Da Il Fatto Quotidiano.
Quanto
mi costi!
Di
frequente le amministrazioni locali usano come dissuasori di velocità
le famose colonnine arancioni, spesso prive di telecamere perché
acquisto, manutenzione e taratura sono costose. Tuttavia il Ministero
dei Trasporti ha chiarito che questa pratica non rientra nella
normativa del Codice della Strada. Anzi, configura un danno erariale
di
Alberto
Sarasini |
Più
informazioni su: Amministrazioni
Locali, Codice
della Strada, Ministero
dei Trasporti, Velocità
Piccolo
test: conoscete i dissuasori
di velocità? No? Invece sì e senz’altro, perché ne avrete
incontrati centinaia di volte lungo le strade dei vostri abituali
spostamenti
in automobile. Esistono in effetti da tempo, ma sempre più di
frequente le amministrazioni
locali li
utilizzano in modo improprio.
Primo,
la tecnica:
si tratta dei dispositivi
elettronici che
rilevano la velocità dei veicoli in transito, normalmente
posizionati lungo
strade dove
l’andatura eccessiva può causare più facilmente situazioni di
pericolo: il loro scopo è indurre i conducenti a rallentare
la propria andatura. L’elemento più visibile è il display
digitale che
indica la velocità
rilevata, spesso combinato ad un messaggio che riporta – in caso di
eccesso – la corrispondente sanzione
in cui si può incorrere. Punto di forza di questo apparecchio è la
rilevazione istantanea
della velocità al passaggio del veicolo.
Il
dissuasore elettronico
è dunque un sistema ideato su base educativa
e non punitiva, con la sua applicazione più virtuosa costituita
dall’impianto di monitoraggio
che, al superamento del limite di velocità, combina l’accensione
del semaforo
rosso
posizionato qualche centinaio di metri più avanti, obbligando
l’automobilista indisciplinato ad una fastidiosa sosta.
Ma
c’è anche un “però”. Perché il marchingegno più utilizzato
dalle amministrazioni come dissuasore rimane in realtà lo “speed
check”, la
colonnina
cilindrica di colore arancione
posta a bordo strada, spesso nei centri abitati o su vie di
collegamento ad alta percorrenza: in gran parte, queste colonnine
sono vuote
e lavorano sfruttando soltanto l’effetto
deterrente,
poiché acquisto,
manutenzione
e taratura
periodica delle telecamere
di rilevazione della velocità approvate dalla legge (che andrebbero
montate al loro interno) sono molto costose
e dunque spesso evitate.
Ma
qui… casca il famoso asino. Perché, come spiega il sito
specializzato laleggepertutti.it,
il parere 24
luglio 2012 n. 4295
del Ministero Infrastrutture e Trasporti in risposta alle prefetture
spiega chiaramente che gli “speed
check”, se
impiegati senza contenere
l’apparecchio elettronico di rilevamento vero e proprio, non
sono in realtà approvati
da alcuna normativa
in corso, poiché non richiamabili ad alcuna categoria di segnaletica
stradale prevista dal Codice
della Strada.
Insomma: l’uso della più economica colonnina
“vuota”,
esclusivamente in vece di deterrente
psicologico non è
legale e può
essere indagato per danno
erariale, poiché
si tratta di acquisto
con soldi pubblici di dispositivo non
regolare.
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