sabato 20 dicembre 2025

Legge Montagna, l’allarme del GAL Appennino Bolognese

 “Dieci anni di investimenti a rischio e territori divisi. Grave impatto sull’agricoltura”



Profonda preoccupazione per gli effetti della nuova Legge 131/2025 arriva dal GAL Appennino Bolognese, che lancia un grido d’allarme sui criteri di perimetrazione introdotti dalla riforma. Secondo il GAL, se non corretti, i nuovi parametri rischiano di produrre un vero e proprio “effetto ghigliottina” su numerosi comuni che rappresentano il fulcro della programmazione rurale e dello sviluppo locale.

«Lo sviluppo non si misura in metri di altitudine», sottolinea il GAL, che da anni lavora per ridurre le distanze tra la città metropolitana e le aree interne. La forza della Strategia di Sviluppo Locale (SSL), spiegano i vertici, risiede nella continuità territoriale tra collina e alta montagna. Basare l’accesso alle misure esclusivamente su rigidi parametri di pendenza significherebbe smantellare un sistema economico integrato che tiene insieme agricoltura di qualità, turismo sostenibile e artigianato locale.

A esprimere con chiarezza le criticità è il presidente del GAL Appennino Bolognese, Daniele Ruscigno:
«Il rischio è quello di un territorio spezzato da un nuovo perimetro che esclude proprio le aree di cerniera che il GAL ha faticosamente integrato nei circuiti dei fondi europei LEADER. Non possiamo accettare una visione che premia solo le cime e dimentica le valli. Escludere questi territori dai benefici per le start-up giovanili o dai crediti d’imposta significa condannarli alla marginalità, mettendo a rischio identità commerciali, agricole e turistiche. Paradossalmente, questa legge rischia di creare nuove periferie svantaggiate: non più urbane, ma montane».

I nuovi criteri inciderebbero anche sugli investimenti già avviati. L’eventuale uscita di alcuni comuni dal perimetro “montano” previsto dalla legge potrebbe generare un cortocircuito normativo con le zone C e D del Programma di Sviluppo Rurale (PSR), su cui si fonda l’azione del GAL. «Il rischio – avverte il GAL – è una burocrazia incoerente, in cui un’impresa è considerata montana dall’Europa ma ordinaria dallo Stato italiano».

Da qui la richiesta di una revisione dei criteri. «È necessario introdurre parametri più adeguati – conclude Ruscigno – che tengano conto anche di spopolamento, carenza di servizi e infrastrutture. Occorre inoltre garantire la coerenza con la zonizzazione LEADER per i comuni già inseriti nella strategia del GAL, riconoscendo diversi livelli di montanità e assicurando continuità ai progetti di sviluppo. La montagna è un ecosistema sociale, non una semplice variabile statistica».

Preoccupazioni condivise anche dalla Città Metropolitana di Bologna. «Un impatto diretto della nuova perimetrazione riguarda il comparto agricolo – evidenzia Franco Cima, consigliere delegato all’Agricoltura e ai rapporti con il GAL – che nelle aree collinari e di media montagna rappresenta non solo un settore produttivo, ma un presidio fondamentale del territorio». Le aziende agricole operano già in condizioni di svantaggio strutturale, tra costi elevati, frammentazione fondiaria e difficoltà di accesso ai servizi. L’esclusione di interi comuni dal perimetro montano comporterebbe la perdita di strumenti essenziali di sostegno, con ricadute negative sulla competitività delle imprese, sul ricambio generazionale e sulla tenuta delle filiere locali.

A essere penalizzate, in particolare, sarebbero le produzioni di qualità, l’agricoltura multifunzionale e le esperienze che integrano agricoltura, turismo e tutela del paesaggio, pilastri della Strategia di Sviluppo Locale del GAL.

Indebolire l’agricoltura appenninica, avvertono infine GAL e Città Metropolitana, significa aumentare il rischio di abbandono dei terreni, con conseguenze dirette sulla sicurezza idrogeologica, sulla cura del paesaggio e sulla resilienza ambientale dell’intero territorio metropolitano.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

È una vergogna che tutta la destra locale taccia su una legge del genere Battistini, Mastacchi, basta omertà!

Anonimo ha detto...

La legge la potete cambiare appena tornati al Governo o forse no? Il problema, e lo sapete benissimo, è che non ci sono i soldi, dato che 20 miliardi di € sono emigrati in Ucraina.