I
costi di scavo e posa per gli operatori che fanno reti banda ultra
larga rischiano di essere più alti del previsto, per colpa di un
decreto appena approvato. Ne può venire un possibile danno sui tempi
e velocità delle copertura fibra ottica. Si tratta del decreto
“scavi”, passato al Consiglio dei Ministri di mercoledì scorso
(con poca pubblicità). Decreto per altro molto atteso dall'industria
(fin dal 2014), per semplificare e tagliare i costi per la banda
ultra larga, grazie a una riduzione delle tasse degli enti locali a
carico degli operatori e a un via libera sull'uso di tecniche
innovative connesse allo scavo e al ripristino dell'asfalto.
Il
testo passato delude però gli operatori, che hanno scritto al
Governo tramite la loro associazione Asstel, perché si fa salva la
possibilità di enti locali di conservare canoni e balzelli per
l'occupazione del suolo. Precedenti versioni del testo invece avevano
rassicurato gli operatori che i costi sarebbero stati eliminati. Il
tutto in un momento cruciale per il Paese: nei prossimi due-tre anni
gli operatori daranno (o, per meglio dire, hanno annunciato di voler
dare) la spinta decisiva per coprire con banda ultra larga la maggior
parte degli italiani. Un aumento imprevisto dei costi potrebbe
mettere in difficoltà l'industria e i piani Paese. Per l'esattezza,
il problema è che il testo è stato approvato solo in via parziale,
con la clausola “salvo intese tra dicasteri”. Ergo, per
l'approvazione finale bisognerà aspettare ancora un passaggio, per
via dell'opposizione del ministero dei trasporti a tagliare i costi
di occupazione del suolo per gli operatori che portano la fibra. È
quanto riferisce Reuters, secondo cui inoltre il ministro del Mit
Graziano Del Rio sarebbe “preoccupato per le ripercussioni che i
lavori fatti in fretta possano avere su costi e sicurezza di chi le
strade le gestisce, come l'Anas”.
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Sappiamo
che, storicamente, è stata sempre l'opposizione del Mit e di Anas a
ostacolare le mire degli operatori di abbattere i costi. Nel mirino
ci sono in particolare due passaggi del decreto, su cui il Mit
vorrebbe dire la sua. Primo, “le specifiche delle tecniche di posa
su tralicci e pali, di scavo tradizionale e di scavo a basso impatto
ambientale,nonché dei relativi ripristini sono definite dall'Ente
nazionale italiano di unificazione attraverso le apposite norme
tecniche e prassi di riferimento”. Significa che ogni innovazione
nelle tecniche di scavo (come adesso sono le minitrincee e domani
chissà) o nell'uso di materiali innovativi per il ripristino
dell'asfalto non dovranno più aspettare l'autorizzazione da parte di
un provvedimento legislativo. Ci sarebbe invece un ente tecnico terzo
incaricato degli standard.
Secondo
punto, “gli operatori che forniscono reti di comunicazione
elettronica possono essere soggetti soltanto alle prestazioni e alle
tasse o canoni espressamente previsti dal comma 2 della medesima
disposizione”. Gli operatori sarebbero quindi tassabili solo per
l'occupazione di suolo pubblico, mentre ora i Comuni impongono tasse
e canoni addizionali. “Siamo molto preoccupati e sconcertati dalla
schizofrenia che sembra dominare la politica in materia di banda
ultralarga”, scrive Asstel in una nota. “Da una parte,
nell'ultimo Consiglio dei Ministri è stato finalmente proposto il
decreto contenente le misure per semplificare e rendere meno onerosa
la posa in opera della fibra ottica. Misure promesse da tutti i
governi che si sono occupati di digitale, auspicate dal Parlamento e
vitali per accelerare l'attuazione della strategia del Governo sulla
banda Ultra larga e rendere più efficienti gli investimenti
infrastrutturali degli operatori di Telecomunicazione” .
“Dall'altra
il ritardo nell'emanazione del testo definitivo del decreto sembra
trovare giustificazione nella voce che un'Amministrazione dello
stesso Governo abbia posto il veto su queste disposizioni.”
Durissima la presa di posizione di Dina Ravera, presidente di
Assotelecomunicazioni-Asstel , a fronte della possibilità che le
norme per facilitare la posa della fibra ottica rimangano, ancora una
volta, lettera morta.
“Poiché- dice Ravera- crediamo fermamente nell'impegno del Governo sull'innovazione digitale come strumento strategico di crescita e trasformazione competitiva del nostro Paese, come più volte affermato dallo stesso Presidente Renzi, speriamo vivamente che ritardi e reticenze siano dovuti a malintesi e che, quindi, potranno essere ricomposti facendo prevalere la valutazione dell'importanza cruciale della rete a banda ultralarga per il futuro del Paese e la necessità di accelerare in questa direzione”. È arrivata la replica del presidente Gianni Armani di Anas: “non sono state tenute in conto le nostre richieste di un coordinamento per evitare il lievitare dei costi e problemi alla sicurezza che scavi e tagli dell'asfalto possono creare”.
In questo braccio di ferro di competenze, insomma, rischia di tardare una svolta che potrebbe contribuire alla diffusione della banda ultra larga in Italia.
“Poiché- dice Ravera- crediamo fermamente nell'impegno del Governo sull'innovazione digitale come strumento strategico di crescita e trasformazione competitiva del nostro Paese, come più volte affermato dallo stesso Presidente Renzi, speriamo vivamente che ritardi e reticenze siano dovuti a malintesi e che, quindi, potranno essere ricomposti facendo prevalere la valutazione dell'importanza cruciale della rete a banda ultralarga per il futuro del Paese e la necessità di accelerare in questa direzione”. È arrivata la replica del presidente Gianni Armani di Anas: “non sono state tenute in conto le nostre richieste di un coordinamento per evitare il lievitare dei costi e problemi alla sicurezza che scavi e tagli dell'asfalto possono creare”.
In questo braccio di ferro di competenze, insomma, rischia di tardare una svolta che potrebbe contribuire alla diffusione della banda ultra larga in Italia.
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