A Sasso Marconi, nel piccolissimo borgo di Ca’ Sabbioni, poche case strette fra il Rio Verde e la provinciale per Mongardino, il Natale è una ricorrenza attesa e vissuta con slancio. Ogni aspetto è curato con dedizione: quello religioso, quello culturale, quello della tradizione e, naturalmente, quello conviviale, attuato nel solco della più rigorosa cucina appenninica.
“Parla come mangi”, recita un
antico adagio popolare. E a Ca’ Sabbioni si parla in dialetto bolognese: per
questo, a Natale, ci si siede a tavola davanti a un fumante piatto di
tortellini annegati in un brodo grasso e saporito di cappone, protagonista
indiscusso del pranzo dopo la Messa di mezzanotte.
Artefici di
questa atmosfera che resiste al tempo sono tre abitanti del borgo: Anna
Cinti (a sinistra nella foto), Rita Bertusi (a destra nella foto) e Gabriella Venturi. Tutte animate dal
desiderio di preservare il calore, il sapore e l’intimità del Natale di quando
erano bambine, quando la preparazione del presepe esaltava e santificava il
raccoglimento familiare attorno al focolare acceso.
| La tavernetta dove la piccola comunità si riunisce per festeggiare le ricorrenze natalizie |
Quest’anno le tre signore hanno deciso — come si suol dire — “di fare sessantuno”: hanno trasformato l’intera area cortiliva in una piccola esposizione a cielo aperto di presepi collocati negli angoli più insoliti. Colpiscono non solo il numero delle statuine, ma anche la cura nel ridare vita a materiali che il bosco ha abbandonato: radici levigate dalla pioggia, porzioni di tronchi, cortecce. Tutto diventa capanna, ricovero, montagna. E ogni scena trova la sua collocazione: come il piccolo lembo di terra dell’orto, accanto al quale un ortolano in miniatura riposa seduto, appoggiato alla vanga.
Suggestive anche le due rappresentazioni della Natività ricavate dalle basi di due grandi piante secche, collocate una a destra e una a sinistra della provinciale, quasi a voler ricordare agli automobilisti e ai tanti camminatori diretti verso Mongardino che il Natale è vicino.
“L’è
anch’ merit ed Silvano (è anche merito di Silvano)”, racconta la signora
Anna. E aggiunge, nel suo dialetto sassese: “Ai lavurèin da un meis (ci
lavoriamo da un mese)”.
Da precisare che il dialetto sassese differisce dal bolognese, recitato quest'ultimo in “stiapè”,
allunga e rimarca alcune consonanti, mentre il sassese è più
lineare, trattando ogni lettera allo stesso modo. “Silvano, prosegue Anna, è il
responsabile delle 'sortite' nel bosco alla ricerca degli elementi naturali
necessari: tronchi, rami, radici, muschio e dal risultato — sorride — si vede che il
compito non gli dispiace affatto”.
Alla domanda
su come sia nata questa iniziativa, Anna risponde che tutto è partito da Gabriella:
“Tempo fa preparò un piccolo presepe con statue in movimento, e questo ci ha
spinte a collaborare. L’unione fa la forza: ci siamo messe tutte e tre e
abbiamo moltiplicato i presepi, aggiungendo ogni anno nuove statuette e nuove
ambientazioni”.
Gabriella,
prosegue Anna, è originaria di Lagune e conserva un ricordo vivissimo del
Natale nella sua casa di Ca’ Bianca, quando, insieme alla zia, preparava il
presepe con grande cura. “Non ha mai dimenticato quei giorni — dice Anna — e
non vuole dimenticarli”.
Un tempo la neve a Natale e Capodanno era una certezza e amplificava la magia delle feste. Oggi non è più così, ma le tre 'cultrici del presepe' non disperano: “Chissà — dicono sorridendo — magari quest’anno nevica. Sarebbe davvero il top”.
(Foto Andrea Alessandrini)
1 commento:
Tre donne pettacolari, brave, congratulazioni e Buone Feste.
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