sabato 5 luglio 2025

Emilia-Romagna, grano in crisi: crollano rese e redditività nonostante la qualità



di Barbara Bertuzzi 

Confagricoltura Emilia Romagna 


Tempi difficili per i cerealicoltori dell’Emilia-Romagna. A trebbiatura quasi completata, si conferma il crollo della produzione di grano, con rese medie tra i 50 e i 60 quintali per ettaro e un calo complessivo del 20% rispetto allo scorso anno. A peggiorare la situazione, prezzi di mercato stabili ma insufficienti a coprire costi di produzione in forte aumento.

«Il grano è sempre più una coltura a rischio: non dà reddito. Mentre la qualità, in particolare il peso specifico, resta ottima, il bilancio per gli agricoltori è in perdita», denuncia Marcello Bonvicini, presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna, citando i dati ufficiali. La PLV regionale (produzione lorda vendibile) continua a scendere: -8,9% per il grano tenero, -8,3% per il duro, secondo il Rapporto Agroalimentare Regione–Unioncamere 2024.

L’Emilia paga più della Romagna, e l’effetto si fa sentire anche sulle superfici coltivate: solo nell’ultimo anno, gli ettari investiti a grano tenero sono diminuiti dell’11,5%.

A pesare è una campagna partita male fin dall’autunno, tra semine in ritardo e campi saturi d’acqua. Il maltempo primaverile ha ulteriormente ostacolato le concimazioni, proprio mentre i costi dei fertilizzanti – in particolare dell’urea, fondamentale per lo sviluppo della spiga – salivano sensibilmente.

E all’orizzonte si profila un ulteriore ostacolo: «Dal 1° gennaio 2027, secondo la bozza del nuovo Piano nazionale per la qualità dell’aria, sarà vietato l’uso dell’urea nel Bacino Padano. Un colpo durissimo: sul mercato non esistono alternative valide», avverte Bonvicini.

Intanto, mentre mulini e industrie di trasformazione acquistano grano di qualità a prezzi vantaggiosi, cresce la disaffezione degli agricoltori per una coltura che rischia di scomparire dal panorama produttivo regionale.

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