martedì 27 gennaio 2015

Variante di Valico Ripoli, gip: “Riaprire l’inchiesta: lacune nella progettazione”. Il giudice per le indagini preliminari ha ordinato nuove indagini dopo che il sostituto procuratore Morena Plazzi aveva chiesto l'archiviazione.



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Si riapre l’inchiesta sulla frana del paese di Ripoli risvegliata dagli scavi per una galleria della Variante di valico. Il giudice per le indagini preliminari di Bologna Andrea Scarpa ha infatti ordinato nuove indagini dopo che nel luglio 2013 il sostituto procuratore Morena Plazzi aveva chiesto l’archiviazione. Secondo l’ordinanza del gip si dovrà verificare se durante la progettazione della galleria Val di Sambro sia stata studiata bene la conformazione del territorio che si andava a scavare (si tratta di due canne di 3,8 chilometri ultimate recentemente). Il gip chiede alla pm di indagare per capire se ci sia “responsabilità colposa” da parte dei “singoli responsabili del progetto”. Un progetto le cui “lacune” hanno comportato conseguenze negative sulla montagna. Peraltro, in almeno due occasioni, nel 1998 e nel 2005, la “prevedibilità” di movimenti franosi con quel tracciato, ricorda il giudice, era stata segnalata rispettivamente della Commissione di studio sui profili di interesse ambientale e della Comunità montana cinque valli Bolognesi durante le conferenze dei servizi per il lotti 6-7 nel 2005. Ma nonostante questo si è andati avanti.
C’è poi un’altra domanda cui si chiede risposta nell’ordinanza del gip Andrea Scarpa: quando si fermerà la frana? Da anni Autostrade per l’Italia, concessionaria della Variante di valico (che affiancherà la vecchia Autostrada del sole tra Bologna e Firenze), sostiene che i movimenti di Ripoli, passati da alcuni millimetri a diversi centimetri all’anno dopo l’inizio dei lavori, si sarebbero arrestati con la fine degli scavi della galleria. Recentemente la convinzione è stata ribadita anche dal ministro Maurizio Lupi in parlamento. Ma in realtà nonostante il presidente del Consiglio Matteo Renzi abbia celebrato con la sua presenza la fine degli scavi lo scorso novembre, la frana si muove ancora. Tanto per citare un caso, da luglio 2014 a oggi il pilone di un viadotto della vecchia e trafficata autostrada del Sole che passa a monte di Ripoli si è mosso di due centimetri, e va avanti così da quando nel 2011 si è iniziato a misurare i movimenti verso valle.
Che il giudice per le indagini preliminari volesse vederci più chiaro su questa vicenda si era già intuito a ottobre 2014, quando aveva momentaneamente congelato la richiesta di archiviazione della pm fissando un’udienza per sentire tutte le parti. Nell’inchiesta della pm Plazzi, che indaga per il reato di disastro colposo, non ci sono stati finora indagati, ma solo tecnicamente parti offese. Tra loro anche Autostrade per l’Italia (assistita dall’avvocato Guido Magnisi) le imprese esecutrici, tra cui la coop rossa Cmb(assistita dall’avvocato Paolo Trombetti) e la ditta Toto assistita dall’avvocato Gabriele Bordoni), ma anche la Regione Emilia Romagna a guida Pd (grande sponsor politico della Variante di valico) e il comune di San Benedetto Val di Sambro. E ovviamente parti offese sono anche diversi cittadini (molti di loro assistiti dall’avvocato Gianluigi Lebro), che si sono visti le case danneggiate, riuniti in un comitato guidato dal geometra Dino Ricci, un abitante del borgo montano che prima di andare in pensione di mestiere costruiva proprio autostrade. Proprio da un loro esposto ai carabinieri della compagnia di Vergato era partita l’indagine della procura di Bologna. Dall’inizio dei lavori a oggi in totale circa 40 persone che vivevano stabilmente nelle loro case di Ripoli sono fuori dalla propria abitazione: si tratta del 10% della popolazione.

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