Il
gruppo consiliare regionale di l’Altra Emilia Romagna ha inviato:
“E'
in corso una strisciante privatizzazione del sistema sanitario, senza
che nessuno ne discuta". “Chi ha i soldi e un buon reddito va
ormai dal privato, tanto non perde tempo; chi non ha i soldi in tasca
tende a non poter accedere alle prestazioni del servizio sanitario"
per le carenze provocate dai tagli che creano file di attesa
lunghissime. Non è un pericoloso bolscevico ad aver lanciato
stamattina questo allarme sulla sanità pubblica, ma Pier Luigi
Bersani del Partito Democratico cioè lo stesso partito che tramite
il premier Matteo Renzi sta dando il colpo finale ad un sistema
universalistico e di ottima qualità un tempo orgoglio degli
italiani. Bersani ha anche osservato che si stanno sviluppando
“meccanismi di natura contrattuale dove sostanzialmente si chiama
integrativo quello che via via diventa sostitutivo o che è comunque
concorrenziale alle strutture pubbliche che andranno comunque
mantenute e quindi noi avremo un incremento nella composizione
pubblico-privato e nella spesa sanitaria micidiale" aggiungendo
come chiosa finale che davanti a questo disastro “i presidenti
delle Regioni non aprono bocca". In effetti il renziano di ferro
Stefano Bonaccini ha già fatto capire che per lui la strada da
intraprendere è quella di una progressiva privatizzazione, anche se
non lo dice chiaramente per non perdere consensi elettorali. In
un’intervista recente al Sole 24 Ore ha infatti dichiarato:
“Dovremmo (noi Governatori ndr) costituire una regia pubblica e
contribuire, anche finanziariamente, a fondi misti: penso a tutto il
socio-sanitario, alla non autosufficienza, dove la spesa privata è
in forte crescita e spesso affidata al fai-da-te. Penso al
“badantato” e al privato sociale. Possiamo continuare a non
occuparcene? In Emilia-Romagna, questo tema c’è. Credo che
discuterne nella Conferenza possa portare spunti di riflessione e poi
operativi di grande portata. Con il pubblico che governa i processi e
i cambiamenti”, e il privato che si arricchisce alle spalle dei
cittadini, aggiungiamo noi.
Il
convegno “Contro lo smantellamento del SSn non definanziare, non
privatizzare, ma investire!” organizzato dal gruppo assembleare
regionale de l’Altra Emilia – Romagna in collaborazione con il
M5S ha visto nella giornata di oggi alternarsi esperti e lavoratori
della sanità che hanno illustrato il modo in cui il Governo con la
silenziosa complicità dei presidenti di Regione sta operando per
distruggere un sistema basato sull’universalismo per soppiantarlo
con un sistema alla statunitense basato sulle assicurazioni private.
Bonaccini ha il coraggio di sostenere che il mancato finanziamento
del Fondo sanitario nazionale non è un taglio, ma solo “un mancato
incremento” fingendo di non sapere che se le risorse non sono
adeguate ai bisogni espressi dalla popolazione bisogna
necessariamente tagliare i servizi per far tornare i conti. Nella
tabella seguente si evidenzia come la crescita della spesa sanitaria
non sia pari alla crescita della popolazione in regione.
La
tabella seguente mostra invece come il Fondo sanitario non abbia
neanche coperto l’aumento dell’inflazione in questi ultimi otto
anni.
In
sostanza in questi ultimi anni, mancando le risorse, sono mancati
del tutto gli investimenti:
I
costi per i servizi appaltati ai privati sono in costante aumento:
Ma
forse non ancora abbastanza per il presidente Bonaccini che non perde
occasione per ricordare che intende promuovere l’istituzione di un
fondo regionale per la sanità integrativa per l’erogazione di
prestazioni, per adesso solo quelle extra LEA.
“Questo
convegno nasce dall’urgenza di mettere in guardia i cittadini
emiliano – romagnoli dalla strisciante privatizzazione della sanità
che Renzi e Bonaccini stanno portando avanti in modo subdolo, ognuno
per quel che gli compete, in modo che abbiano le conoscenze per
opporsi a questo sciagurato disegno”. Così Piergiovanni Alleva
( nella foto) capogruppo regionale de l’Altra Emilia Romagna apre i lavori del
convegno “Contro lo smantellamento del SSn non definanziare, non
privatizzare, ma investire!” svoltosi venerdì 5 febbraio 2016
all’Auditorium della Regione.
“Se
la sanità non sarà più assicurata a tutti come prescrive l’ art.
32 della Costituzione perché nel concreto fasce crescenti della
popolazione ne sono escluse, per le lunghissime file d’attesa o
perché non possono permettersi di pagare i ticket – osserva Alleva
- la soluzione sarà di tipo privatistico in particolare
assicurativo. Questa purtroppo è già la realtà, non una critica o
un sospetto. Nonostante, a differenza di quello che dice la
propaganda, l’Italia è in linea con il resto d’Europa sulla
spesa sanitaria, e anzi spende di meno di altri Paesi che hanno una
sanità di qualità peggiore”. Quello che è emerso dal convegno è
l’enorme discrepanza tra quello che afferma la Regione e quello che
riportano gli operatori che lavorano giornalmente nei reparti
ospedalieri e nelle strutture territoriali. Fabio Maria Vesta della
FIMMG ha lanciato il grido d’allarme dei medici di base che
segnalano alla Regione l’inadeguatezza del decreto sul taglio delle
prescrizioni specialistiche e chiedono che si ritorni alla
condivisione delle scelte. “Per evitare le sanzioni – ha
affermato Vespa – i medici saranno costretti a prescrivere esami
che ritengono necessari sul foglio bianco invece che tramite ricetta
rossa e dunque i cittadini dovranno sostenere l’intero costo della
prestazione di tasca loro privatamente”. Anche la
“razionalizzazione” che la Giunta ha promosso tramite l’assessore
Venturi lascia molto a desiderare gli operatori della sanità, sempre
perché non si è voluto ascoltare i diretti interessati. Secondo
Sandro Macchia dell’ANAAO Assomed ad esempio il taglio di reparti
ed ospedali ha colpito anche realtà dove quei servizi erano invece
necessari, ad esempio a Faenza dove il taglio del reparto di
Pediatria farà sì che i bambini verranno ricoverati con gli adulti
nonostante abbiano esigenze e problematiche molto diverse. “Non
capisco neanche perché la Regione insiste con il blocco del turn
over che è imposto solo alle regioni sottoposte ai piani di rientro
e non assume” conclude Macchia.
I
sindacati confederali, consapevoli del pericolo di una
privatizzazione massiccia, hanno mostrato di non essere disposti a
cadere nella trappola del governo che appoggia le associazioni
datoriali che vogliono sostituire gli aumenti salariali contrattuali
con il welfare aziendale. “I fondi integrativi – ha detto Marco
Blanzieri della Fp Cgil devono essere integrativi e non sostitutivi
della sanita pubblica” mentre Enrico Bassani della Cisl ha
lamentato che il Governo e la Regione rifiutano il confronto con le
parti sociali riguardo il riordino del sistema sanitario che sta
tagliando i posti di lavoro”
Insomma,
conclude Alleva, se si ascolta la Giunta in Commissione sanità pare
che tutto vada bene e sia tutto perfetto mentre la realtà è
un’altra e la Giunta e il Consiglio farebbero bene a prenderne
atto.
2 commenti:
Dai grafici pubblicati constato con stupore che la regione ER spende per il personale e le consulenze solo la metà del proprio bilancio, anche se lo stipendio medio risulta altino….
Veramente atipico per l’Italia. Un buon ente pubblico o partecipato italiano storicamente deve spendere per il personale almeno il 90% del proprio bilancio (e con i contributi INPDAP a carico dell’INPS).
Poi, andiamo, lasciare i politici senza fondi per gestire gli investimenti… aumma, aumma, ….ma come si fa?
Nonostante tutti i bilanci siano fasulli e rigirabili come le frittate, un plauso a questo signore, che almeno li ha pubblicati.
Sanità, in 10 anni spesa per personale su del 17,9%
L’Emilia Romagna con i suoi 2,9 miliardi è al secondo posto dopo la Lombardia.
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