Previsto
un convegno per domani, lunedì 14 maggio, alla Rocchetta Mattei alla
presenza dell’assessore regionale all’agricoltura Simona Caselli:
primo passo verso la nascita di un consorzio
L'unione
dei Comuni dell'Appennino bolognese informa:
Si
chiama “Rosa Romana dell’Appennino” il progetto sostenuto
dall’Unione dei comuni dell’Appennino bolognese che mira a
favorire la riprese della coltivazione della rosa romana, una mela
diffusa sull’Appennino reggiano e bolognese che deve il suo
nome alla presenza già in epoca romana e particolarmente adatta alla
cottura, visto che gli usi tradizionali comprendono la preparazione
di marmellate e mostarde.
L’obiettivo
principale è quello di salvaguardare le coltivazioni residue ancora
sporadicamente sopravvissute in varie località dell’Appennino
Bolognese, in un’ottica di tutela della biodiversità. Il percorso
nasce alcuni anni fa dall’idea di un gruppo di coltivatori ed
operatori economici locali, coinvolti da Antonio Carboni,
commerciante e frutticoltore di Riola, e sostenuti dalle associazioni
di categoria.
Il
progetto sarà presentato, alla presenza dell’Assessore
all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna Simona Caselli, in un
convegno che avrà luogo domani, lunedì 14 maggio, alle 17,30 presso il
castello Rocchetta Mattei, con la finalità di chiedere un
riconoscimento formale per un’associazione da costituire con enti
promotori e coltivatori, primo passo verso un consorzio operativo che
promuoverà il recupero e la reintroduzione di antiche varietà
fruttifere.
Capofila
del progetto è il Comune di Grizzana Morandi, il cui sindaco
Graziella Leoni commenta "Il nostro territorio
custodisce un'immensa ricchezza che risiede nella terra e nel
patrimonio agroalimentare. Riteniamo fondamentale valorizzare saperi,
tecniche e consuetudini legate all'agrobiodiversità attraverso
attività e progetti mirati come la riscoperta dei frutti antichi e
in particolare della mela Rosa romana, preziosa custode di tradizioni
e sapori antichissimi ma troppo spesso dimenticati."
Oltre
tutto Grizzana si è candidata ad ospitare “Il Giardino di Morandi”
attorno alla casa del celebre pittore. Attraverso il recupero
dell’antica maglia poderale dei due fondi agricoli di pertinenza
del Complesso Rurale del Campiaro (circa 25 ettari), di proprietà
pubblica, si darà infatti vita ad un “Pomario”, un giardino con
valenza didattico-informativa che ospiterà le specie antiche che
rischiano l’estinzione.
Altro
comune coinvolto è quello di Castel d’Aiano, con il sindaco
Salvatore Argentieri sostenitore
entusiasta dell’iniziativa. “Il
nostro territorio si presta bene alla coltivazione di prodotti
tradizionali che rischiano di scomparire perché schiacciati da
logiche di mercato, con grandi produttori che impongono le loro
specie” spiega
il primo cittadino.
“Il nostro impegno deve tutelare la biodiversità: io stesso ho in
giardino due alberi di rosa romana di cui sono particolarmente
fiero”.
Il
convegno aprirà una fase in cui si raccoglieranno le idee ed i
suggerimenti di oltre duecento operatori di tutta la valle, da
sottoporre ufficialmente ai Comuni interessati, nel quadro delle
iniziative riconosciute valide e sostenibili dal GAL o dalla Regione
Emilia-Romagna. Il progetto terrà poi conto dei numerosi
sopralluoghi nei vecchi siti di coltivazione, che sono serviti per
conoscere ed approfondire le diverse varietà di frutti antichi
presenti sul territorio e le esperienze di coltivazione, grazie alla
preziosa collaborazione del professor Silviero Sansavini e del
Dipartimento Coltivazioni Arboree dell’Università di Bologna.
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