Vado avrà la tangenziale anche se gli scettici e i contrari non sono pochi. La tangenziale riutilizzerà il tratto di A1 che fiancheggia il grosso agglomerato urbano di Vado ora dismesso per l’arrivo della Variante di Valico. Il nuovo tracciato autostradale , quello della Variante, è stato ridisegnato in galleria, più distante dall’abitato e l’accordo dell’amministrazione comunale siglato prima dell’avvio dei lavori della nuova autostrada prevedeva la demolizione del tratto viario dismesso e la rinaturalizzazione della parte di terreno su cui passa la strada. Questa operazione era a carico di società Autostrade.
Subito la scelta dell’amministrazione dell’epoca ha generato un forte dibattito fra i favorevoli all’abbattimento dei grossi manufatti autostradali, molti dei quali poggiano sul greto del fiume Setta. Costoro puntavano sulla possibilità di dotare Vado di un ampio spazio riconsegnato al verde e di riportare il fiume all’antica bellezza. Coloro invece che sostenevano ‘la tangenziale’ proponevano di utilizzare l’impegno di lavoro di Autostrade non per la demolizione, ma per riconvertire il tratto viario dismesso alla funzione nuova di tangenziale (è necessario soprattutto un nuovo ponte al vertice ‘Gardelletta’ per l’innesco della tangenziale con la provinciale). In questo modo il centro Vado sarebbe ‘sgravato’ del traffico di passaggio e soprattutto del traffico pesante dovuto alla presenza di cave di sabbiella, con benefici, anche in questo caso, ambientali.
Il confronto irrisolto ha visto anche il formarsi di un ‘comitato pro tangenziale’.
Le diverse posizioni si sono ripresentate anche all’incontro organizzato dal Circolo Pd di Monzuno lo scorso venerdì. A sostenere con forza la tangenziale il consigliere provinciale Giovanni Leporati che ha sostenuto la necessità di ‘mettere in cantiere’ la bretella che congiunga la Valle del Reno con quella del Setta. “La montagna non ha avuto nulla . E’ essenziale ricontrattare la convenzione con Autostrade per avere almeno il casello per l’ingresso nella Variante”.
Tesi, quella di un nuovo casello, ribadita dal presidente della consulta di Rioveggio, Tiziano Neri: “Il 90 % del traffico passerà sulla Variante di Valico. C’è il rischio di essere tagliati fuori. La montagna diventerà una riserva indiana”, ha sostenuto.
I fratelli Gilberto e Gianfranco Gerbi si sono detti contrari alla nuova tangenziale. Il primo, dopo aver sottolineato l’assurdità di un collegamento Reno – Setta perché Rioveggio è già collegato con una autostrada, ha sostenuto: “la tangenziale non serve ai vadesi ma agli automobilisti degli altri comuni. Non serve neppure per il traffico pesante perché la nuova posizione del casello di Rioveggio porterà in autostrada molti dei camion delle cave”.
Gianfranco ha invece messo in risalto come le risorse potrebbero essere utilizzate per una radicale riqualificazione dell’intera Vado. Il pensiero è andato subito al nuovo ambulatorio che Vado reclama da tempo.
Ha smorzato gli entusismi l’assessore regionale Peri che ha detto: “I soldi impegnati per i lavori nel tratto autostradale dismesso si spendono lì o non verranno spesi”. Ha messo invece in guardia sul ‘bluff che Autostrada starebbe orchestrando e cioè di ipotizzare per la demolizione dei manufatti un costo molto più basso di quello reale per diminuire così il carico economico che le verrà addebitato nel caso si faccia la tangenziale. Ha poi posto l’accento su un altro pericolo, quello di affiancare alla realizzazione della tangenziale anche la progettazione di altre opere: “Autostrade si direbbe senz’altro disponibile a valutare nuove proposte”, ha sostenuto, “ ma si prolungherebbero i tempi di trattativa con il forte rischio di non fare ne’ l’una ne’ l’altra opera”.
Comunque, si parla tanto della tangenziale di Vado ma di questa non è ancora stato fatto un progetto operativo.
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