mercoledì 3 dicembre 2025

A Ca’ Sabbioni il Natale rivive tra dialetto, tradizione e presepi “di cortile”




 A Sasso Marconi, nel piccolissimo borgo di Ca’ Sabbioni, poche case strette fra il Rio Verde e la provinciale per Mongardino, il Natale è una ricorrenza attesa e vissuta con slancio. Ogni aspetto è curato con dedizione: quello religioso, quello culturale, quello della tradizione e, naturalmente, quello conviviale, attuato nel solco della più rigorosa cucina appenninica.

Parla  come mangi”, recita un antico adagio popolare. E a Ca’ Sabbioni si parla in dialetto bolognese: per questo, a Natale, ci si siede a tavola davanti a un fumante piatto di tortellini annegati in un brodo grasso e saporito di cappone, protagonista indiscusso del pranzo dopo la Messa di mezzanotte.

Artefici di questa atmosfera che resiste al tempo sono tre abitanti del borgo: Anna Cinti (a sinistra nella foto), Rita Bertusi (a destra nella foto)  e Gabriella Venturi. Tutte animate dal desiderio di preservare il calore, il sapore e l’intimità del Natale di quando erano bambine, quando la preparazione del presepe esaltava e santificava il raccoglimento familiare attorno al focolare acceso.

La tavernetta dove la piccola comunità si riunisce per festeggiare le ricorrenze natalizie

Quest’anno le tre signore hanno deciso — come si suol dire — “di fare sessantuno”: hanno trasformato l’intera area cortiliva in una piccola esposizione a cielo aperto di presepi collocati negli angoli più insoliti. Colpiscono non solo il numero delle statuine, ma anche la cura nel ridare vita a materiali che il bosco ha abbandonato: radici levigate dalla pioggia, porzioni di tronchi, cortecce. Tutto diventa capanna, ricovero, montagna. E ogni scena trova la sua collocazione: come il piccolo lembo di terra dell’orto, accanto al quale un ortolano in miniatura riposa seduto, appoggiato alla vanga.

Suggestive anche le due rappresentazioni della Natività ricavate dalle basi di due grandi piante secche, collocate una a destra e una a sinistra della provinciale, quasi a voler ricordare agli automobilisti e ai tanti camminatori diretti verso Mongardino che il Natale è vicino.

L’è anch’ merit ed Silvano (è anche merito di Silvano)”, racconta la signora Anna. E aggiunge, nel suo dialetto sassese: “Ai lavurèin da un meis (ci lavoriamo da un mese)”.
Da precisare che il dialetto sassese differisce dal bolognese, recitato quest'ultimo in “stiapè”, allunga  e rimarca  alcune consonanti, mentre il sassese è più lineare, trattando ogni lettera allo stesso modo. “Silvano, prosegue Anna, è il responsabile delle 'sortite' nel bosco alla ricerca degli elementi naturali necessari: tronchi, rami, radici, muschio e  dal risultato — sorride — si vede che il compito non gli dispiace affatto”.

Alla domanda su come sia nata questa iniziativa, Anna risponde che tutto è partito da Gabriella: “Tempo fa preparò un piccolo presepe con statue in movimento, e questo ci ha spinte a collaborare. L’unione fa la forza: ci siamo messe tutte e tre e abbiamo moltiplicato i presepi, aggiungendo ogni anno nuove statuette e nuove ambientazioni”.

Gabriella, prosegue Anna, è originaria di Lagune e conserva un ricordo vivissimo del Natale nella sua casa di Ca’ Bianca, quando, insieme alla zia, preparava il presepe con grande cura. “Non ha mai dimenticato quei giorni — dice Anna — e non vuole dimenticarli”.


Un tempo la neve a Natale e Capodanno era una certezza e amplificava la magia delle feste. Oggi non è più così, ma le tre 'cultrici del presepe' non disperano: “Chissà — dicono sorridendo — magari quest’anno nevica. Sarebbe davvero il top”.


(Foto Andrea Alessandrini)

1 commento:

Monica Tony ha detto...

Tre donne pettacolari, brave, congratulazioni e Buone Feste.