martedì 30 dicembre 2025

AMRER dona nuove tecnologie diagnostiche agli ospedali di San Giovanni in Persiceto e Maggiore di Bologna

 



Si rafforza la rete ospedale–territorio e si ampliano i servizi diagnostici e di presa in carico negli ospedali di prossimità dell’area bolognese. Grazie a una donazione di AMRER – Associazione Malati Reumatici Emilia-Romagna – l’Ospedale di San Giovanni in Persiceto e l’Ospedale Maggiore di Bologna potranno contare su nuove tecnologie diagnostiche di ultima generazione, a beneficio in particolare delle persone affette da patologie croniche e rare, come la Sclerosi Sistemica.

L’iniziativa si inserisce nel modello di sanità di prossimità che si sta consolidando sul territorio, basato sull’integrazione tra ospedali, servizi territoriali e Case della Comunità. Un’evoluzione che non comporta lo spostamento dei servizi dall’ospedale al territorio, ma la loro integrazione, portando anche nei presidi di prossimità attività diagnostiche e terapeutiche di secondo e terzo livello, in condizioni di sicurezza e con elevati standard di qualità.

«L’integrazione di questi servizi sul territorio è il risultato di un lavoro portato avanti da molti anni – spiega Massimo Reta, direttore della UOC di Medicina Interna a indirizzo reumatologico interaziendale AUSL e AOU Policlinico Sant’Orsola di Bologna –. Nelle progettualità a breve termine, in ogni distretto, all’interno di una Casa di Comunità, sarà attivata un’attività di secondo livello di prossimità. L’obiettivo è costruire una rete ospedale–territorio con più punti strategici per la presa in carico delle persone con malattie infiammatorie croniche, tenendo conto dei loro bisogni. Questo significa portare sul territorio parte della diagnostica, come ecografia, radiologia ed esami ematochimici specifici, ma anche terapie complesse, comprese quelle infusionali, che a San Giovanni in Persiceto vengono proposte anche in modalità domiciliare».

A rafforzare questo modello contribuisce l’introduzione di tecnologie innovative donate da AMRER, grazie a un lascito in memoria di Silvia Manelli, paziente affetta da una patologia reumatologica.

All’Ospedale di San Giovanni in Persiceto è stato donato un ecotomografo con tecnologia REMS (Radiofrequency Echographic Multi Spectrometry), che consente di stimare la densità minerale ossea mediante ultrasuoni e di valutare il rischio di frattura a cinque anni sulla base della qualità dell’osso. Si tratta di una metodica rapida, non invasiva e priva di radiazioni ionizzanti, utilizzabile direttamente in ambulatorio o al letto del paziente, anche in donne in gravidanza e in età pediatrica, offrendo ai clinici informazioni utili già in fase di visita.

All’Ospedale Maggiore di Bologna è stato invece consegnato un capillaroscopio di ultima generazione, in grado di consentire una diagnosi ancora più precoce del fenomeno di Raynaud, della Sclerosi Sistemica e di altre connettiviti. Grazie alle sue caratteristiche tecniche, lo strumento permette di misurare rapidamente la densità dei capillari sottoungueali, inviare i dati al Fascicolo Sanitario Elettronico e supportare attività di ricerca clinica avanzata.

«L’integrazione tra il DM 70 e il DM 77, unita all’innovazione tecnologica, rappresenta un passaggio fondamentale verso un servizio sanitario sempre più orientato ai bisogni di salute della popolazione – sottolinea Francesca Santoro, direttrice del Distretto Pianura Ovest dell’AUSL di Bologna –. Portare strumenti diagnostici avanzati nei presidi ospedalieri di prossimità rafforza l’assistenza territoriale e garantisce continuità delle cure anche per bisogni complessi, grazie a una collaborazione sempre più stretta tra specialisti e medicina generale. Un ringraziamento sentito va ad AMRER, il cui impegno rappresenta un valore importante per il rapporto tra servizi sanitari, territorio e comunità».

Le due donazioni – l’ecotomografo REMS per San Giovanni in Persiceto e il capillaroscopio per l’Ospedale Maggiore di Bologna – hanno un valore complessivo di circa 63.000 euro.

«Grazie al lascito in memoria di Silvia Manelli abbiamo potuto acquistare due macchinari all’avanguardia, utilizzati nella diagnosi dell’osteoporosi e delle principali vasculopatie reumatologiche – spiega Daniele Conti, direttore di AMRER –. Come associazione di pazienti crediamo fortemente che sostenere il Servizio sanitario pubblico sia fondamentale e consideriamo il territorio un setting strategico per la reumatologia. Insieme alle istituzioni continueremo a lavorare affinché la reumatologia di prossimità possa crescere e rispondere ai bisogni dei cittadini di oggi e di domani».

 

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