martedì 16 dicembre 2025

A rischio un altro polo occupazionale della Val del Reno.




La Manz Italy Srl ha annunciato l’intenzione di chiudere lo stabilimento di Sasso Marconi, mettendo in discussione il futuro di decine di lavoratrici e lavoratori. La società, controllata dal gruppo multinazionale tedesco Manz e attiva nella produzione di batterie al litio e condensatori, ha comunicato la decisione a circa un anno dal default della casa madre, avvenuto alla fine del 2024, i cui effetti si sono riflessi immediatamente anche sull’azienda italiana.

Manz Italy era infatti inserita in un avanzato percorso di acquisizione che avrebbe dovuto garantire continuità produttiva e occupazionale. Il processo si è però interrotto bruscamente negli ultimi giorni utili, a seguito di una decisione assunta dalla capogruppo dell’impresa offerente, lasciando il personale in una situazione di improvvisa e profonda incertezza.

Per affrontare l’emergenza occupazionale, si è riunito oggi il Tavolo di Salvaguardia del patrimonio produttivo della Città metropolitana di Bologna, presieduto dal capo di Gabinetto e delegato al Lavoro Stefano Mazzetti. All’incontro hanno partecipato l’assessore regionale al Lavoro Giovanni Paglia, il sindaco di Sasso Marconi Roberto Parmeggiani, l’assessora comunale Silvia Martini, oltre ai rappresentanti dell’Agenzia regionale per il lavoro, di Confindustria Emilia Area Centro, della proprietà aziendale e delle organizzazioni sindacali.

Obiettivo della riunione è stato individuare strumenti e percorsi di tutela efficaci per tutte le persone coinvolte, in un passaggio ritenuto cruciale per limitare l’impatto sociale della possibile chiusura dello stabilimento.

Durante il confronto, la dirigenza di Manz Italy ha sottolineato come l’esito negativo della vicenda sia stato del tutto inatteso. L’operazione di acquisizione – hanno spiegato – appariva ormai prossima alla conclusione e rappresentava una concreta prospettiva di rilancio. Il repentino cambio di scenario ha invece determinato un clima di forte incertezza, che l’azienda stessa ha definito motivo di grande sconcerto.

Forte la preoccupazione espressa dalle organizzazioni sindacali, che hanno sollecitato un intervento urgente delle istituzioni per garantire la massima tutela possibile agli occupati. Tra le priorità indicate, l’attivazione immediata di contatti con altre realtà produttive del territorio, al fine di favorire concrete opportunità di ricollocazione lavorativa per gli addetti coinvolti.

Netta la posizione delle istituzioni. «Siamo sconcertati da una decisione arrivata quasi al termine di un processo già avviato – hanno dichiarato Stefano Mazzetti e Giovanni Paglia –. Ci muoviamo in un contesto complicato e del tutto inatteso: le premesse erano ben diverse e questa conclusione non fa onore a chi si era fatto carico dell’offerta, vanificando l’intera operazione all’ultimo metro».

I due rappresentanti hanno infine assicurato un impegno immediato: «Verificheremo in tempi brevissimi tutte le strade possibili, dalle politiche attive del lavoro ai percorsi formativi messi a disposizione dalla Regione, fino agli strumenti di supporto alla ricollocazione della Città metropolitana, mantenendo un dialogo costante con le parti sociali e con tutti gli attori coinvolti»


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