costituzionali.
Proprio per questo auspichiamo che ogni accertamento venga condotto con rigore,
serenità e garanzie piene, senza cedere a pressioni esterne, né lasciarsi
condizionare da campagne mediatiche che, al di là dei singoli casi, mirano a
disegnare un quadro “politico” utile a intimidire e delegittimare il dissenso.
Non è affatto chiaro, allo stato, il motivo per cui i fondi di cui
disponevano gli arrestati suano stati ritenuti destinati a finalità diverse da
quelle umanitarie. Il ricorso a fonti israeliane per dichiarare l'appartenenza
ad Hamas di determinate organizzazioni umanitarie non può essere ritenuto
decisivo per la scarsa attendibilità di tali fonti, in quanto provenienti da
Stato uso alla manipolazione politica della giustizia oltre che sotto accusa
per genocidio e altri gravi crimini internazionali. Peraltro va considerata
anche la natura complessa delle organizzazioni politiche palestinesi, sorrette
da un certo consenso sociale e legittimate dalle norme di diritto internazionale
alla resistenza contro l'occupante.
È doveroso ricordare che la solidarietà, la libertà di manifestazione del
pensiero, la libertà di associazione e l’impegno civile a tutela dei diritti
fondamentali sono pilastri dell’ordinamento costituzionale. Allo stesso modo,
l’azione di informazione, denuncia e tutela legale relativa a gravi violazioni
del diritto internazionale umanitario – incluse le condotte genocidarie che la
Corte Internazionale di Giustizia e la Corte Penale Internazionale stanno
valutando e investigando – non può essere compressa o delegittimata con
insinuazioni, etichette infamanti o generalizzazioni che finiscono per colpire
indiscriminatamente attivisti, volontari, operatori umanitari, giuristi e
cittadini.
In un contesto segnato da una tragedia umanitaria di proporzioni immani,
quella dell’Olocausto del popolo palestinese, la pretesa di presentare la
solidarietà come “sospetta” e la difesa dei diritti come “pericolosa”
costituisce un rovesciamento grave dei principi democratici: si tenta di spostare
l’attenzione dalla protezione delle vittime e dall’accertamento delle
responsabilità verso un terreno di delegittimazione del movimento di
solidarietà e delle sue forme pubbliche e trasparenti di impegno.
Come Giuristi e Avvocati per la Palestina continueremo, con ancora maggiore
determinazione, nell’opera di tutela e assistenza legale volontaria a favore di
chiunque subisca provvedimenti repressivi ingiusti o sproporzionati, lesivi dei
principi del diritto costituzionale e del diritto internazionale. Continueremo
a farlo apertamente, in modo trasparente e nel pieno rispetto della legalità,
nella convinzione che i principi di solidarietà, eguaglianza e giustizia non
siano negoziabili e debbano prevalere su ogni tentativo di intimidazione o
criminalizzazione del dissenso, così come continueremo a denunciare e chiedere
l’avvio di indagini penali per l’accertamento delle responsabilità e la
punizione di autori e complici del genocidio tuttora in atto.
Invitiamo, pertanto, tutte le istituzioni, l’avvocatura, il mondo accademico, la società civile e gli organi di informazione a respingere la logica delle insinuazioni e a difendere lo spazio democratico di chi chiede verità, responsabilità e protezione dei diritti umani per il popolo palestinese, senza ambiguità e senza doppi standard.
Coordinamento dei Giuristi e Avvocati per la Palestina (GAP)"
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