martedì 22 maggio 2018

Questo matrimonio è da fare. Appennino e mela Rosa Romana sono 'fidanzati in casa' da mo'. E' tempo di matrimonio.

Questa unione s'ha da fare. L'Appennino è pronto al fatidico sì e a coronare un'unione sacrosanta. Officerà il consorzio Mela Rosa Romana. Manca però chi accompagna la sposa all'altare.
 

Per ricercarlo si è tenuto nella magnifica 'Sala dei Quaranta' della Rocchetta Mattei di Grizzana Morandi, un partecipatissimo convegno sul tema 'Rifiorisce l'Appennino' dal Giardino Pomario di Casa Morandi all'associazione per il ritorno della Mela Rosa Romana'. Al centro del dibattito il progetto per favorire la ripresa della coltivazione di questo frutto antico, le cui potenzialità possono ridare agli operatori della montagna bolognese una opportunità incoraggiante.
Ha introdotto il confronto il sindaco di Grizzana, Graziella Leoni, che ha voluto aprire ricordando con simpatia e gratitudine il concittadino Pietro Vicinelli, recentemente scomparso, artefice dell'avvio di tutte le verifiche e le ricerche tecnico-scientifiche alla base del ritorno in Appennino della coltivazione di Rosa Romana. Ha poi ricordato che il territorio appenninico bolognese custodisce un'immensa ricchezza nel patrimonio agroalimentare e nei saperi, tecniche e consuetudini legate all'agrobiodiversità che vanno valorizzate e non dimenticate.
Il sindaco ha poi voluto dare corpo a questo impegno preannunciando la nascita del 'Giardino di Morandi' attorno alla casa del celebre pittore. Attraverso il recupero dell'antica maglia poderale dei due fondi agricoli di pertinenza del complesso rurale del Campiaro ( circa 25 ettari) , si darà vita a un 'Pomario', un giardino con valenza didittico-informativa che ospiterà le specie antiche a rischio di estinzione, quali ad esempio la 'pera ossa', frutto quasi estinto perchè molto sodo, quindi poco masticabile, ma più che eccellente se mangiato cucinato.

Altro comune coinvolto è quello di Castel d'Aiano con il sindaco Salvatore Argentieri sostenitore entusiasta dell'iniziativa il quale ha concluso il suo intervento dicendo: “Io stesso ho in giardino due alberi di Rosa romana di cui sono particolarmente fiero”. 
 

Il progetto illustrato per la rinascita della coltivazione della rosa romana prevede che un gruppo di ricercatori dell'Università di Bologna, guidato dal professor Saverio Sansavini, ordinario di frutticoltura, anch'egli intervenuto nel convegno, faccia una parte di indagine attraverso il DNA delle piante per capirne persino la struttura e individuarne le specie e le loro diversità.
Il professor Sansavini ha illustrato diffusamente i risultati del lungo lavoro già svolto dal suo gruppo sulla rosa romana dando anche diversi spunti sui possibili sbocchi, anche economici, che la coltivazione di questa mela può portare alla economia montana. Dopo aver ricordato che, mentre agli inizi del '900 questa specie costituiva il 25 % delle mele della provincia di Bologna, e che la sua presenza si è andata via via riducendo fino allo 0,2 % degli anni sessanta, ha rimarcato che la capacità produttiva dell'Appennino sarebbe rilevante soprattutto sotto il profilo qualitativo. Ha quindi sottolineato l'importanza della costituzione di un consorzio che possa affrontare in modo organico problemi quali la registrazione di un marchio, la programmazione degli investimenti, la individuazione delle aree vocate, i piani di marketing, l'individuazione dei possibili aiuti economici assistenziali, le programmazioni sull'utilizzo, anche attraverso la trasformazione in succo, le modalità di vendita, i possibili contatti con l'Università, la programmazione di un piano di filiera.
Il convegno della Rocchetta Mattei ha aperto quindi una fase in cui si raccoglieranno idee e suggerimenti di oltre 200 operatori di tutta la Valle del Reno, da sottoporre ufficialmente ai Comuni interessati nel quadro delle iniziative riconosciute valide e sostenibili dal Gal ( il cui presidente Tiberio Rabboni era presente al convegno) o dalla Regione Emilia Romagna. Il progetto terrà poi conto dei numerosi sopralluoghi nei vecchi siti di coltivazione che sono serviti per conoscere e approfondire le diverse varietà di frutti antichi e le esperienze di coltivazione.
Al convegno era presente anche l'assessore regionale all'agricoltura Simona Caselli cui è stato chiesto un riconoscimento formale per una associazione da costituire con enti promotori e agricoltori, primo passo verso un consorzio operativo.

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