mercoledì 1 giugno 2011

Il Signore dei Leoni. Incontriamolo al Museo archeologico di Marzabotto.


Il 26 giugno una intera giornata per conoscere da vicino la misteriosa civiltà etrusca che visse a Marzabotto oltre 26 secoli fa.

Non finisce di stupire l’affascinante storia della città etrusca di Marzabotto, la cui importanza, nel panorama delle città dell’Etruria padana, appare sempre maggiore man mano se ne scoprono i segreti tramite i reperti ritrovati nel pianoro di Misano e in gran parte conservati nelle sale del Museo Archeologico Pompeo Aria, attiguo all’area degli scavi.

Di un prezioso manufatto d’avorio, conservato proprio nel Museo di Marzabotto ha dato una dettagliata descrizione e una affascinante spiegazione la dottoressa Paola Desantis, direttrice del Museo stesso, nella conferenza che si è tenuta sabato scorso al museo della Rocca di Bazzano, nell’ambito del ciclo Archeologite bolognesi .

Si tratta probabilmente del coperchietto di una pisside, alto 4,2 centimetri e del diametro di 6, risalente, ha spiegato la dottoressa Desantis, al periodo che va dal 620 al 580 A.C., e ritrovato in frammenti sul fondo di un pozzo della profondità di 6 metri e mezzo, nella parte più antica dell’insediamento di Marzabotto.

La città etrusca, il cui nome pare essere stato Kainua o città nuova, ebbe la massima importanza nel V secolo a.C. e l’oggetto è quasi di un secolo più antico per cui le ipotesi sulla sua storia sono diverse: potrebbe essere caduta casualmente nel pozzo o poteva essere stato un dono votivo in una cerimonia di fondazione del pozzo e questo in un periodo, precedente alla città nuova, in cui si può presumere che Marzabotto fosse uno dei centri “orientalizzanti” quali quelli che esistevano nell’area di Chiusi.

E’ stato realizzato a intaglio, utilizzando una sezione di zanna di elefante ed è stato ottenuto dal sapiente accostamento a incastro di almeno 5 parti lavorate separatamente. La raffigurazione presenta un gruppo, costituito da un carro tirato da due cavalli, affiancati ai lati da due grossi felini; il protagonista della scena è l’uomo che guida il carro, mentre altre due figure antropomorfe, nude, poste a fianco di ciascun cavallo, tengono sul collo di questo un braccio mentre con l’altra mano reggono per il collare la fiera. Al centro del gruppo si trova il carro a due ruote, di tipo militare, che avanza in una sorta di parata, quindi poteva essere usato per un trionfo.
Il protagonista della scena è l’uomo in piedi sul carro, di cui si è persa la testa, qualificato come personaggio di alto rango per la presenza del carro stesso, della coppia di cavalli, e soprattutto dei due felini di irreale grandezza aggiogati, interpretabili come leoni.

Il manufatto d’avorio, materiale raro e prezioso, realizzato certamente da un abile artigiano (quale quelli che in Etruria producevano questo tipo di oggetto per notabili di classi dirigenti, appartenenti ad un alto livello, anche principesco), pur nelle sue ridotte dimensioni può trasmetterci una gran quantità di informazioni grazie alle figure rappresentate. Come ha ricordato la Desantis, nel mondo antico, a differenza di oggi in cui siamo bombardati di immagini da ogni parte, ogni raffigurazione aveva un suo significato, così i cavalli comunicavano ricchezza e prestigio, i leoni denotavano regalità, forza, quindi l’importanza di colui cui era appartenuto l’oggetto.

Ma chi poteva essere il prestigioso personaggio abitante dell’antica Marzabotto, o che, transitato di qui, lasciò un oggetto di tale valore, per di più in fondo a un pozzo?

Intanto, proprio per il valore che aveva, è molto più probabile che l'oggetto sia stato il pregevole dono votivo che alla cerimonia di fondazione del pozzo doveva ingraziarsi le divinità per assicurarsene la fecondità.

In quanto al proprietario, la dottoressa Desantis, ha avanzato un’affascinante ipotesi: dato che in un cippo funerario rinvenuto a Rubiera una iscrizione fa riferimento a un importante notabile o magistrato proveniente da Misa, che quindi poteva essere a livello di quello rappresentato nella pisside, perché non pensare che fosse proprio colui che aveva fatto un dono così prezioso alle divinità a favore del pozzo? E ciò ci può dire quale fu l’importanza dell’antica Misa, poi Kainua.

Avvincente teoria che risveglia la curiosità sulla misteriosa città etrusca di Marzabotto e spinge a visitare (o rivisitare) l’importante insediamento di Marzabotto .

L’occasione può essere la giornata del 26 giugno in cui, a partire dalle 10, i ‘curiosi di archeologia e di storia etrusca’ saranno condotti con visite guidate all’area archeologica e al Museo, saranno accolti da rievocatori in costume etrusco e coinvolti nel ‘Festival Kainua’. Quindi, dopo un aperitivo ‘all’etrusca’ saranno condotti nel mondo etrusco dalle conversazioni dei relatori, tra cui la direttrice Paola Desantis. Quindi, alle 16,30, un corteo storico raggiungerà il parco per rappresentare uno scontro armato tra Celti ed Etruschi. La partecipazione è gratuita.

Anche questa iniziativa fa parte del programma di Archeologite come la conferenza di Bazzano che si è conclusa con una interessante visita al Museo Archeologico “A. Crespellani” della Rocca sotto la guida della dottoressa Sara Campagnari (nella foto) che ha illustrato i materiali villanoviani provenienti dalle ricche tombe di Casalecchio di Reno, un insieme, quasi certamente famigliare, di tombe di aristocratici caratterizzate da corredi di grande ricchezza. La ricostruzione del tumulo sormontato dalla stele in arenaria rende particolarmente apprezzabile il valore simbolico della decorazione posta nella fascia superiore, incentrata sull’“albero della vita”, di origine orientale. Tra i materiali di corredo sono stati rinvenuti alcuni resti di finimenti equini, insieme a un ricchissimo corredo che comprende un cospicuo servizio da banchetto.

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