sabato 28 giugno 2014

Il volontario è utile al volontariato o è il volontariato ad essere utile al volontario?



Riportiamo l’editoriale di Tiziano Generali pubblicato sul periodico della Pubblica Assistenza di Sasso Marconi poiché descrive una situazione di difficoltà del settore e lancia un grido d’allarme che crediamo debba essere raccolto.
Nel contenuto traspare l’autocritica e la volontà dei volontari di riappropriarsi di questo servizio che, a fronte di una dotazione soddisfacente, sta avendo dei grossi problemi soprattutto  nella organizzazione de turni di emergenza. Nell’articolo si evidenzia poi la volontà di ricercare un miglioramento interno che non può avvenire senza assolvere alla  necessità di coinvolgere altri cittadini nella prosecuzione di un presidio di vitale importanza per le comunità della bassa valle del Reno.
Ci viene poi in mente questo singolare paradosso: ora che i mezzi ci sono e sono sufficienti per garantire un buon supporto alle necessità della collettività, manca la solidarietà delle persone. Un tempo in cui i mezzi erano pochi se non nulli, la solidarietà era un sentimento diffuso e l’intervento attivo in caso di emergenza era generale. Non vogliamo cadere nelle retorica dicendo ‘era meglio quando andava peggio’ perché così non è. E’ meglio oggi. Una riflessione crediamo comunque debba essere fatta.


Oggi, alla fine del marzo 2014, la nostra associazione conta su 250 Soci. 250 motivazioni diverse di vivere il volontariato. Impossibile conoscerle tutte, impossibile persino metterle a fuoco.
Qualcuno è entrato per la divisa, qualcuno per l'ambulanza, qualcun altro perché pensava di poter essere utile assistendo e accompagnando persone in difficoltà.
Il numero è consistente, importante, sicuramente denota solidità e motivazione.
Il volontariato, però, è in crisi, inutile nasconderlo. La crisi è nazionale, globale, interessa tutti i settori, e ovviamente anche il "terzo", cioè il nostro, dove si collocano le organizzazioni che non rispondono alla logica del profitto.
In un momento come questo lo spirito propulsivo del volontario cambia connotati, si trasforma. Sono cambiati i nostri valori, abbiamo stravolto l'ordine delle priorità. Quello che si può notare, e credo sia fisiologico, è come di questi tempi risulti più faticoso tendere agli obiettivi e ai valori fondanti delle associazioni di volontariato. Come sia più difficile garantire continuità, metterci la giusta passione, investire tempo ed energie. I segnali distintivi di questa crisi sono abbastanza evidenti. Tra quelli che personalmente percepisco come più evidenti posso citare la debole determinazione dei più giovani ad impegnarsi seriamente nel volontariato. I problemi prioritari, come la mancanza di lavoro e la diffusa sfiducia verso le Istituzioni, possono essere indubbiamente tra le cause principali di questo vuoto. La nostra associazione, così come tutte le altre, si chiede da tempo come far fronte a questo problema, cercando di individuare possibili soluzioni.
Rispetto ad altre realtà noi siamo piuttosto fortunati, abbiamo risorse e i cittadini sono davvero vicini a noi, ci sostengono e ci considerano parte integrante del tessuto sociale in cui vivono. Non possiamo però affermare di essere immuni dalla crisi. La mancanza di giovani che permettano un normale ricambio di persone, si fa sentire. In pochi rimangono, in pochi credono che il volontariato possa essere un completamento della propria quotidianità.
Può darsi che si domandino: "ma chi me lo fa fare?". Inutile nasconderlo, fare il volontario significa impegnare tempo ed energie per "imparare un mestiere", peraltro non retribuito. Significa organizzarsi, rinunciare alle proprie attività, significa non andare al cinema una sera, non andare a ballare una notte, non andare al mare un week-end, magari passare la mezzanotte del 31 dicembre a soccorrere qualcuno (chi vi scrive lo sa bene), oppure semplicemente significa non poter giocare la partita di calcetto. Ma significa solo questo? In realtà... significa essere animati dalla passione per sostenere la comunità. Significa anteporre il benessere collettivo al proprio. Significa promuovere il bene delle persone ed il bene comune. Significa comprendere come un semplice "grazie" possa avere più valore di un turno straordinario in ufficio. Significa arricchirsi con le parole scambiate durante il trasporto di un anziano ad una visita. Significa sentirsi parte di un qualcosa di cui i nostri cittadini vanno fieri.
Citando un noto ex direttore della Caritas Italiana, possiamo così riassumere i grandi valori del volontariato: gratuità, rispetto per la persona umana, solidarietà, altruismo, generosità, promozione del bene comune, capacità di fare.
Ma in concreto, cosa possiamo fare noi? Noi Consiglieri, noi Soci, noi Cittadini?
Dovremmo innanzitutto pensare al concetto di "comunità" come obiettivo da tutelare, valorizzare e sviluppare. Come possiamo consolidare certe scelte e far fronte agli scricchiolii avvertiti anche in persone largamente assorbite da anni all'interno della Associazione?
Certamente noi Consiglieri non siamo esenti da responsabilità. L'efficacia nel contrastare questa crisi di valori e di stimoli non si può scorporare dal nostro operato, dalle nostre indicazioni di rotta.
Il capitano (inteso come organo di governo) è indubbiamente l'ultimo ad abbandonare la nave, ma è il primo responsabile di tutto ciò che avviene durante la navigazione.
Forse siamo stanchi. Probabilmente siamo pochi e sentiamo il peso di una responsabilità a cui non possiamo e non vogliamo rinunciare. Di sicuro quello che non possiamo permetterci è lasciare che la nave si lasci trasportare dalle onde e dal vento. Dobbiamo assolutamente riprendere il timone in mano ed avere il coraggio di navigare verso i prossimi anni, che forse saranno peggiori, forse migliori, ma sicuramente diversi. Ed è proprio questo lo snodo cruciale: l'inevitabile necessità di assecondare il cambiamento. Bisogna sapersi riflettere nello specchio dei tempi e dei momenti, bisogna capire che non tutto può rimanere immutabile e ancorato ai "tempi d’oro". E' necessario trovare la fermezza per fare scelte in grado di accompagnare l’associazione verso il futuro.
Guai a commettere l'errore di aspettare la manna dal cielo con la speranza che possa ridare lustro a motivazioni e stimoli opacizzati dagli anni. Occorre rimboccarsi le maniche e ripartire proprio da noi stessi.
Dobbiamo volere ritrovare la motivazione e l’entusiasmo. Dobbiamo sforzarci di lasciare a casa le antipatie, le critiche e le malignità, dobbiamo tendere a quegli obiettivi comuni che sono a vantaggio dei nostri cittadini e che sostengono le finalità sociali indicate nella nostra carta costituente.
Fermiamoci a prendere fiato. Riflettiamo. Chiediamoci perché siamo affaticati e cosa possiamo fare per rimetterci in moto e viaggiare con un filo di gas.
Chiediamoci come abbiamo fatto finora a mantenere la nostra associazione esclusivamente con l’ausilio di volontari, ma soprattutto chiediamoci come possiamo continuare a farlo.
Perché se vogliamo lo facciamo. E sono certo che lo vogliamo.


"Abbiamo cercato e trovato qualcuno da aiutare"


Tiziano Generali
Vice Presidente Pubblica Assistenza Sasso Marconi


3 commenti:

Anonimo ha detto...

E i politici dove sono??? A parole tutti bravi poi quando si tratta di aiutare davvero il prossimo si fanno di nebbia!!!
Il signor Generali ha ragione, ma dubito che qualche cittadino risponderà al suo appello. Purtroppo.

antonio lavini ha detto...

Grazie Tiziano, il tuo editoriale é intriso di valori, di opportune considerazioni, sopratutto di forza da trasmettere a tutti coloro che hanno sensibilità ed amore per se stessi e per il prossimo.
Ogni passaggio dell'articolo meriterebbe una profonda riflessione, molto umilmente credo sia evidente un comune denominatore, l'esortazione ad essere utili verso chi ha bisogno di aiuto in tutte le situazioni della vita.
Mi unisco a te nel gridare "aiuto, aiutiamoci, aiutateci".
Chi ha potere muova le "montagne", chi ha più volontà dia l'esempio.
Delinquere nei confronti delle persone/cose/istituzioni, é un atto criminale, ma é altrettanto riprovevole far sempre finta di nulla e, chiusa la porta di casa, chi é dentro é dentro e chi é fuori si arrangi.
Grazie ancora a tutti coloro che, nei vari modi/tempi e fatti concreti, hanno creato questa magnifica associazione e che continuano a fare di tutto per mantenerla in vita.
Tutte le forme di democrazia e vita comunitaria vanno conquistate ogni giorno, lo vediamo e ci lamentiamo sempre di qualche cosa che non funziona, coraggio alimentiamo questa indispensabile PUBBLICA ASSISTENZA DI SASSO MARCONI E MARZABOTTO che sembra tremare e dare segni di cedimento.
Come già scrissi su questo blog, Vi aspettiamo siamo aperti anche la domenica.
antonio lavini

Anonimo ha detto...

speriamo che l'autocritica non sia scritta sull'acqua.

per il resto l'ingaggio va fatto coi nuovi mezzi di comunicazione.

tipo inserire banner pubblicitari (come quello di Fabbriani).

Creare delle occasioni di incontri programmando delle giornate di iniziative tipo "porte aperte alla Pubblica Assistenza" da ripetere piu' volte all'anno.

Poi farsi aiutare dalle istituzioni scolastiche affinchè si parli di piu' di associazionismo legato alla salvezza di vite umane unito al resto della missione della Pubblica Assistenza ipotizzando l'incontro delle scolaresche presso la sede dell'Associazione dimostrando le vostre peculiarità e donando loro dei dvd dimostrativi (spese che potrebbero essere in parte coperte dal Comune con il sistema del patrocinio oneroso).