È
soprattutto l’eccesso di caldo che nell’area provinciale di
Bologna ha messo in ginocchio l’agricoltura. Lo afferma Coldiretti
Bologna che ha chiesto alle istituzioni di delimitare l’intero
territorio per il riconoscimento di calamità naturale in modo da
poter attivare tutti i provvedimenti di legge che consentano di
ridurre gli ingenti danni alle aziende agricole.
Coldiretti
Bologna ricorda che dalla metà di giugno le temperature sul
territorio provinciale hanno raggiunto livelli mai toccati negli
ultimi 20 anni collocandosi al di sopra della media fino a 1,5 gradi
centigradi. Il caldo eccessivo accompagnato da un calo delle
precipitazioni del 60%, ha sconvolto l’andamento produttivo delle
principali colture, con forti ripercussioni sugli andamenti di
mercato per il crollo dei prezzi.
L’esplosione
di caldo che ha caratterizzato il periodo già dalla fine di maggio –
sottolinea Coldiretti provinciale – ha determinato una
concentrazione delle maturazioni della frutta estiva, con conseguente
eccesso di offerta che ha portato, ad esempio, i prezzi delle pesche
fino a 20 centesimi al chilo, la metà dei costi di produzione. È
diminuita anche la produzione di latte, stimata da Coldiretti attorno
al 15% negli ultimi due mesi, a causa dello stress degli animali per
il troppo caldo. In sofferenza anche le produzioni di mais, mentre
l’eccessivo caldo che ha ridotto il lavoro delle api e la
concentrazione delle fioriture hanno dimezzato la produzione di
miele, azzerando quasi interamente il pregiatissimo miele di acacia,
a causa delle sfioritura precoce di questi alberi.
In
difficoltà una delle produzioni d’eccellenza della provincia di
Bologna, come i “Marroni Igp” di Castel Del Rio: le piante nelle
aree di maggiore pendenza hanno perso foglie e ricci, per un danno
produttivo stimato attorno al 50%, che potrebbe raggiungere anche
l’80% se le temperature non torneranno più fresche in tempi brevi.
Un discorso a parte – rileva Coldiretti – va fatto per il grano e
la vite. Caldo e scarsità di precipitazioni hanno ridotto la
produttività, con un calo del 15% per il grano duro e del 20%
mediamente per la vite con punte fino al 40% nelle zone collinari
dove non è possibile irrigare. Gli ottimi risultati in termini di
qualità per entrambi i prodotti non riescono però a compensare il
calo quantitativo.
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