Stefano Mazzetti (nella foto), sindaco di Sasso Marconi parla di
LAVORO per dare un quadro della situazione del comune da lui amministrato. La struttura
produttiva soffre come quella del resto di tutta la nazione, ma qualche
spiraglio di possibile assestamento al meglio si intravvede. Le speranze sono
affidate alla ripresa della Kemet, una delle ultime presenze industriali nell’Appennino
bolognese.
Gli abbiamo chiesto:
Quante sono le aziende in difficoltà e quanti coloro
che rischiano il posto di lavoro a Sasso Marconi?
“ Un quinto degli addetti su un totale di 4800 usufruisce
di ammortizzatori sociali. Il dato comunque è poco affidabile poiché c’è una
continua oscillazione della realtà occupazionale. Il dato vero è che, pur
essendo molte le aziende che soffrono il momento di congiuntura generale
negativa, poche rischiano la
chiusura. Non è formalmente chiusa
neppure la Cat di Borgonuovo che rappresenta l’esempio di azienda storica in
difficoltà . Poi c’è la realtà delle aziende con meno di 15 dipendenti che
sfuggono alle statistiche e ai monitoraggi”.
Dal suo punto di osservazione privilegiato come immagina il futuro della Kemet, una delle
poche grandi realtà industriali nella valle del Reno?
“L’accordo sottoscritto fra azienda e sindacato si
articolava su tre temi: la riutilizzazione a scopo industriale dello stabilimento di
Monghidoro, l’attuazione del piano industriale sottoscritto e la realizzazione
del nuovo stabilimento di Pontecchio Marconi. Il primo punto, che pareva il più
complicato e una scommessa difficile, registra la concreta offerta di un
imprenditore del nord Italia, che opera nel settore collaterale a quello della
Kemet. La riutilizzazione ormai è una realtà e prevede l’assunzione di un
numero importante di operatori. C’è da verificare la concretezza dell’offerta e
la solidità della proposta. Il sindacato
è impegnato a questo fine”.
Sì, però il piano industriale e il nuovo
stabilimento segnano il passo e il futuro, si sa, non sempre si concretizza con
gli impegni annunciati. In molti sono scettici.
“La costruzione dello stabilimento procede e non ho
segnali né richieste di dilazione della fine dei lavori. Sul piano industriale
è in atto una discussione e un confronto
sindacale. Sono abbastanza fiducioso”.
Kemet è stata beneficiaria di una concessione piuttosto
vantaggiosa di trasformazione edilizia dell’area dove ora è insediato lo stabilimento
di Sasso Marconi. Il tutto era condizionato dal trasferimento nel nuovo stabile
di Borgonuovo della produzione
Kemet, nei termini e con la pianta organica stabilita
nell’accordo. Se ciò non avverrà cosa succede della concessione?
“Se gli accordi non saranno rispettati da Kemet il Comune ritirerà le concessioni. La validità
di queste ultime è condizionato dall’accordo sindacale”.
Allora a Sasso la crisi è meno profonda?
“Nel 2009 già dissi che avremmo avuto un mandato
caratterizzato dal problema della crisi. Non a caso abbiamo istituito già nei
primi mesi del 2010 il fondo di solidarietà a favore dei lavoratori che è
servito a dare un aiuto concreto a parecchi di loro. La soluzione della crisi non
pare comunque vicina. Qualche segnale positivo lo si intravvede. Rimane il peso
della mancanza di liquidità che blocca
il sistema a effetto domino”.
Le opposizioni La criticano per la scarsa informazione sulle dinamiche che
coinvolgono il mondo del lavoro e che la vedono impegnato di prima persona.
“Ho sempre dato tutte le informazioni nelle sedi
opportune. Per ciò che riguarda l’incontro di venerdì scorso in Regione, non ho
informato il consiglio comunale di Sasso Marconi perché il confronto verteva sullo
stabilimento di Monghidoro e ho ritenuto opportuno informare solamente dei
contenuti della riunione successivamente”.
Cosa pensa di fare ?
“Il momento è delicato. La crisi morde ancora.
Quindi è opportuno cercare soluzione possibilimende condivise da tutte le forze
politiche e abbandonare i toni di propaganda che possono dare anche un momento
di notorietà, ma non sono utili ai lavoratori”.
4 commenti:
Nemmeno le comparsate davanti alla fabbrica da parte del sindaco sono di aiuto ai lavoratori...
Kemet
2008 = 960 posti di lavoro
2012 = 730 posti di lavoro
In 4 anni persi 230 posti
A luglio 2012 accordo per 220 esuberi da gestire entro giugno 2014
Alla faccia dell'impegno di sviluppo di Kemet on Italia a Sasso Marconi.
Cari anonimi la Politica, nella fattispecie il Sindaco,non può tenere aperte le fabbriche se i padroni non vogliono, non può nemmeno chiuderle se gli viene prospettato un piano industriale poco convincente, visto che dietro ci sono famiglie che non saprebbero che fare. Il dovere del Sindaco in questi casi è stare dalla parte dei più deboli socialmente, per essere concreti l'aiuto alle imprese possono essere dati con una viabilità migliore oppure con delocalizzazione sempre all'interno del comune per migliorare la sostenibilità, vedi lavoro a turni e conseguente inquinamento acustico notturno ecc.
Per i lavoratori l'Amministrazione può aiutare le famiglie che a causa della cassa integrazione rischiano di non sostenere più la propria famiglia oppure premere con le altre amministrazioni per fare avere gli ammortizzatori sociali per evitare licenziamenti.
Oggi purtroppo la sostenibilità delle imprese passa attraverso percorsi tormentati ma il risultato ad oggi è che kemet è ancora sul territorio e che le amministrazioni tutte hanno fatto con professionalità la propria parte al tavolo Regionale.
Coriambi Devis
Rispondo all'amico Devis dicendo:
- Il Sindaco e gli amministratori litigano per farsi eleggere e in campagna elettorale fanno promesse che poi devono mantenere, il loro ruolo è quello di dare soluzioni e portare idee per uscire dalla crisi altrimenti non sevono a nulla. I nostri amministratori si atteggiano e si fanno eleggere come persone di alto livello intellettuale..lo devono dimostrare!....
- Basta con la storia dei padroni! non siamo dei cani e non vogliamo sentirci dei cani (anche se spesso sono meglio degli uomini), come sindacato cercate di capire che non siamo nel ventennio fascista, ma se la tua esigenza è quella di avere un padrone rispetto la tua idea ma non la condivido, mi mette tristezza.
- La Kemet è arrivata in Italia comprando un'Azienda come l'Arcotronics, sicuramente con dei problemi ma a quel tempo un gioiello del settore...ma aimè l'Arcotronics con la Kemet da cigno è diventato brutto anatroccolo sebbene Stato e Regione abbiano sborsato tanti quattrini per aiutarla...si saranno salvati dei lavoratori dentro la Kemet ma se questi soldi si usavano per aiutare le tante piccole imprese di grande qualità e professionalità che ci sono in Emilia Romagna sicuramente si salvavano realtà guidate da veri Imprenditori che potevano creare posti di lavoro e far crescere la nostra economia.
-I soldi utilizzati per la Kemet sono nostri soldi che abbiamo prestato di fronte a delle promesse non mantenute...rivogliamo indietro i nostri soldi...la Kemet ha un debito con l'Italia.
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