sabato 3 giugno 2023

Unioni di comuni , Circondario imolese e GAL uniti per valorizzare la Mela rosa romana

Il frutto avrà un Marchio collettivo denominato “Mela Rosa romana storica dell’Appennino bolognese” che verrà depositato ufficialmente  dalla Città metropolitana di Bologna.


La Città metropolitana informa:  

 

Città metropolitana, Unioni di Comuni Reno Lavino Samoggia, Savena Idice, Appennino bolognese, Nuovo Circondario Imolese e GAL Appennino bolognese hanno sottoscritto l’Accordo per la valorizzazione della Mela rosa romana nell’Appennino bolognese che era stato approvato in febbraio dal Consiglio metropolitano.

 

Per promuovere sia il frutto fresco in quanto tale, sia i suoi derivati dalla filiera alimentare (marmellate, composte, succhi, frutta cotta, essiccata, aceto, distillati) oggetto dell’Accordo è la disciplina della realizzazione del deposito e della concessione a terzi interessati di un Marchio collettivo denominato “Mela Rosa romana storica dell’Appennino bolognese” da depositare ufficialmente a cura della Città metropolitana di Bologna. 

Con la costituzione del Marchio collettivo, la Città metropolitana sarà l’unico titolare esclusivo del marchio, che verrà concesso ai soggetti interessati sulla base di una specifica istruttoria condotta da una Commissione di valutazione, composta da esperti indicati dall’Università di Bologna e da Ri. Nova - società cooperativa che si occupa di ricerca e sperimentazione nel comparto delle produzioni vegetali -, che verrà effettuata sulla base di un apposito disciplinare e di un regolamento di uso del marchio collettivo, redatti dal GAL Appennino bolognese. 

L’opportunità è nata grazie ad un gruppo di agricoltori e di imprenditori locali che insieme hanno cercato di riscoprire e salvare dall’estinzione la Mela rosa romana, l’antichissima mela coltivata in Appennino probabilmente da qualche millennio i cui esemplari secolari sono ancora presenti nelle aree più tipiche, caratterizzando fra l’altro il paesaggio rurale di gran parte dei comuni della montagna bolognese. L’Appennino è fortunatamente ricchissimo di varietà antiche di melo da riscoprire, ma la Mela rosa romana è stata da sempre la più nota e la più coltivata e conosciuta anche sui mercati esteri. Inoltre recenti ricerche hanno evidenziato l’alto contenuto nutrizionale soprattutto di polifenoli che la distingue da altre varietà di melo più recente. 

Il tema è di particolare interesse anche per la Regione Emilia-Romagna, che nel corso del 2022 ha cofinanziato con 150 mila euro la realizzazione, nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale, di un progetto GOI (Gruppi Operativi per l’Innovazione), di durata biennale, relativo alla valorizzazione della Mela rosa romana. Si tratta del progetto sperimentale denominato “Organizzazione e valorizzazione di una filiera di qualità in biologico della Mela rosa romana dell’Appennino bolognese”, presentato da un raggruppamento di soggetti pubblici e privati di cui fa parte tra gli altri il GAL. Il progetto è finalizzato a mettere a punto i presupposti per lo sviluppo territoriale di una filiera produttiva-commerciale, innovativa ed organizzata, dell’antico frutto appenninico. Il progetto prevede la realizzazione di un marchio collettivo da depositare ufficialmente, con l’obiettivo di promuovere non solo il prodotto fresco, ma anche tutto ciò che viene ottenuto dallo stesso frutto. Il marchio dovrà riportare la denominazione della varietà e il richiamo del territorio di coltivazione, cioè l’Appennino bolognese. 

Oggigiorno la qualità, intesa come insieme delle caratteristiche nutrizionali, gustative e sensoriali, sta ritornando ad essere un elemento fondamentale per l’affermazione delle produzioni di mele sul mercato. I consumatori sono particolarmente attenti agli aspetti nutrizionali, alla provenienza del prodotto, alle garanzie di sanità, cioè se prodotto con bassissimo uso di insetticidi e sostanze chimiche o meno. Ecco perché si vuole riproporre l’Appennino come territorio particolarmente adatto alla coltivazione di mele di elevata qualità soprattutto impiegando tecniche di coltivazione biologica che in queste zone possono trovare un ambiente ideale per ricchezza di biodiversità e limitata diffusione dell’agricoltura intensiva. 

“La creazione, concessione in utilizzo e tutela di un marchio apposito che identifichi il prodotto Mela rosa romana rappresenta per la Città metropolitana un’opportunità di svolgere il proprio ruolo di coordinamento istituzionale e di raccordo fra i soggetti attori del progetto e di promozione del proprio territorio” - sottolinea Maurizio Fabbri Consigliere metropolitano delegato alle Politiche per l’Appennino bolognese - e “un’opportunità di promozione del territorio e di rilancio dell’economia locale che la Città metropolitana intende cogliere nell’ambito della propria funzione di sviluppo economico, con particolare riferimento all’obiettivo di rilancio del territorio appenninico, anche attraverso la valorizzazione dei suoi prodotti in particolare se connotati da forte radicamento storico e culturale”.

"Vogliamo trasformare un frutto del passato - ha dichiarato Tiberio Rabboni presidente del GAL Appennino bolognese - testimone di un'antica vocazione melicola, in una nuova opportunità di futuro per la problematica agricoltura di montagna. L'obiettivo è la creazione e lo sviluppo in loco di una moderna filiera produttiva e commerciale della mela rosa romana, ovvero l'insediamento di nuovi impianti produttivi e di un sistema organizzato di relazioni per la valorizzazione delle qualità del frutto nella trasformazione alimentare, nella gastronomia e nei mercati di consumo. Le analisi dell'Università di Bologna hanno rivelato che le varietà storiche coltivate nell'Appennino bolognese si distinguono da tutte le altre per il maggiore apporto di sostanze benefiche e nutrizionali. L'origine territoriale è quindi un valore da tutelare da abusi e contraffazioni attraverso la creazione di un Marchio Collettivo Privato, riconosciuto dallo Stato".

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