martedì 15 ottobre 2019

Il Consorzio della mela Rosa Romana dell'Appennino è una realtà.

E' nato il Consorzio della Mela Rosa Romana dell'Appennino. Sala parto, la sede dell'Unione dei Comuni dell'Appennino Bolognese a Vergato. Levatrici, l'instancabile Antonio Carboni Contini, che ha assunto anche l'incarico di tesoriere e l'amico Marco Bondioli. Segretario il tecnico Cesare Colzi, agronomo, dottore forestale. A tenerlo a battesimo un bel numero di agricoltori che si sono impegnati a vigilare perchè il loro neonato organismo e la Mela Rosa Romana possano crescere forti e arricchire le belle pendici delle alte colline bolognesi e pistoiesi di coltivazioni di questo dolce e antico frutto, e valorizzare così quello che, già appurato da studi e ricerche universitarie, è un prodotto di grande qualità che trova nelle valli dell'Appennino tosco-emiliano un habitat ideale e tale da garantirne un qualità inarrivabile. Il consorzio non curerà poi solo la ripresa della Rosa Romana in Appennino, ma anche il recupero delle specie frutticole storiche e cerealicole andate trascurate con le migrazioni del dopoguerra. Il primo padrino è Dario Mingarelli che ha assunto la carica di Presidente per i prossimi due anni, poi la carica diventerà annuale.


Mingarelli nel suo discorso di insediamento ha definito questo progetto 'una sfida e un sogno'. “ La Rosa Romana ha così tante proprietà da poterne fare una eccellenza del nostro territorio,” ha detto. “E' un frutto antico sicuramente di 2.500 anni ( già Plinio nei suoi scritti parlava della 'mela rosa'). E' una bellissima eredità, così come questo nostro paesaggio frutto di un intervento umana durato millenni, che dobbiamo conservare”.

Presente anche l'assessore di Vergato, Patrizia Gamberi ( nella foto a sin.) e il consigliere Regionale Igor Taruffi, i quali si sono dichiarati disponibili a lavorare nei rispettivi enti per fornire la massima collaborazione.
Così come il vicesindaco del comune di Gaggio, Maurizio Malavolti che ha parlato di iniziativa molto importante per tornare a ragionare sull'agricoltura.

Cesare Calisti ( nella foto), componente del direttivo del Consorzio, ha voluto ricordare innanzitutto il compianto Pietro Vicinelli senza la cui tenacia, passione, lavoro, egli ha detto, non saremmo qui. Quindi ha indicato come fondamentale il progetto elaborato dall'Università di Bologna, sotto la guida del professore Silviero Sansavini, che indica come fondamentali per riuscire a realizzare il rilancio della Mela Rosa Romana, dieci punti capaci di coniugare alimentazione, salute, ricerca e segnalano come fondamentale il rendere metodico il censimento e la catalogazione degli esemplari già presenti.
I componenti del Consorzio si sono poi riproposti di programmare delle linee guida per organizzare feste, sagre e incontri che coinvolgano i produttori locali, progetti didattici e di recupero di alberi antichi anche nell'ottica di muovere un turismo lento e attento alle eccellenze territoriali oltre che a una sana alimentazione.

5 commenti:

inos68 ha detto...

Questa mela è dotata di notevoli micronutrienti, tali da renderla un vero e proprio eccellente "nutriceutico". Oltretutto a km super-zero.

Anonimo ha detto...

Sarà anche piena zeppa di fantastiche proprietà ma è assolutamente acidula, repellente alla parte posteriore del palato, per la maggior parte lappa, lega nel tratto sottolingua devi coglierla quando è verde (come quelle in foto) perché se no ti si sfalda in mano, ma se si spreme aggiungendo dolcificante forse si riesce a bere, se è stata dimenticata ci sarà pure un motivo, era apprezzata in tempo di guerra ma perché non c'era altro. Se riuscirete a trasformare questa mela nella ripresa dell'appennino, mi toglierò tanto di cappello ma considerata la fauna espressa in questo articolo...auguri.

Tiziana ha detto...

Partendo dalla considerazione che i gusti non si discutono, a me pare invece che la rosa romana, con la sua polpa bianca e consistente, succosa poco zuccherina, lievemente acidula (è vero), ma proprio per questo particolarmente gradevole, è apprezzabile sia consumata cruda, a morsi,soda e croccante, sia cotta al forno (la mia preferita fra le mele per questa cottura perchè si disfa leggermente lasciando colare un sughetto squisito), sia per la preparazione di marmellate, savor, mostarde ….
L'ho scoperta grazie a mia madre che la ricordava perchè, da bambina, sua nonna ne preparava ruole intere che metteva nel forno dopo la cottura del pane e lei ricordava l'aroma inconfondibile che si spargeva per la casa. Purtroppo fino a qualche anno fa era difficile da reperire. Ora grazie a questi agricoltori la sua diffusione sarà più estesa e sarà più facile trovarla.
Aggiungo che, presa ad ottobre, si conserva benissimo fino a marzo.

Anonimo ha detto...

Mah.

Anonimo ha detto...

Ricordo benissimo questa modesta mela, quando ero bambino nella zona di Riola e dintorni se ne consumavano molte, ma concordo con l'anonimo del 16 ottobre 2019 17:22, tanti auguri ma sarà dura riportarla in auge, oggi sono consumate altre varietà molto più in linea con il gradimento dei consumatori.