di Andrea Donati
Non era l'elmo di un legionario di
Adriano reduce dalle guerre germaniche, ne' quello di un pretoriano,
non era neppure 'romanesco', ma era genuinamente castiglionese,
costruito poche decine di anni fa da un appassionato cultore di
oggetti antichi . Non grondava quindi di sangue ne' del sudore da corpo a
corpo in battaglia, ma riecheggiava ancora delle grida dei bambini
impegnati in un attrezzato gioco ai saldati che, ormai stanchi,
hanno abbandonato il pesante copricapo nei boschi. E' questa la
verità sull'elmo romano ritrovato pochi giorni ne fa nei boschi che
circondano Baccaderio e 'spacciato' per storico .
"L’elmo romano? L’ho fatto
io, una trentina d’anni fa con la calotta in ferro battuta e
qualche lastra di ottone lavorata con pazienza», spiega Marco
Carpani, settantenne bolognese, ex insegnante di educazione
artistica, guida turistica di vecchio corso, maestro d’arte al
carnevale di Persiceto e soprattutto appassionato ed esperto cultore
di storia antica e moderna. A dimostrazione della fondatezza di
quanto sostiene mostra l'elmo gemello di quello ritrovato da lui
realizzato.
Il 30 novembre, quando i principali
quotidiani cittadini hanno dato notizia del ritrovamento a
Castiglione dei Pepoli di un elmo di epoca romana databile a primo o
secondo secolo dopo Cristo si è incuriosito, poi dalle immagini ha
riconosciuto l’opera delle sue mani (FOTO). Ci ha riso su, ci ha
pensato qualche giorno, e poi ha deciso di scrivere alla
Soprintendenza alle belle arti e al paesaggio di Bologna che con un
comunicato aveva divulgato la notizia, per chiarire come stanno le
cose.
«Nelle foto pubblicate ho
riconosciuto l’elmo da legionario che io eseguii nell’estate di
30-35 anni fa nella casa di mia moglie in località Serraglio di
Baragazza. Questo elmo divenuto in seguito oggetto dei giochi dei
tanti bambini e ragazzi che si sono alternati nel corso di 20 anni
nella casa, fu abbandonato nel bosco e di esso si sono perse le
tracce anche perché la casa non fu più abitata causa la frana di
15 anni fa», racconta divertito e anche in qualche modo lusingato
per essere riuscito a realizzare una copia talmente realistica da
trarre in inganno gli archeologi della Soprintendenza.
E spiega: «La calotta fu eseguita
utilizzando la parte superiore di un elmetto del quale è
riconoscibile la fessura per l’aerazione sulla sommità. Mentre le
paragnatidi, il paranuca, i paraorecchie e la fascia frontale sono
di ottone ricavato da una lastra moderna», dice aggiungendo
dettagli sulla formazione delle cerniere, degli esemplari originali
ai quali si è ispirato e alla tecnica usata.
Poi aggiunge: «Mi rendo conto che la
fattura decisamente artigianale dell’elmo, costruito servendomi di
un martello o poco più, e la correttezza filologica della forma
possano aver tratto facilmente in inganno. Ho poi letto di ipotesi
di musei, di studi di approfondimento storico e di itinerari
culturali. Il mio senso civico mi ha spinto ad inviare questa
comunicazione alle autorità competenti onde evitare vane illusioni
ed equivoci imbarazzanti», conclude il professor Carpani ben deciso
ad evitare ogni facile paragone con la beffa livornese delle false
teste di Modigliani.
Fonte: Il Resto del Carlino
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