da
Donatella Spano ha presentato
e
illustrato alla commissione
della Camera un documento
elaborato
dagli assessori
all'ambiente e all'agricoltura
|
“Come è noto nel 2017 si è registrato un
notevole decremento delle precipitazioni. E se è vero che la crisi
ha interessato in maniera differente le regioni italiane, è
altrettanto certo che tutto il territorio nazionale è stato colpito
da una crisi idrica senza precedenti. Una situazione che in molti
casi ha determinato la necessità di ridurre le erogazioni relative
sia al settore idropotabile sia al settore irriguo e in alcuni casi
ha anche portato alla dichiarazione dello stato di emergenza
finalizzato alla attivazione di misure straordinarie sia di tipo
strutturale che di tipo non strutturale atte al superamento dello
stato di crisi” , questo il quadro delineato da Donatella Spano
- coordinatrice della commissione Ambiente della Conferenza delle
Regioni e assessore della Regione Sardegna - intervenuta il 26
ottobre nell’audizione programmata dalla Commissione ambiente
e lavori pubblici della Camera nell’ambito dell’indagine
conoscitiva sull’emergenza idrica e sulle misure necessarie per
affrontarla.
“In
Italia, nel settore potabile, si registra una notevole dispersione
dell'acqua immessa nella rete, in particolar modo nel Centro e Sud.
Dobbiamo però tenere conto che il 60% delle infrastrutture è stato
realizzato oltre 30 anni fa; il 25% di queste supera anche i 50
anni, il tasso di rinnovo nazionale è pari a circa 0,38%.
C’è
una dispersione di quasi 9 miliardi di litri di acqua al giorno, a
causa delle perdite registrate nella rete di acquedotti lunga circa
425 mila chilometri. Un dato che da solo rende evidente la necessità
di ingenti interventi di ammodernamento degli acquedotti e di
interventi di manutenzione straordinaria. Secondo i dati Utilitalia
gli investimenti realizzati per rimodernare gli acquedotti sono fra
i più bassi in Europa.
L'attuale
assetto legislativo – ha spiegato l’assessore Spano - prevede
che gli investimenti nel settore idrico debbano trovare nel sistema
tariffario la principale fonte di finanziamento. La normativa
europea prevede infatti che la tariffa copra integralmente i costi
di investimento e le risorse pubbliche dovrebbero pertanto
rappresentare un sistema integrativo di finanziamento.
Un’impostazione
che, unitamente al deficit strutturale, a fronte dell'esigenza di
interventi straordinari, comporterebbe aumenti tariffari
insostenibili per l'utente e tempi di realizzazione troppo lunghi.
Lo
stanziamento medio annuo per gli interventi nel settore idrico
finanziati con risorse pubbliche è ben al di sotto di quanto
necessario. Tre le misure urgenti da adottare per contrastare gli
effetti della siccità sarà necessario prevedere risorse adeguate
per gli interventi strutturali, migliorare l'efficienza delle reti
idriche e incentivare l'utilizzo dei reflui depurati.
Le
misure dovranno tenere conto anche aspetti non strutturali che
rivestono un'importanza fondamentale nella governance. Penso al
ruolo dell'Osservatorio sulla Strategia Nazionale degli Adattamenti
Climatici, che rappresenta la cabina di regia per il monitoraggio
costante degli aspetti meteorologici e climatici e la programmazione
delle conseguenti azioni. E penso – ha poi concluso Spano - alle
azioni per incentivare il risparmio idrico e le buone pratiche
gestionali delle reti con forte contenuto di innovatività, sia nel
settore potabile che nel settore irriguo”.
La
coordinatrice della commissione ambiente ha poi lasciato agli atti
un documento
informativo che ha raccolto ii contributi degli assessorati
all’ambiente delle Regioni Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Molise,
Piemonte, Sardegna, Toscana, Umbria, Emilia-Romagna e Veneto.
Il
documento contiene anche un approfondimento ed una rilevazione
effettuata dalla commissione politiche agricole della Conferenza
delle Regioni sulla base di una scheda relativa a valutazioni e dati
sullo stato della emergenza idrica, sulle misure adottate; sugli
investimenti programmati, realizzati, e in corso di realizzazione,
per il miglioramento delle reti. Tale monitoraggio raccoglie le
schede fornite dagli assessorati all’agricoltura di Basilicata,
Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria,
Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Provincia di
Trento, Umbria e Veneto.
Dall’esame
delle schede pervenute alla commissione politiche agricole della
Conferenza delle Regioni, emerge che il particolare andamento
climatico dell’annata ha determinato una situazione di elevata
criticità relativa alla disponibilità di risorse idriche, che si è
andata aggravando nei mesi successivi, tanto da indurre diverse
Regioni a dichiarare lo stato di emergenza.
La
carenza idrica determinatesi ha generato una condizione forte
problematicità:
-
sulle colture erbacee cerealicole e industriali, causando gravi
danni anche al settore zootecnico, a seguito della forte riduzione
delle produzioni foraggere (pascoli compresi);
-
sulle colture arboree, in particolare su olivo e vite.
Per
quanto riguarda l’andamento delle colture irrigue, oltre
all’incremento dei consumi irrigui si sono registrate conseguenze
negative sia sulle rese che sulla qualità delle produzioni, in
particolare sulle colture orticole.
In
definitiva, quindi, oltre ai danni alle colture non irrigue, la vera
criticità è però rappresentata, anche, da una preoccupante
riduzione delle disponibilità di risorse idriche da destinare
all’irrigazione. Infatti, si sono fortemente ridotte le portate
delle sorgenti e dei fiumi, con abbassamenti, in alcuni casi di
portata eccezionale, dei livelli dei laghi.
Per
quanto concerne la “Pianificazione e programmazione degli
interventi”, la quasi totalità delle Regioni e Province autonome
ha evidenziato di aver fatto ricorso alle misure del PSR 2014-2020,
attivandosi, anche, per addivenire alla richiesta di dichiarazione
dello stato di emergenza. Altro strumento di intervento sono stati i
diversi Piani o Programmi, finalizzati alle infrastrutture connesse
alla gestione delle acque, vigenti nelle diverse Regioni e Province
autonome.
Per
le Regioni e Province autonome è necessario, al fine di conseguire
l’atteso risultato, porre in essere una politica coordinata a
livello comunitario, affinché:
-
in sede di predisposizione del Bilancio dell’Unione, sia garantita
una quota adeguata di risorse da destinare al contrasto al
cambiamento climatico,
-
nell’ambito della nuova PAC (politica agricole comune) si
sostengano gli agricoltori che investono in “buone pratiche”
agroambientali,
– si
arrivi corretto utilizzo di risorse non rinnovabili come acqua e
suolo – delle aziende agricole;
-
si promuova l’agricoltura di precisione;
-
si salvaguardino le risorse finanziarie destinate all’agricoltura,
anche con riferimento al mantenimento delle Organizzazioni comuni di
mercato (OCM)
-
si enfatizzi il ruolo degli interventi infrastrutturali –
adeguatamente valutati sotto il profilo dell’impatto ambientale –
per migliorare la capacità di invaso e di ricarica della falda, per
evitare gli sprechi e la dispersione della risorsa e per favorire la
diffusione di adeguate modalità di distribuzione a livello
territoriale;
-
si valuti la opportunità, a livello nazionale e regionale, di
realizzare opere strutturali a medio termine.
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