Eseguite
dai Carabinieri di Bologna 12 misure cautelari (6 custodie
cautelari in carcere, 3 arresti domiciliari e 3 obblighi di dimora) e
15 perquisizioni tra le Province di Bologna e Reggio Emilia.
Al centro dell’inchiesta i traffici di cocaina tesi ad alimentare
le principali piazze di spaccio cittadine.
L’articolata
e complessa indagine, condotta dai militari del Nucleo Investigativo
del Reparto Operativo - coordinata dalla Procura della Repubblica di
Bologna diretta dal Procuratore Capo dott. Giuseppe AMATO -
viene avviata nella seconda metà del 2016 in seguito alle
dichiarazioni rese da un 35enne in merito alle condotte delittuose di
uno dei principali indagati, PAWAN Claudio Ranko classe
’76, all’interno
della Comunità Terapeutica “La Rupe” di Sasso Marconi
(BO), ove ambedue si trovavano per problematiche legate, tra l’altro,
all’uso di stupefacenti.
Di
fatto tali dichiarazioni non facevano altro che riportare alla
ribalta il PAWAN – soggetto noto - soprattutto in relazione
a trascorse vicende giudiziarie che lo avevano già visto coinvolto
in significative attività di narcotraffico, e segnatamente in
importazioni di rilevanti quantitativi di cocaina dal Sud America
(Colombia e Peru’) che attraverso la Spagna venivano veicolati
verso il mercato italiano. Era stata sempre la D.D.A. di Bologna a
mettere in luce l’operatività di quell’associazione nello
specifico settore e ad esaltare i diversificati modus operandi
utilizzati per trasferire il narcotico in Italia, tanto in forma
liquida all’interno di bottiglie di liquore quanto in pasta e/o in
polvere previo strategico sfruttamento di tubetti di pomate piuttosto
che più “classici” doppifondi di valige.
L’attuale
impegno investigativo veniva quindi avviato mediante la progressiva
“copertura tecnica” del succitato che, uscito nel gennaio 2016
dalla comunità, aveva riallacciato i pregressi rapporti rinnovando
un circuito relazionale assolutamente qualificato, con il quale aveva
ripreso a trafficare in stupefacenti, soprattutto cocaina e, in
misura minore, marijuana. Fondamentale, in tale quadro, si è
rivelata la ripresa di serrate interlocuzioni con diversi
narcotrafficanti albanesi, tra i quali SHULI Eduart, nato
nel ’74, detto “Porsche” e N.L. del
’77, suoi primi punti di riferimento in termini di
approvvigionamento.
Lo
stesso PAWAN mostrava quindi di avere piena gestione e
disponibilità d’una struttura in grado di supportarlo nelle
successive attività di redistribuzione, fondata tanto sul contributo
prestato da alcuni familiari - tra i quali soprattutto la madre
BARATTI Marisa del ’52
e la compagna COMPARONE Silvia del
’92, anch’esse destinatarie di misura cautelare - quanto
da una articolata filiera di soggetti attraverso i quali le varie
partite venivano progressivamente ulteriormente frazionate e
successivamente destinate ad altrettante nutrite schiere di
spacciatori al dettaglio.
Le
donne fornivano il loro contributo soprattutto in termini di
custodia dello stupefacente (era la madre a mettere a disposizione,
in molte occasioni, i locali più idonei per il temporaneo
occultamento della sostanza), piuttosto che operando quali esecutrici
delle disposizioni del succitato, tanto per il trasferimento di
partite di droga quanto in relazione ad esigenze legate alla
riscossione dei crediti.
Allo
stesso modo questi disponeva d’una serie di “cavalli”
incaricati di prendere in carico parte dei quantitativi e veicolarli
alle filiere loro dipendenti: in tale quadro rilevano ad esempio le
figure di CIANCIARUSO Pasquale,
inteso “Papi”,
COTTI Cristian,
inteso “Frigo”,
LANDI Gianluca ,
inteso “Kuscino” (uno
degli storici fondatori del gruppo ultras tra i più conosciuti a
Bologna ed in tutta Italia, deputato a rifornire in particolare anche
diversi esponenti della “curva” bolognese), piuttosto che
LUCCHINELLI Cristiano cl.’80,
figlio del noto campione sportivo, deceduto nel gennaio 2017 in
seguito a sinistro stradale.
Come
anticipato, la complessa piattaforma tecnica realizzata, e
progressivamente implementata, fondata su intercettazioni
telefoniche, ambientali e video, consentiva di circoscrivere in corso
d’opera anche le condotte di altro sodalizio operativo nel medesimo
illecito settore, ovvero quello capeggiato dal pregiudicato LEPORE
Stefano , inteso “Teto”, anch’egli supportato
in prima battuta da qualificata componente albanese, rappresentata da
M.C. E E.G.
Le
indagini - rese particolarmente difficoltose non soltanto
dall’utilizzo di diversi alias da parte degli indagati ma anche
dalla terminologia di volta in volta utilizzata per sottintendere il
reale oggetto delle conversazioni e/o per dissimularne i reali
contenuti - venivano tuttavia confortate da una significativa
attività di riscontro. Diverse le operazioni portate a termine dagli
investigatori in corso d’opera, che hanno di fatto acclarato le
illecite condotte degli indagati, costituendo il vero valore aggiunto
dell’indagine, che ha pertanto potuto beneficiare di un quadro
indiziario quantomai concreto e cristallino. Tra queste si segnalano:
-
l’arresto di TURCATO David
cl.’72, del 14.11.2016 a Brescia, per la detenzione di 180
grammi di hashish e 10 grammi di cocaina;
-
l’arresto, con ritardata esecuzione, di PAWAN Claudio
Ranko, BARATTI Marisa e COMPARONE Silvia, del
6.3.2017 a Funo di Argelato (BO), a seguito del rinvenimento e
sequestro di kg 1.100 di cocaina;
-
l’arresto di LANDI Gianluca cl.’64, a Bologna, per
la detenzione di 60 grammi di cocaina;
-
l’arresto di COTTI Cristian, a Budrio (BO), per la
detenzione di 15 grammi di cocaina;
-
il sequestro di 500 grammi di marijuana, eseguito a
Bologna il 9.5.2017, a carico del PAWAN;
-
l’arresto di BONURA Andrea cl.’70 a
Bologna il 10.05.2017, per la detenzione di 550 grammi di
marijuana e 65 grammi di cocaina;
-
l’arresto, con ritardata esecuzione, di PAWAN Claudio
Ranko e BARATTI Marisa del 12.5.2017, a seguito del
rinvenimento e sequestro di 750 grammi di cocaina.
Di
particolare rilevanza anche l’arresto di BARCA Natale
cl.’59, il 3.2.2017 ad Altedo (BO), che veniva trovato in
possesso, oltre ad alcune dosi di cocaina, di una pistola
semiautomatica Beretta 7,65, risultata oggetto di furto, oltre a
cospicuo munizionamento. La specifica attività consentiva infatti di
evitare un omicidio, come dallo stesso confermato, che sarebbe
scaturito a causa dei diversi debiti accumulati da uno dei suoi
acquirenti che, nonostante i ripetuti avvertimenti, mancava di
saldare quanto dovuto.
L’attività
ha quindi consentito di documentare il grande dinamismo degli
indagati, ed i vari livelli sui quali la struttura risultava
imperniata: dai contatti con i referenti stranieri deputati alle fasi
di approvvigionamento, ai primi referenti sul territorio, passando
per le varie figure intermedie a capo delle reti di spacciatori al
dettaglio.
Giova
peraltro precisare come anche le attività di spaccio al dettaglio
fossero trasversali, in grado di assecondare le richieste di
insospettabili professionisti, piuttosto che soddisfare - soprattutto
in termini di marijuana ed hashish - le richieste delle piazze “più
giovani”, con particolare riferimento al centro cittadino ed alla
zona universitaria.
Nel
corso dell’operazione i militari rinvenivano modiche quantità di
stupefacente (marijuana) nella disponibilità di C.P. cl.’81.
Tutti gli arrestati sono stati associati presso le case circondariali
di Bologna e Modena.
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