martedì 16 dicembre 2025

Lavoro nella Valle del Reno: mentre a Sasso Marconi ci si dispera per la Manz, a Gaggio Montano si spera: c'è un imprenditore interessato alla Gaggio Tech

 

Foto dal Web


 

Potrebbe esserci un imprenditore locale interessato alla Gaggio Tech di Gaggio Montano. Si tratterebbe di Claudio Tedeschi, titolare dell’azienda Dismeco di Marzabotto. A indicarne il nome è Primo Sacchetti, funzionario della Fiom di Bologna, in un post pubblicato sul proprio profilo Facebook.

La Regione Emilia-Romagna ha intanto convocato un incontro di verifica per il prossimo 23 dicembre, alle ore 16, presso la sede regionale. Alla riunione parteciperanno il vicepresidente Vincenzo Colla e l’assessore Giovanni Paglia.

Dalla convocazione, spiega Sacchetti, emerge il nominativo dell’imprenditore potenzialmente interessato all’operazione: Claudio Tedeschi, alla guida della Dismeco, azienda con sede a Marzabotto che occupa attualmente circa 20 addetti. Si tratta di una realtà che opera nel settore della raccolta, del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti, oltre che nel recupero di materiali, in particolare nel comparto ferroso ed elettronico, attività riconducibili ai principi dell’economia circolare.

«Parteciperemo all’incontro con senso di responsabilità e senza alcun pregiudizio – afferma il sindacalista – con l’obiettivo di comprendere nel dettaglio quale progetto industriale verrà proposto e quali garanzie potrà offrire».

Tra i punti ritenuti fondamentali dalla Fiom, Sacchetti indica la tutela e la garanzia di tutti i livelli occupazionali, il mantenimento del sito industriale a Gaggio Montano, la compatibilità del nuovo progetto con quello attuale anche in termini di spazi e convivenza produttiva, oltre alla richiesta che la Regione si faccia garante delle condizioni poste, degli investimenti previsti e dei tempi di realizzazione. Tempi che, sottolinea il sindacalista, dovranno essere coerenti con le scadenze della cassa integrazione per cessazione.

Resta infine un nodo centrale, evidenzia Sacchetti: «Comprendere come un’azienda con un fatturato di circa 3 milioni di euro possa farsi carico di un’operazione che coinvolge un sito con oltre cento lavoratrici e lavoratori». E conclude: «Saremo rigorosi, perché di fregature questa gente ne ha già avute tante».

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